Fatti e misfatti della burocrazia sindacale

· Inserito in Blocco note

PIOMBINO 5 mar­zo 2019 — Ritor­ni­amo, dopo una deci­na di giorni, ad anal­iz­zare i risul­tati dell’incontro del 19 feb­braio e soprat­tut­to i com­por­ta­men­ti dei “rap­p­re­sen­tan­ti” dei lavo­ra­tori.
Sul com­por­ta­men­to dei sin­da­cati c’è molto, trop­po da dire. Non c’è con­trap­po­sizione, non c’è con­trat­tazione, ma ormai non c’è più nem­meno con­cer­tazione. Dall’inizio del­la crisi ad oggi han­no sem­pre accetta­to tut­to: non han­no lot­ta­to con­tro la fer­ma­ta dell’AFO, han­no applau­di­to Rebrab e l’hanno dife­so fino alla fine, scaglian­dosi anzi con­tro chi, usan­do un min­i­mo di sen­so criti­co, dice­va che era una bufala; oggi accettano con altret­tan­ta man­can­za di sen­so criti­co il nuo­vo Sal­va­tore. Alla riu­nione del 19 sono andati (seg­re­tari e coor­di­na­tori , non le Rsu) solo per ascoltare e com­muover­si (come traspare dal tono dei loro comu­ni­cati) per le buone nov­el­le che l’azienda por­ta­va loro e (sem­pre dai loro comu­ni­cati) auto­con­vin­cer­si che la loro “lot­ta” ha paga­to anche gra­zie alle “illu­mi­nate” politiche del Gov­er­no PD. Non una con­tes­tazione alla man­can­za di sicurez­za e di norme igien­i­co-san­i­tarie; non una con­trat­tazione sulle man­cate rotazioni, sul­la riduzione di per­son­ale, sug­li stra­or­di­nari; non una verten­za sul­la lavo­razione di acciai al piom­bo. IL NULLA!
Per pot­er con­tin­uare su ques­ta stra­da la buro­crazia sin­da­cale ha volu­to e dovu­to com­primere, fino all’annientamento, ogni for­ma di democrazia sin­da­cale. L’incontro del 19 da parte del sin­da­ca­to avrebbe dovu­to essere pre­ce­du­to da una serie di assem­blee con i lavo­ra­tori interni, a par­tire da assem­blee di repar­to per dis­cutere assieme le prob­lem­atiche pre­sen­ti e poi assem­blee di tut­ti i lavo­ra­tori, esterni ed interni, per fis­sare i pun­ti di cadu­ta oltre i quali la del­egazione pre­sente all’incontro non sarebbe dovu­ta andare. All’incontro, fuori dal Min­is­tero, avrebbe dovu­to essere por­ta­ta una fol­ta rap­p­re­sen­tan­za di lavo­ra­tori, a dare sosteg­no alla del­egazione. C’era invece una del­egazione for­ma­ta esclu­si­va­mente dai buro­crati locali e che, come già det­to, si è lim­i­ta­ta ad ascoltare e a dichiarar­si sod­dis­fat­ta.
In assen­za di una mobil­i­tazione orga­niz­za­ta da chi sarebbe tenuto,l’Associazione Coor­di­na­men­to Art. 1 – Camp­ing CIGe gli ader­en­ti alla mozione con­gres­suale Oppo­sizione CGIL – Il Sin­da­ca­to è un’altra cosa a pro­prie spese han­no orga­niz­za­to la pre­sen­za di un grup­po di lavo­ra­tori sot­to al MiSE. Ques­ta inizia­ti­va, per quan­to pic­co­la, ha dimostra­to la sua effi­ca­cia: abbi­amo rice­vu­to l’adesione di molte realtà pro­dut­tive (Rsu Peri­ni di Luc­ca, Rsu Cobas Richard Ginori), di grup­pi di lavo­ra­tori (FCA di Cassi­no, Sanac di Mas­sa Car­rara e Bekaert di Figline Val­darno), di forze politiche ((PCL PRC, PCI, SI, CARC) oltre che di USB Piom­bi­no e la pre­sen­za con noi al pre­sidio di Eliana Como (por­tav­oce uffi­ciale dell’area Oppo­sizione CGIL) e Ste­fano Fassi­na (par­la­mentare di LeU).
Questo dimostra che la lot­ta paga. Solo con una costante ed inci­si­va mobil­i­tazione è pos­si­bile fare di Piom­bi­no (non solo del­la verten­za Afer­pi, ma di tut­ta la crisi del ter­ri­to­rio) una ques­tione nazionale. Ma i sin­da­cati mag­gior­i­tari non la pen­sano così: vedono la mobil­i­tazione (soprat­tut­to se spon­tanea) come una spina nel fian­co, come un “dis­tur­bo al manovra­tore”. Per questo all’uscita dal min­is­tero si sono rifi­u­tati (tut­ti tranne UGL Met­al) di fer­mar­si a par­lare con i lavo­ra­tori pre­sen­ti. Anzi, qual­cuno è addirit­tura rien­tra­to per poi uscire da una por­ta sec­on­daria. Anche il sin­da­co ha evi­ta­to l’incontro. Ma il cap­ola­voro di rifi­utare il con­fron­to ed affos­sare la democrazia i sin­da­cati lo han­no real­iz­za­to poco dopo: fat­ti i loro con­ti, dopo le 17:00 via tele­fono han­no con­vo­ca­to l’assemblea per i lavo­ra­tori in CIG alle 20:00 sicuri in questo modo di ottenere due risul­tati e cioè avere poca gente all’assemblea (con un preavvi­so tan­to breve è scon­ta­to…) e soprat­tut­to essere sicuri che i pre­sen­ti al pre­sidio, che si muove­vano in treno, non sareb­bero arrivati in tem­po.
La for­ma del­la democrazia è sal­va, la sostan­za non con­ta nul­la.

Coor­di­na­men­to Art.1 – Camp­ing CIG

Commenta il post