Ma la Concordia non è stata un incidente di percorso
PIOMBINO 30 giugno 2014 — E dunque la Concordia sarà smantellata a Genova. Lo ha deciso ufficialmente il Consiglio dei Ministri. Cade un’altra rivendicazione su cui istituzioni, forze politiche e sindacali avevano fatto fuoco e fiamme. Un’altra tappa nel percorso di fallimenti cominciato con i fanghi di Bagnoli e proseguito via via di tappa in tappa passando dal ridicolo della manna portata dagli imprenditori tunisini rivelatisi degli affaristi senza scrupoli. Naturalmente anche questa volta si additeranno come responsabili il destino cinico e baro, gli interessi occulti ed i complotti esterni ma non è così. Il fatto è che la Concordia non aveva nessuna possibilità di essere smantellata a Piombino per il semplice motivo che a Piombino non c’è un porto per accoglierla, non c’è il bacino dove collocarla, non ci sono le attrezzature per smantellarla, non ci sono i laboratori per trattare e riciclare le varie componenti, non ci sono gli imprenditori e le maestranze capaci di trattare rifiuti pericolosi, così come l’Unione Europea classifica le navi da smantellare. E nei tempi dati, che è stato sempre interesse di tutti dover essere i più brevi possibili, era chiarissimo che tutto questo non ci sarebbe stato. Nonostante ciò abbiamo assistito alle iniziative, ai comportamenti, alle dichiarazioni, alle navigazioni le più inverosimili. Chi non ricorda il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che sentenziava: «A chi sta sollevando un’indecorosa canea sul destino della Concordia, ricordo che il coltello dalla parte del manico ce l’ho io. La nave è classificata come rifiuto, quindi decido io della sua sorte»?
O il ministro Clini che annunciava: «Stiamo predisponendo un provvedimento che consentirà di rimuovere la Costa Concordia dall’Isola del Giglio e di portarla nel posto più vicino, cioè al porto di Piombino»? Per non parlare della mezza verità secondo la quale a settembre il porto di Piombino sarebbe pronto ad accogliere la Concordia senza dire che non si potrebbe comunque smantellare. E poi le rivendicazioni di meriti e risarcimenti urlati più che dimostrati ed esibizioni di progetti qualitativamente imbattibili dimostratisi poi assai carenti. In realtà lo smantellamento della Concordia è diventato, come per anni è successo anche in tanti altri casi, un vessillo da sventolare a prescindere dalla sua realizzabilità, un motivo propagandistico non molto di più. Come del resto rischia di esserlo anche il polo per la rottamazione delle navi. Di tutto si è tenuto conto fuorché della loro realizzabilità ed in questo modo si sono alimentate aspettative e speranze infondate.
Che questo voglia dire governare è proprio difficile sostenerlo. Ma c’è qualcosa di più e di più preoccupante. L’aver puntato su cose impossibili ha impedito di pensare e praticare possibilità alternative e sopratutto ha impedito di pensare e praticare progetti capaci di basarsi su risorse del territorio e sull’esistenza di mercati reali per trasformarle in occasioni per generare reddito e lavoro. Si è creato un intreccio micidiale nel quale si è da un lato ostinatamente continuato ad immaginare che il pubblico dovesse individuare progetti e contenuti economici, e non piuttosto realizzare le condizioni perché gli imprenditori potessero assumersi liberamente il rischio dell’investimento, e dall’altro, quando si è pensato alla costruzione di infrastrutture per lo sviluppo, lo si è fatto senza calcolare la loro fattibilità e senza approfondire seriamente la loro utilità e sostenibilità in un mercato vasto, almeno europeo. Il severo metodo del governo è stato sostituito insieme dalla presunzione e dall’improvvisazione, naturalmente spacciate per innovazione. Ad un’attività pubblica certo meno eclatante e forse più impervia si è sostituita la dipendenza dall’impossibile. Quell’impossibile che quando cade lascia senza strumenti per risollevarsi.
E questo è proprio ciò che è accaduto.
Purtroppo anche la Concordia non è stata un incidente di percorso.
(Foto di Pino Bertelli)
L’articolo ha centrato in pieno i problemi e le illusioni di tante persone che, sbagliando, credevano ai politici, ai sindacalisti e al caro sig. Rossi (l’unica sua perla è la ASL di Massa) dei quali nessuno è COLPEVOLE. Quello che sanno fare da noi sono le aziende pubbliche per incamerare al loro interno mogli, figli e tesserati sicuri. Si lavora al minimo, si guadagna al massimo e il voto è sicuro. Credo che ora non ci sono altre cose da spremere; servirebbero idee, cervelli svegli, volontà da imprenditori. NON ESISTE NESSUNA DI QUESTE DOTI, perciò il futuro per i figli ed i nipoti è disarmante. Ora vediamo quale sarà il prossimo obbiettivo. C’E’ DA VERGOGNARSI!!!!