Con la siderurgia dopo la siderurgia

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Roberto Marini

PIOMBINO 16 novem­bre 2012 — C’è una emer­gen­za imme­di­a­ta: quale futuro per la siderur­gia in Val di Cor­nia? A ques­ta emer­gen­za si ten­ta di rispon­dere con un impeg­no uni­tario fra sin­da­ca­to ed isti­tuzioni, che non può non essere accolto pos­i­ti­va­mente. Si risponde, però, in ritar­do, non tan­to per respon­s­abil­ità sin­da­cale, quan­to per l’incapacità com­p­lessi­va di tut­ti i sogget­ti di gov­er­no, a par­tire da quel­lo nazionale, di pro­durre in questi anni, com­p­lessi­va­mente, una visione nuo­va di rilan­cio e svilup­po eco­nom­i­co, nel Paese e nel com­p­lesso ter­ri­to­rio del­la Val di Cor­nia.
E’ man­ca­ta e anco­ra oggi man­ca una visione e una pro­pos­ta uni­taria di coor­di­na­men­to e inte­grazione di tutte le poten­zial­ità eco­nomiche, pro­dut­tive e cul­tur­ali pre­sen­ti in questo ter­ri­to­rio.
Par­lare di boni­fiche indus­tri­ali, dei loro costi, dei prog­et­ti e delle poten­zial­ità che queste pos­sono rap­p­re­sentare, nel medio, ma anche breve ter­mine, non può essere capi­to­lo scindibile da qual­si­asi rispos­ta ven­ga data al futuro dell’acciaio nel­la Val di Cor­nia.
Su questo ter­reno le isti­tuzioni locali han­no accu­mu­la­to ritar­di e fal­li­men­ti che non pos­sono essere sottaciu­ti. Sicu­ra­mente ci sono respon­s­abil­ità nazion­ali, in par­ti­co­lare nel Min­is­tero dell’ambiente, ma non pos­si­amo dimen­ti­care l’enfasi con cui il Comune e l’Autorità por­tuale, nel 2007, accolsero e sot­to­scrissero l’accordo di pro­gram­ma che prevede­va di trasferire a Piom­bi­no due mil­ioni di metri cubi tra fanghi e rifiu­ti prove­ni­en­ti da Bag­no­li. Così come, nel 2008, con altret­tan­ta enfasi, accolsero e sot­to­scrissero l’Accordo di pro­gram­ma per le boni­fiche del SIN (sito per le boni­fiche d’interesse nazionale) che prevede­va inves­ti­men­ti faraoni­ci. La som­ma degli inves­ti­men­ti con i due accor­di sfio­ra­va il mil­iar­do di euro.
fabbrica da bonificareLa realtà è che nul­la di quan­to pre­vis­to negli accor­di è sta­to real­iz­za­to, nep­pure gli inter­ven­ti per la bonifi­ca delle aree del Comune, come Cit­tà futu­ra o la dis­car­i­ca di Pog­gio ai Ven­ti. Per questi inter­ven­ti i sol­di ci sono, ma il Comune non li spende. Sul por­to si stan­no attuan­do oggi, final­mente, inter­ven­ti pre­visti da decen­ni, ben pri­ma dell’accordo per i fanghi di Bag­no­li. Si trat­ta di fal­li­men­ti clam­orosi, di cui nes­suno sem­bra vol­er ren­dere con­to, che han­no fat­to perdere al ter­ri­to­rio anni preziosi.
Negli anni ’90 si com­in­ciò a met­tere le pre­messe per un recu­pero di intere aree indus­tri­ali non uti­liz­zate e grave­mente com­pro­messe, a sosteg­no di una idea nuo­va di svilup­po, in cui l’industria pesante, non fos­se un capi­to­lo da chi­ud­ere, ma anzi potesse aprire attra­ver­so un proces­so di mod­ern­iz­zazione, inte­grazione con nuove realtà pro­dut­tive, un nuo­vo cor­so per l’intero ter­ri­to­rio. Obi­et­tivi ambiziosi che richiede­vano con­cretez­za e capac­ità di gov­er­no locale, come pre­sup­pos­to per il dial­o­go con gli altri liv­el­li isti­tuzion­ali.
Gli accor­di del 2007/2008 non ave­vano questi req­ui­si­ti per­ché si basa­vano su scelte sbagli­ate nel mer­i­to ed era­no privi di cop­er­tu­ra finanziaria, come i fat­ti han­no chiara­mente dimostra­to. Inoltre con quegli accor­di si chiede­va alle imp­rese indus­tri­ali di con­tribuire pesan­te­mente alle spese di bonifi­ca, sen­za inter­rog­a­r­si real­mente sul loro des­ti­no pro­dut­ti­vo e sul­la effet­ti­va capac­ità di sostenere i costi.
Cosa res­ta di questo lun­go delirio di mega­lo­ma­nia? Nes­suna bonifi­ca è sta­ta real­iz­za­ta, la SS 398 è sem­pre fer­ma a Mon­tege­moli, Cit­tà Futu­ra res­ta un’area indus­tri­ale dismes­sa da bonifi­care, parte di quelle aree sono state di nuo­vo des­ti­nate ad usi indus­tri­ali cre­an­do così le con­dizioni per un ulte­ri­ore aggrava­men­to dei prob­le­mi ambi­en­tali del­la cit­tà. Intan­to nes­sun con­cre­to pro­gram­ma di rilan­cio e inno­vazione pro­dut­ti­va nel com­par­to siderur­gi­co è sta­to mes­so a pun­to ed anche i flebili seg­nali di diver­si­fi­cazione eco­nom­i­ca mes­si in atto nei decen­ni pas­sati sem­bra­no essere sta­ti abban­do­nati e addirit­tura osteggiati.
Inoltre i Comu­ni non affrontano più insieme i prob­le­mi del ter­ri­to­rio. La crisi del­la siderur­gia sem­bra essere diven­ta­to un fat­to solo piom­bi­nese, così come le risposte sem­bra­no rinchi­ud­er­si solo nei con­fi­ni comu­nali.
Di fronte agli innega­bili fal­li­men­ti due sem­bra­no essere le vie da seguire:
Sul piano nazionale costru­ire relazioni isti­tuzion­ali capaci di delin­eare pro­gram­mi con­creti e sosteni­bili di rilan­cio del com­par­to indus­tri­ale piom­bi­nese, basato sull’innovazione pro­dut­ti­va, sulle boni­fiche ambi­en­tali e sul­la soluzione delle stroz­za­ture logis­tiche del ter­ri­to­rio, come il pro­l­unga­men­to del­la SS 398 per il por­to;
Sul piano locale riann­odare le relazioni ter­ri­to­ri­ali, almeno tra i Comu­ni del­la Val di Cor­nia, per delin­eare strate­gie di diver­si­fi­cazione estese all’insieme delle risorse che questo ter­ri­to­rio può met­tere in cam­po, dai parchi al com­par­to agroal­i­menta­re.

(foto di Pino Bertel­li)

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