Cave: ambiguità regionali e omertà locali

· Inserito in Da non perdere
Alberto Primi

CAMPIGLIA 29 gen­naio 2018 — Dopo l’ap­provazione del­la legge regionale n.35 del 25 mar­zo 2015 in mate­ria di cave, la Regione sta proce­den­do alla for­mazione del nuo­vo Piano Regionale Cave (PRC) che dovrà “pro­cedere all’in­di­vid­u­azione dei giaci­men­ti in cui pos­sono essere local­iz­zate le aree a des­ti­nazione estrat­ti­va; i com­pren­sori estrat­tivi e gli obi­et­tivi di pro­duzione sosteni­bile; i cri­teri al fine del­la local­iz­zazione da parte dei comu­ni delle aree a des­ti­nazione estrat­tive; la sti­ma dei fab­bisog­ni a scala regionale; gli obi­et­tivi di pro­duzione sosteni­bile; i cri­teri per l’e­ser­cizio del­l’at­tiv­ità estrat­ti­va; i cri­teri per il ripristi­no ambi­en­tale dei siti di cava”. Sec­on­do il crono­pro­gram­ma approva­to dal­la Giun­ta il nuo­vo PRC sarà adot­ta­to entro l’aprile del 2018 e approva­to defin­i­ti­va­mente e pub­bli­ca­to entro il dicem­bre del 2018.
Nel caso del campigliese questo vuol dire che la Regione deciderà a breve se le attuali cave di Monte Calvi, Monte Vale­rio e San Car­lo devono ampli­ar­si o meno, quan­to potran­no anco­ra scav­are e cosa e in quan­to tem­po.
Il Comi­ta­to per Campiglia dal­la let­tura dei doc­u­men­ti pre­dis­posti dal­la Regione è giun­to alla con­clu­sione che va denun­ci­a­ta l’am­bi­gu­i­tà sulle attiv­ità estrat­tive là dove si par­la di priv­i­le­gia­re il riu­so dei mate­ri­ali assim­i­l­abili agli iner­ti di cava.
Inoltre ritiene che i doc­u­men­ti pre­lim­i­nari del PRC non met­tano in evi­den­za:

  • che le attiv­ità estrat­tive del­la Val di Cor­nia risul­tano ormai una fonte di ric­chez­za e lavoro molto ridi­men­sion­ate e/o addirit­tura un osta­co­lo per lo svilup­po di altre fonti di lavoro meno impat­tan­ti sul pae­sag­gio,
  • che occorre entrare nel­l’ot­ti­ca di lim­itare, quan­ti­ta­ti­va­mente e qual­i­ta­ti­va­mente, l’es­trazione al cal­care richiesto dalle indus­trie non del set­tore edilizio, sen­za dimen­ti­care che esistono gli ingen­tis­si­mi accu­muli di cal­care di scar­to delle cave delle Apuane. (pag. 44 del Doc­u­men­to di avvio del pro­ced­i­men­to),
  • che occorre ridurre dras­ti­ca­mente l’es­trazione ai fini di com­mer­cial­iz­zazione dei mate­ri­ali per l’edilizia, met­ten­do in con­to la pre­sen­za nel­la zona dei mil­ioni di metri cubi di scorie rici­cla­bili.

Per quan­to riguar­da poi il proces­so di infor­mazione e di parte­ci­pazione, il Comi­ta­to per Campiglia:

