La partita non finisce qui, è appena cominciata

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PIOMBINO 2 dicem­bre 2018 — Giovedì 29 novem­bre si è riu­ni­to il con­siglio comu­nale di Piom­bi­no che ha boc­cia­to defin­i­ti­va­mente i due ref­er­en­dum richi­esti con 3mila firme rac­colte in quat­tro giorni dai cit­ta­di­ni di Piom­bi­no. I que­si­ti pro­posti riguar­da­vano la ven­di­ta ai pri­vati del­la SpA RIMa­te­ria (che trat­ta solo rifiu­ti spe­ciali e non rifiu­ti urbani) e la costruzione di una nuo­va enorme dis­car­i­ca da 2.500.000 metri cubi all’in­gres­so est del­la cit­tà.
Anco­ra non ci siamo del tut­to ripresi dal penoso spet­ta­co­lo offer­to­ci da chi gov­er­na questo sven­tu­ra­to Comune: copi­one preved­i­bile, attori medioc­ri che si sono attor­cigliati in dis­cor­si che altri ave­vano scrit­to per loro, enorme disp­ie­ga­men­to di forze dell’ordine che han­no fil­tra­to gli acces­si al Palaz­zo comu­nale las­cian­do a chi avrebbe dis­senti­to solo posti in pie­di e fuori, sot­to un mega­fono che avrebbe dovu­to per­me­t­tere di ascoltare il dibat­ti­to ma che las­ci­a­va molto a desider­are.
E l’epilogo? Tragi­ca­mente scon­ta­to: un par­ti­to che van­ta di chia­mar­si “demo­c­ra­ti­co” rimas­to da solo a negare il ref­er­en­dum, la pri­ma e più alta espres­sione del­la democrazia nel nos­tro Paese.
Eppure, super­a­ta la stanchez­za e l’indignazione, alzi­amo la tes­ta e pun­ti­amo lo sguar­do su quan­to di pos­i­ti­vo abbi­amo vis­to. Sì, per­ché la gente ha dimostra­to di avere anco­ra cuore e ide­ali, nonos­tante questi “politi­ci” che tut­to fan­no tranne che far­si espres­sione del­la volon­tà degli elet­tori.
Abbi­amo vis­to in questi mesi vari con­siglieri del Par­ti­to Demo­c­ra­ti­co defi­lar­si “alla spic­ci­o­la­ta”, las­cian­do i loro incar­ichi in uno stil­li­cidio di abban­doni che non ha eguali nel­la sto­ria del­la nos­tra cit­tà.
Abbi­amo vis­to tutte le forze politiche di oppo­sizione lavo­rare insieme con slan­cio e pas­sione, coal­iz­zarsi con­tro un prog­et­to assur­do che inflig­gerà un colpo mor­tale al nos­tro ter­ri­to­rio.
Abbi­amo vis­to un vicesin­da­co tentare fino all’ultimo di con­vin­cere il par­ti­to di mag­gio­ran­za a un com­pro­mes­so che accogliesse almeno in parte le istanze del­la cit­tà e infine dimet­ter­si, por­tan­do fino in fon­do l’espressione del pro­prio dis­senso.
Abbi­amo vis­to gli stu­den­ti parte­ci­pare a ques­ta man­i­fes­tazione nonos­tante la scuo­la non sia rius­ci­ta ad orga­niz­zare per loro nes­suna inizia­ti­va vol­ta ad infor­mar­li di quan­to sta succe­den­do a poche centi­na­ia di metri dalle loro case, dal­la loro scuo­la.
Abbi­amo vis­to uomi­ni e donne imbacuc­cati in piu­mi­ni e berret­ti restare in paziente atte­sa sot­to quel fiev­ole mega­fono, a naso in su, decisi a non far­si scor­ag­gia­re dall’arroganza di chi ha cer­ca­to in tut­ti i modi di non far­li parte­ci­pare.
Abbi­amo sen­ti­to per­sone chiedere ai loro vici­ni di piaz­za e questi rispon­dere, le infor­mazioni sono cir­co­late di boc­ca in boc­ca così come l’indignazione, l’interesse, la voglia di non arren­der­si. C’erano medici che parla­vano dell’enorme aumen­to di neo­plasie a cui stan­no assis­ten­do negli ulti­mi anni, c’erano avvo­cati che si con­fronta­vano sulle vie legali più oppor­tune per oppor­si a ques­ta ingius­tizia. C’erano operai che parla­vano delle loro espe­rien­ze in quell’area che si vuole adibire a megadis­car­i­ca per rifiu­ti spe­ciali, che con­fronta­vano ricor­di, ricostru­iv­ano respon­s­abil­ità.
C’erano donne di famiglia che sono scap­pate a casa a preparare il pran­zo per mar­i­ti e nipoti per tornare subito dopo, decise a non mol­lare.
Abbi­amo vis­to la gente dar­si il cam­bio e assis­tere alla sedu­ta del con­siglio comu­nale fino a sera, indig­na­ta e incredu­la di fronte alle pseu­do risposte, ai dis­cor­si vuoti, alla cieca deter­mi­nazione a portare fino in fon­do un prog­et­to che sem­bra non avere altro scopo se non quel­lo di evitare a chi ha mal gov­er­na­to un’azienda di far­si final­mente cari­co delle pro­prie respon­s­abil­ità.
Abbi­amo vis­to le oppo­sizioni ottenere almeno una sospen­si­va di ses­san­ta giorni sul­la ven­di­ta dell’ultimo 30% delle quote. Abbi­amo applau­di­to, abbi­amo con­tes­ta­to, ci siamo appas­sion­ati. Ci siamo guar­dati negli occhi, ci siamo riconosciu­ti come concit­ta­di­ni por­ta­tori di un inter­esse comune e capaci di col­lab­o­razione e sol­i­da­ri­età.
Cer­to è estrema­mente triste che questo sia avvenu­to pro­prio mal­gra­do e con­tro chi ci ammin­is­tra.
Ma alla fine è avvenu­to ed è questo che di pos­i­ti­vo vedi­amo: siamo di nuo­vo una comu­nità.
Per cui pos­si­amo affer­mar­lo con ser­e­na deter­mi­nazione: la par­ti­ta non finisce qui, anzi, è appe­na com­in­ci­a­ta.

Comi­ta­to di Salute Pub­bli­ca di Piom­bi­no-Val di Cor­nia

(Foto di Pino Bertel­li)

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