IL CONSIGLIO REGIONALE HA ADOTTATO IL NUOVO PIANO REGIONALE CAVE

In silenzio la Val di Cornia è distretto regionale cave

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PIOMBINO 24 agos­to 2019 — Lo scor­so 31 luglio il Con­siglio Regionale del­la Toscana ha approva­to una legge di mod­i­fi­ca delle dis­po­sizioni in mate­ria di cave (la n. 56/2019) e il nuo­vo Piano Regionale Cave (PRC) che prevale sulle scelte di piani­fi­cazione ter­ri­to­ri­ale dei Comu­ni e ha effi­ca­cia per il ven­ten­nio 2019–2038. Ai Comu­ni sono tut­tavia deman­dati appro­fondi­men­ti ter­ri­to­ri­ali che pos­sono con­dizionare o esclud­ere le attiv­ità estrat­tive.
Non vi è dub­bio che si trat­ta di un atto ril­e­vante, sia per il gov­er­no dei ter­ri­tori che per gli ind­i­rizzi delle economie locali. La Val di Cor­nia è pesan­te­mente inter­es­sa­ta dalle pre­vi­sioni del PRC. Qui,infatti, sono sta­ti indi­vid­uati tre “com­pren­sori estrat­tivi”:

  • il com­pren­so­rio dei “cal­cari di Campiglia” (in realtà com­prende sia la cava di Monte Calvi nel Comune di Campiglia che quel­la di San Car­lo nel Comune di San Vin­cen­zo) des­ti­nati ad usi indus­tri­ali;
  • il com­pren­so­rio dei “cal­cari di Monte Vale­rio” nel Comune di Campiglia des­ti­nati alle costruzioni;
  • il com­pren­so­rio dei “cal­cari di Monte Peloso” nel Comune di Suvere­to des­ti­nati ad usi orna­men­tali.

A rimar­care l’incidenza sui ter­ri­tori delle pre­vi­sioni del PRC ci sono i dati quan­ti­ta­tivi dei mate­ri­ali estraibili nel­la zona nei prossi­mi ven­ti anni. Dai tre com­pren­sori estrat­tivi del­la zona potran­no essere sca­v­ati com­p­lessi­va­mente 30.496.698 metri cubi (mc) di mate­ri­ali, pari al 16,33% dell’intero fab­bisog­no regionale: un quan­ti­ta­ti­vo di poco infe­ri­ore ai 33.892.338 mc del “baci­no dei mar­mi di Car­rara” che col­lo­ca la Val di Cor­nia al sec­on­do pos­to su scala regionale per volu­mi di mate­ri­ali estraibili dalle cave.
Il peso deter­mi­nante delle escav­azioni nel­la zona è cos­ti­tu­ito dai cal­cari per l’industria prove­ni­en­ti dalle cave di Monte Calvi e San Car­lo. Da qui potran­no essere estrat­ti 21.669.820 mc di mate­ri­ali, pari al 71% del com­p­lessi­vo locale e al 59,88 % dell’intero fab­bisog­no regionale di mate­ri­ali per l’industria.

In quale direzione va il Piano Regionale Cave per i prossi­mi 20 anni?
I dati stori­ci for­ni­ti dal­la Regione ci dicono che nel quadri­en­nio 2013–2016 dalle cave di cal­care del­la Val di Cor­nia (Monte Calvi, Monte Vale­rio e San Car­lo) sono sta­ti estrat­ti 4.693.126 mc di mate­ri­ali per usi indus­tri­ali e per costruzioni, con una media annua di 1.173.281 mc. Le pre­vi­sioni per il ven­ten­nio 2019–2038 per gli stes­si mate­ri­ali preve­dono una media annua pari a 1.443.075 mc, con un incre­men­to delle escav­azioni del 22%. Anche per la cava di Monte Peloso a Suvere­to si pas­sa da una media annua di 39.121 mc di mate­ri­ali orna­men­tali estrat­ti nel quadri­en­nio 2013–2016 ad una media per il prossi­mo ven­ten­nio di 81.760 mc annui con un incre­men­to del 108%.