  • giu­di­ca neg­a­ti­va­mente la polit­i­ca di infor­mazione e parte­ci­pazione del Garante del­la Regione, vista la scar­sis­si­ma dif­fu­sione e infor­mazione sug­li incon­tri pre­dis­posti nel novem­bre del 2017 e sul­la sca­den­za del 19 gen­naio 2018 per la pre­sen­tazione di con­tribu­ti da parte dei cit­ta­di­ni,
  • cen­sura il com­por­ta­men­to del­la ammin­is­trazione comu­nale di Campiglia Marit­ti­ma che si è ben guar­da­ta di infor­mare i cit­ta­di­ni su questo proces­so di for­mazione del PRC, fon­da­men­tale per il futuro del nos­tro ter­ri­to­rio dal quale si cava un ter­zo (mc. 400.000 su mc. 1.300.000 annui) del cal­care in pez­zame des­ti­na­to al set­tore costruzioni di tut­ta la Toscana (pag. 39 del doc­u­men­to di avvio del pro­ced­i­men­to); per­centuale che diven­ta ben più alta se si con­sid­era anche quan­to cava­to dal­la Cava di San Car­lo.

Il Comi­ta­to per Campiglia è giun­to a queste con­clu­sioni attra­ver­so un appro­fondi­men­to di quan­to elab­o­ra­to dal­la Regione e che illus­tri­amo più in det­taglio.
Ad oggi la Regione ha pre­dis­pos­to tre doc­u­men­ti approvati dal­la Giun­ta regionale tra l’agos­to e l’ot­to­bre del 2016: Infor­ma­ti­va pre­lim­inare, Avvio del pro­ced­i­men­to e Doc­u­men­to pre­lim­inare sul­la Val­u­tazione Ambi­en­tale strate­gi­ca il cui fine è rap­p­re­sen­ta­to dal­la neces­sità di garan­tire l’in­te­grazione degli aspet­ti ambi­en­tali nelle scelte che riguardano tut­ti i piani e pro­gram­mi del­l’at­tiv­ità di piani­fi­cazione e pro­gram­mazione e quin­di anche il Piano Regionale Cave.
Per rac­cogliere dati, esi­gen­ze e sug­ger­i­men­ti, oltre a inter­pel­lare qua­si quat­tro­cen­to enti tra Regioni con­fi­nan­ti, Comu­ni, Province, Set­tori region­ali, Soprint­en­den­ze, Enti parchi, Unione dei comu­ni, ecc., il Garante regionale per l’in­for­mazione e parte­ci­pazione ha orga­niz­za­to 3 incon­tri : l’8 novem­bre 2017 con i rap­p­re­sen­tan­ti delle cat­e­gorie eco­nomiche ovvero ai sogget­ti por­ta­tori di inter­es­si eco­nomi­ci, il 15 novem­bre con le Asso­ci­azioni ambi­en­tal­iste o comunque i sogget­ti por­ta­tori di inter­es­si ambi­en­tali e il 29 novem­bre con tut­ti i cit­ta­di­ni, sogget­ti inter­es­sati e rap­p­re­sen­tan­ti delle ammin­is­trazioni locali. Inoltre è sta­ta data la sca­den­za del 19 gen­naio 2018 per pre­sentare con­tribu­ti val­utabili ai fini del­la redazione del PRC.
Il Comi­ta­to per Campiglia ha let­to i tre doc­u­men­ti nel­l’ot­ti­ca di capire quali potran­no essere le ricadute sul ter­ri­to­rio del­la Val di Cor­nia sot­to due aspet­ti: la con­ve­nien­za sociale ed eco­nom­i­ca del­la per­sis­ten­za di cave di iner­ti, la volon­tà pub­bli­ca di poten­ziare l’u­ti­liz­zo degli scar­ti di lavo­razione delle acciaierie in quan­to rici­cla­bili.
