Elettra simbolo di un indotto dimenticato

PIOMBINO 14 novem­bre 2016 — Tra poco più di un mese, sec­on­do le infor­mazioni dif­fuse dagli stes­si inter­es­sati, ven­tidue lavo­ra­tori del­la soci­età Elet­tra – cioè l’intera forza lavoro più due lavo­ra­tri­ci addette alle pulizie – ver­ran­no licen­ziati e l’impianto per la pro­duzione di ener­gia elet­tri­ca, anche con com­bustibili rin­nov­abili, ver­rà abban­do­na­to e nel giro di poco tem­po si dete­ri­or­erà in maniera irrecu­per­abile. Va sot­to­lin­eato che l’impianto è nuo­vis­si­mo – appe­na tredi­ci anni di attiv­ità com­mer­ciale.
Ques­ta vicen­da sug­gerisce due rif­les­sioni:

  1. Questi ven­tidue + due posti di lavoro per­si rap­p­re­sen­tano solo l’ultimo atto, in ordine di tem­po, del migli­aio di posti di lavoro per­du­ti nell’indotto, pri­mario e sec­on­dario, del­la ex-Luc­chi­ni e rap­p­re­sen­tano l’ultimo, sem­pre in ordine di tem­po, grup­po di lavo­ra­tori abban­do­nati a se stes­si. A par­tire dal 2012 i for­n­i­tori di prodot­ti e servizi alla grande impre­sa sono entrati in sof­feren­za a causa dei man­cati paga­men­ti del­la Luc­chi­ni ed han­no accu­mu­la­to mil­ioni di deb­iti. Impos­si­bil­i­tati a reg­gere ques­ta situ­azione finanziaria, han­no inizia­to a ridurre gli organi­ci, pri­ma i pre­cari, poi anche gli altri. Il sin­da­ca­to ha trat­ta­to ques­ta par­ti­ta in maniera fram­men­ta­ta, come se non si fos­se di fronte ad una crisi strut­turale. Sono sta­ti quin­di negoziati, impre­sa per impre­sa, gli ammor­tiz­za­tori sociali, finché è sta­to pos­si­bile; poi sono arrivati i licen­zi­a­men­ti col­let­tivi, con ricor­so alla mis­e­ria del­la Naspi (così si chia­ma attual­mente l’istituto del­la inden­nità di dis­oc­cu­pazione). Neanche nei con­fron­ti dei lavo­ra­tori dell’Elettra, che pure si ritenevano cop­er­ti dall’accordo di pro­gram­ma sul­la rein­dus­tri­al­iz­zazione, oggi si fa qual­cosa. Nell’articolo che ci infor­ma del­la situ­azione di questi lavo­ra­tori, si par­la di “indif­feren­za gen­erale”. Ma chi, più dei sin­da­cati, è respon­s­abile di ques­ta indif­feren­za? Chi più dei sin­da­cati che, invece di gri­dare allo scan­da­lo oggi, ci dove­vano pen­sare quan­do han­no fir­ma­to l’ac­cor­do di pro­gram­ma e tut­ti gli altri accor­di per la ces­sione del­la Luc­chi­ni in cui l’in­dot­to (e affi­ni) è com­ple­ta­mente scom­par­so. Chi, più dei metalmec­ca­ni­ci, dovrebbe recu­per­are quel­la stra­or­di­nar­ia espe­rien­za del “Coor­di­na­men­to Pic­cole Imp­rese” che per­mise, all’epoca, di con­durre gran­di battaglie uni­tarie per i dirit­ti di tut­ti i lavo­ra­tori delle imp­rese?
    Noi pro­poni­amo che ven­ga atti­va­to un mec­ca­n­is­mo di sol­i­da­ri­età tra tut­ti i lavo­ra­tori, per una con­trat­tazione col­let­ti­va di creazione di nuovi posti di lavoro con le boni­fiche e altri stru­men­ti di sosteg­no al red­di­to, ammor­tiz­za­tori sociali in prim­is che garan­tis­cano par­ità di trat­ta­men­to con i lavo­ra­tori del­la grande impre­sa.
  2. La sec­on­da rif­les­sione riguar­da il des­ti­no di questo impianto: volu­to dal­la Luc­chi­ni, che lo ritene­va un gioiel­lo del­la coro­na. A fronte di dif­fi­coltà finanziarie se ne liberò ceden­do­lo ad una multi­nazionale inglese; ques­ta lo ha sfrut­ta­to finché ha potu­to ed ora lo abban­dona, non aven­do più l’en­er­gia prodot­ta dagli impianti dell’ area a cal­do, insen­si­bile dei costi sociali, ma anche eco­nomi­ci e ter­ri­to­ri­ali, che si las­cia alle spalle. Piom­bi­no e la Val di Cor­nia han­no sof­fer­to fin trop­po per questi com­por­ta­men­ti.

Coor­di­na­men­to art. 1 — Camp­ing CIG

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