Si trat­ta di dati in con­tro­ten­den­za con le dinamiche del set­tore estrat­ti­vo che richiedono spie­gazioni vis­to che, come affer­ma la stes­sa relazione gen­erale del PRC, nell’ultimo decen­nio la Toscana ha fat­to reg­is­trare “il dimez­za­men­to dei volu­mi estrat­ti, pas­san­do da cir­ca 12.650.000 mc estrat­ti nel 2007 a 6.000.000 mc scar­si estrat­ti nel 2016”. Sen­za con­sid­er­are che la Val di Cor­nia è sta­ta un epi­cen­tro di gran­di trasfor­mazioni nel­la strut­tura eco­nom­i­co-pro­dut­ti­va con inci­den­za diret­ta sulle cave del­la zona.
Come su scala nazionale e regionale, anche in Val di Cor­nia da oltre un decen­nio la crisi del set­tore immo­bil­iare ha ridot­to dras­ti­ca­mente la doman­da di mate­ri­ali per l’edilizia e per le opere di urban­iz­zazione.
Dal 2014 è ces­sato del tut­to il fab­bisog­no di cal­care per il ciclo siderur­gi­co delle acciaierie di Piom­bi­no di cui stori­ca­mente la cava di cal­care di Monte Calvi, pri­ma del­la ces­sione a pri­vati agli inizi degli anni 2000, era un’ appen­dice pro­dut­ti­va con vin­co­lo di uti­liz­zo del cal­care solo in quel­lo sta­bil­i­men­to. Ad oggi non sap­pi­amo se la ripresa pro­dut­ti­va in cam­po siderur­gi­co ci sarà, in che misura e se i nuovi impianti avran­no anco­ra bisog­no del cal­care di Monte Calvi. Il PRC comunque lo igno­ra.
Inoltre la bonifi­ca del SIN di Piom­bi­no, quale pre­con­dizione ine­ludi­bile per la rein­dus­tri­al­iz­zazione di quelle immense aree, por­rà all’attenzione delle ammin­is­trazioni locali, region­ali e nazion­ali il tema del recu­pero di quan­tità ril­e­van­ti di rifiu­ti rici­cla­bili che andran­no ad inter­ferire con il mer­ca­to locale degli iner­ti di cava.
Sulle pen­di­ci del Monte Calvi, nei Comu­ni di Campiglia e San Vin­cen­zo, non esistono solo i giaci­men­ti di cal­care per usi indus­tri­ali (risor­sa esauri­bile), ma un com­p­lesso pat­ri­mo­nio arche­o­logi­co, stori­co minerario e nat­u­ral­is­ti­co, solo in min­i­ma parte val­oriz­za­to, che rap­p­re­sen­ta anch’esso una risor­sa (non esauri­bile) per la ricon­ver­sione dell’economia locale che meri­ta di essere sal­va­guarda­to.
Nei decen­ni pas­sati, ed anche nei più recen­ti atti di piani­fi­cazione ter­ri­to­ri­ale (in ulti­mo il piano strut­turale del 2007 di Piom­bi­no, Campiglia e Suvere­to), i Comu­ni del­la zona si era­no espres­si per il con­teni­men­to e la pro­gres­si­va ricon­ver­sione delle attiv­ità di cava per con­sen­tire la val­oriz­zazione delle risorse cul­tur­ali e pae­sag­gis­tiche pre­sen­ti sulle colline del­la zona, in par­ti­co­lare sulle pen­di­ci di Monte Calvi dove esiste un par­co archeominerario di noto­ri­età euro­pea, un reti­co­lo minerario stori­co-arche­o­logi­co solo in min­i­ma parte val­oriz­za­to e un sito d’interesse comu­ni­tario per la tutela del­la bio­di­ver­sità (SIC). A più riprese han­no espres­so anche la volon­tà di favorire il recu­pero dei rifiu­ti indus­tri­ali (com­pre­si quel­li delle boni­fiche del SIN di Piom­bi­no) per la costruzione di infra­strut­ture e opere pub­bliche in sos­ti­tuzione degli iner­ti di cava. Nei fat­ti, però, con vari­anti urban­is­tiche il Comune di Campiglia ha amplia­to i perimetri di cava e la dura­ta delle escav­azioni, men­tre è del tut­to scom­par­so il tema del rici­clo dei rifiu­ti indus­tri­ali.
Siamo dunque di fronte a con­trad­dizioni e con­flit­ti, mai risolti ed anzi accen­tuati nel cor­so degli anni, che di nuo­vo si ripro­pon­gono.
I Comu­ni avreb­bero dovu­to affrontare questi prob­le­mi ancor pri­ma che la Regione adot­tasse il PRC, ma di questo non c’è trac­cia alcu­na nel dibat­ti­to dei con­sigli comu­nali di questi ulti­mi anni. Se lo ha fat­to qualche sin­da­co o giun­ta non lo han­no reso pub­bli­co. Come non c’è anco­ra infor­mazione sui con­tenu­ti del Piano regionale adot­ta­to alla fine di luglio, men­tre decor­rono i ter­mi­ni per le osser­vazioni che scad­ran­no il 20 otto­bre 2019. Il silen­zio delle ammin­is­trazioni comu­nali inter­es­sate equiv­ale ad una taci­ta accettazione di quel­lo che era sta­to annun­ci­a­to, ossia il dis­tret­to regionale delle cave in Val di Cor­nia.
C’è di che riflet­tere.