In ques­ta otti­ca è da sot­to­lin­eare il fat­to che nei doc­u­men­ti citati si par­la del­l’at­tiv­ità estrat­ti­va come gen­er­a­trice di lavoro e benessere del­la comu­nità (doc­u­men­to di avvio del pro­ced­i­men­to pag. 14) ma mai si prende in con­sid­er­azione i casi in cui la pre­sen­za delle attiv­ità estrat­tive ha in gran parte per­so ques­ta fun­zione e pur tut­tavia con­tin­ua, fino a diventare osta­co­lo alla cresci­ta di altre attiv­ità gen­er­a­tri­ci di lavoro e benessere del­la comu­nità.
È il caso del tur­is­mo in Val di Cor­nia, in par­ti­co­lare quel­lo cul­tur­ale e in quan­to tale attivabile per un lun­go peri­o­do del­l’an­no, che è incom­pat­i­bile con il dram­mati­co impat­to pae­sag­gis­ti­co deter­mi­na­to dalle attiv­ità estrat­tive. Sot­to questo aspet­to il caso del Par­co Archeo-minerario di San Sil­ve­stro è emblem­ati­co vis­to che una strut­tura di impor­tan­za euro­pea non potrà mai svilup­par­si per col­pa del­la pre­sen­za del­la cava di Monte Calvi il cui peso in ter­mi­ni di occu­pazione è sem­pre meno sig­ni­fica­ti­vo con­sideran­do che negli ulti­mi quindi­ci anni si sono svilup­pati altri e più promet­ten­ti set­tori eco­nomi­ci.
Il caso del­la Val di Cor­nia è anche emblem­ati­co di una visione par­cel­liz­za­ta del ter­ri­to­rio da parte del­l’am­min­is­trazione regionale che parte dal con­cet­to, anco­ra non super­a­to, che le poten­zial­ità di un ter­ri­to­rio devono essere tutte svilup­pate, sen­za con­sid­er­are che pos­sono essere incom­pat­i­bili tra loro o che lo pos­sono diventare nel tem­po. Ad esem­pio in Val di Cor­nia l’at­tiv­ità mineraria ed estrat­ti­va ha sicu­ra­mente rap­p­re­sen­ta­to lo stru­men­to pri­or­i­tario di soprav­viven­za delle comu­nità locali così come l’at­tiv­ità siderur­gi­ca a Piom­bi­no. C’è oggi da chieder­si però se quei mod­el­li eco­nomi­ci sono anco­ra da priv­i­le­gia­re o da ridi­men­sion­are se non addirit­tura da fare scom­par­ire in cer­ti casi, alla luce di un prog­et­to di risorse eco­nomiche diver­so da quel­lo tradizionale che ha ret­to per tut­to il 900.
Un altro aspet­to, sul quale i doc­u­men­ti del PRC mostra­no di por­tar­si dietro un ritar­do nel­la let­tura del quadro eco­nom­i­co regionale, è quel­lo del­la indi­vid­u­azione dei mate­ri­ali ogget­to delle attiv­ità estrat­tive. Infat­ti anche la sche­da 1 del doc­u­men­to già cita­to con­tin­ua, con­forme­mente alla legge 35/2015 a dis­tinguere solo tra mate­ri­ali per l’in­dus­tria e costruzioni e mate­ri­ali per usi orna­men­tali.
In realtà per meglio val­utare l’es­trazione effet­ti­va­mente nec­es­saria andreb­bero dis­tin­ti i mate­ri­ali ind­i­riz­za­ti alle indus­trie da quelle des­ti­nate all’edilizia. Per esem­pio in Val di Cor­nia per quan­to riguar­da la cava di Monte Calvi, fino alla fine del 900 era ammes­sa solo l’es­trazione del cal­care des­ti­na­to alle acciaierie con il divi­eto di com­mer­cial­iz­zazione dei mate­ri­ali resid­u­ali che dove­vano essere las­ciati in sito. Oggi che l’at­tiv­ità edilizia ha avu­to tra il 2007 e il 2014 un crol­lo del 50% (doc­u­men­to di avvio del pro­ced­i­men­to pag. 37), sarebbe con­sigli­a­bile ritornare a cri­teri estrat­tivi del genere per uti­liz­zare delle cave del campigliese solo quel cal­care cristalli­no puro che, ci dicono, è richiesto dalle indus­trie chimiche, vetrarie, ecc. e che per altro in gran­dis­sime quan­tità è accu­mu­la­to nei ravaneti delle Alpi Apuane.
