Giovane ricercatore si misura con le neuroscienze

· Inserito in Spazio aperto

PIOMBINO 14 set­tem­bre 2013 — Res­ta l’orgoglio per una cit­tà che rimane comunque un pun­to di parten­za per tra­guar­di più lon­tani e più pres­ti­giosi. E’ suc­ces­so e suc­cede anche a Piom­bi­no. Ques­ta vol­ta il pro­tag­o­nista è un gio­vane medico, si chia­ma Mat­teo Feur­ra. La sua sto­ria inizia con una lau­rea in psi­colo­gia (ind­i­riz­zo gen­erale e sper­i­men­tale) e con il dot­tora­to in Scien­ze psi­co­logiche e i due post-dot­torati in neu­ro­scien­ze e neu­rofi­si­olo­gia sui pro­ces­si soma­to-sen­so­ri­ali del­la mano. Pri­mi pas­si che por­tano Feur­ra all’estero. Il gio­vane ricer­ca­tore piom­bi­nese lavo­ra infat­ti per cir­ca due anni all’Institute of cog­ni­tive neu­ro­science, dell’ Uni­ver­si­ty col­lege of Lon­don nel lab­o­ra­to­rio del pro­fes­sor Vin­cent Walsh, col­lab­o­ran­do a diver­si stu­di che spaziano dal­la memo­ria al sis­tema moto­rio e alla percezione tat­tile. Pas­sa poi in Ger­ma­nia, a Got­tin­gen, dove col­lab­o­ra col pro­fes­sor Wal­ter Paulus, e dove può per­fezionare l’utilizzo del­la Tec­ni­ca di sti­mo­lazione tran­scran­i­ca a cor­rente alter­na­ta, cioè la cosid­det­ta TACS. Una con­sis­tente serie di espe­rien­ze ed una mat­u­razione pro­fes­sion­ale che, al ritorno in Italia, gli con­sentono di diventare tito­lare di un prog­et­to tri­en­nale di ricer­ca che si occu­pa appun­to di Sti­mo­lazione non inva­si­va cere­brale final­iz­za­ta allo stu­dio dei pro­ces­si del­la memo­ria e del­la riabil­i­tazione di pazi­en­ti con deficit di tipo mnemon­i­co come pazi­en­ti affet­ti dal mor­bo di Alzheimer.
Attual­mente infat­ti Mat­teo Feur­ra lavo­ra come Prin­ci­pal Inves­ti­ga­tor del Prog­et­to Gio­vani Ricer­ca­tori pres­so il Brain Inves­ti­ga­tion Lab­o­ra­to­ry di Siena sot­to il coor­di­na­men­to del dot­tor Simone Rossi e la super­vi­sione del pro­fes­sor Alessan­dro Rossi, diret­tore del dipar­ti­men­to di Scien­ze neu­ro­logiche e neu­rosen­so­r­i­al. Recen­te­mente Feur­ra è risul­ta­to vinci­tore del pre­mio alla car­ri­era per i gio­vani (Young Inves­ti­ga­tor Prize) ban­di­to dal Magstim’s Annu­al Sum­mer School 2013, pres­so le Exam­i­na­tion School dell’ uni­veristà di Oxford.
Ma che cosa è la Sti­mo­lazione non inva­si­va cere­brale? Si trat­ta, come pun­tu­al­iz­za il gio­vane neu­ro­scien­zi­a­to, di una metod­i­ca che, uti­liz­zan­do tec­niche come la Sti­mo­lazione mag­net­i­ca tran­scran­i­ca e la Sti­mo­lazione a cor­rente diret­ta e alter­na­ta tran­scran­i­ca, con­sentono di fornire una map­patu­ra fun­zionale delle aree cere­brali coin­volte in un deter­mi­na­to proces­so (esem­pio: percezione o movi­men­to). In par­ti­co­lare, attra­ver­so impul­si mag­neti­ci appli­cati in una deter­mi­na­ta area del­la cortec­cia cere­brale, è pos­si­bile sol­lecitare popo­lazioni di neu­roni, cioè di cel­lule ner­vose, inducen­do poten­ziale di azione. Di con­seguen­za, a sec­on­da dei pro­to­col­li di sti­mo­lazione uti­liz­za­ti, è pos­si­bile indurre facil­i­tazione o inibizione di una speci­fi­ca area cere­brale e mod­u­lare la per­fo­mance com­por­ta­men­tale di un dato sogget­to per un dato com­pi­to.

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