Glos­sario
Attiv­ità estrat­ti­va: l’at­tiv­ità di escav­azione final­iz­za­ta alla com­mer­cial­iz­zazione del prodot­to sca­v­a­to o alla real­iz­zazione di opere pub­bliche (LR. n.35 del 25.03.2015 e s.m.i.);
Mate­ri­ali per usi indus­tri­ali e per costruzioni: sono clas­si­fi­cati dal­la LR. n. 35 del 25.03.2015 e s.m.i e com­pren­dono: cal­cari, dolomie, pomi­ci, ges­si, farine fos­sili, sab­bie sil­icee, argille, torbe, sab­bie e ghi­aie e altri mate­ri­ali per gran­u­lati, pez­za­mi, con­ci, bloc­chet­ti. Sono com­pre­si nei mate­ri­ali di tipolo­gia a) del PRC;
Mate­ri­ali per usi orna­men­tali: sono clas­si­fi­cati dal­la LR. n. 35 del 25.03.2015 e s.m.i e com­pren­dono: mar­mi, cipolli­ni, are­nar­ie, gran­i­ti, sien­i­ti, alabas­tri, arde­sie, cal­cari, traver­ti­ni, tufi, tra­chi­ti, basalti, por­fi­di, ofi­oli­ti. Sono com­pre­si nei mate­ri­ali di tipolo­gia b) del PRC;
Com­pren­sori estrat­tivi: sono indi­vid­uati del PRC e delim­i­tano porzioni di ter­ri­to­rio con­trad­dis­tinte da carat­ter­is­tiche geo­logiche, geomec­ca­niche, lito­logiche sim­ili. Nel­la Val di Cor­nia, in relazione alla diver­sa carat­ter­iz­zazione geo­log­i­ca e geomec­ca­ni­ca dei cal­cari, il PRC ha indi­vid­u­a­to tre diverse tipolo­gie di com­pren­sori estrat­tivi:

  • cal­cari per l’industria (des­ti­nati a cicli pro­dut­tivi di tipo indus­tri­ale come a lun­go è sta­to il cal­care del­la cava di Monte Calvi per la pro­duzione di acciaio nel­lo sta­bil­i­men­to di Piom­bi­no e come tutt’ora lo è il cal­care del­la cava di San Car­lo per lo sta­bil­i­men­to Solvay di Rosig­nano che pro­duce soda, bicar­bon­a­to e car­bon­a­to di sodio);
  • cal­cari per le costruzioni (per l’edilizia, le urban­iz­zazioni, le infra­strut­ture in gen­erale, ecc.)
  • cal­cari per usi orna­men­tali (dec­o­razione, rives­ti­men­ti, pavi­men­tazioni, abbel­li­men­to di edi­fi­ci e luoghi).

I prece­den­ti
Chi è inter­es­sato al tema cave in Val di Cor­nia può util­mente leg­gere la pub­bli­cazione di Stile libero Idee dal­la Val di Cor­nia
Cave mie dol­ci cave 3 luglio 2013/4 novem­bre 2018.

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