Queste osser­vazioni si rial­lac­ciano al sec­on­do tema che in Val di Cor­nia risul­ta sottaci­u­to nei doc­u­men­ti pre­lim­i­nari del PRC: quel­lo del­l’u­so dei mate­ri­ali rici­cla­bili e des­tin­abili all’edilizia. In tutte le pagine si ripete come un mantra che bisogna priv­i­le­gia­re il riu­so dei mate­ri­ali assim­i­l­abili. A pag. 43 del doc­u­men­to cita­to si dice espres­sa­mente che “Per mate­ri­ali riu­ti­liz­z­abili ed assim­i­l­abili si inten­dono quei residui e/o rifiu­ti derivan­ti da altre attiv­ità che sono suscettibili di riu­ti­liz­zo e/o recu­pero, nonché i mate­ri­ali rici­clati derivan­ti dal recu­pero di rifiu­ti iner­ti, che per la loro pos­si­bil­ità di impiego pos­sono essere assim­i­lati ed uti­liz­za­ti in sos­ti­tuzione di quel­li nat­u­rali.” Ne con­segue che anche i rifiu­ti derivan­ti all’at­tiv­ità met­al­lur­gi­ca (scorie di Piom­bi­no) o minerarie (ad esem­pio fanghi rossi di Scar­li­no) in quan­to rici­cla­bili sono da con­sid­er­ar­si tra mate­ri­ali assim­i­l­abili e riu­ti­liz­z­abili.
Per con­tro in tutte le altre pagine dei doc­u­men­ti ci si riferisce qua­si esclu­si­va­mente ai residui delle attiv­ità edilizie di demolizione e costruzione. Questo evi­den­te­mente nel caso del­la Val di Cor­nia e non solo, elim­i­na dal con­to dei mate­ri­ali a dis­po­sizione i mil­ioni di metri cubi esisten­ti a Piom­bi­no e riu­ti­liz­z­abili con l’impianto di RiMa­te­ria. Ques­ta “omis­sione” si riscon­tra anche del Doc­u­men­to pre­lim­inare del­la Val­u­tazione ambi­en­tale strate­gi­ca (VAS), infat­ti anche qui a pag. 34 tra i pun­ti indi­vid­uati nelle Strate­gie di Azione Ambi­en­tale per lo Svilup­po Sosteni­bile in Italia (CIPE 2–8‑2002 n.57) il tema rifiu­ti non viene pre­so nep­pure in con­sid­er­azione come influ­ente sul PRC in quan­to si par­la solo di ges­tione inte­gra­ta dei rifiu­ti rifer­en­dosi solo alla pro­mozione del­la rac­col­ta dif­feren­zi­a­ta e alla val­oriz­zazione ener­get­i­ca del­la frazione dei rifiu­ti non rici­cla­bile.
Se a questo pun­to poi si pren­dono per buone le val­u­tazioni dei doc­u­men­ti pre­dis­posti dal­la Regione sco­pri­amo a pag. 72 del Doc­u­men­to di avvio del Pro­ced­i­men­to che nel peri­o­do 2014–2024 è pre­vis­to un incre­men­to medio annuale nei set­tori del­l’in­dus­tria estrat­ti­va e del­la lavo­razione di min­er­ali non met­al­lif­eri dell’1,1%. Questo vuol dire che le pre­vi­sioni del PAERP di Livorno del 2014 in base al quale sono state dimen­sion­ate le Con­ces­sioni per le Cave di Monte Calvi, Monte Vale­rio e San Car­lo sono del tut­to cam­pate in aria per­ché i fab­bisog­ni sono sta­ti forte­mente sovras­ti­mati e non si è pre­so in con­sid­er­azione l’ap­por­to che i mate­ri­ali rici­clati sono real­mente in gra­do di dare.

*Alber­to Pri­mi è coor­di­na­tore del Comi­ta­to per Campiglia

(Foto di Pino Bertel­li)

Commenta il post