Le attività estrattive devono avere un termine

· Inserito in Spazio aperto
Rossana Soffritti

CAMPIGLIA 20 set­tem­bre 2015 — Vale­rio Fabi­ani come seg­re­tario del par­ti­to demo­c­ra­ti­co, descriven­do l’idea del nos­tro mod­el­lo di svilup­po ha rib­a­di­to un con­cet­to che il Comune di Campiglia ha espres­so negli stru­men­ti urban­is­ti­ci approvati dal­la mia ammin­is­trazione e da quel­la prece­dente gui­da­ta da Sil­via Velo pros­eguen­do in un ind­i­riz­zo che proviene dalle ammin­is­trazioni locali già a par­tire dal­l’inizio degli anni ’90.
Le attiv­ità estrat­tive devono avere un ter­mine e diventare una pre­sen­za resid­uale e i piani di colti­vazione approvati devono seg­nare uno spar­ti­acque tra un pas­sato in cui le attiv­ità estrat­tive rap­p­re­sen­ta­vano un mod­el­lo di svilup­po più nove­cen­tesco e un futuro in cui la dife­sa del­l’am­bi­ente sia un pun­to fer­mo e l’im­pren­di­to­ria mod­er­na sia basa­ta sul riu­so e rici­clo dei mate­ri­ali.
Non per altro i Sin­daci han­no dato la loro lin­ea al con­siglio di ammin­is­trazione di Asiu, per andare ver­so una direzione che assi­curi la gui­da pub­bli­ca alle politiche che riguarder­an­no il trat­ta­men­to dei rifiu­ti anche spe­ciali che esistono già sul nos­tro ter­ri­to­rio e che saran­no prodot­ti in futuro.
La scelta di Cara­mas­si come pres­i­dente di ASIU non è cer­to sta­ta un caso, per­ché oltre ad essere un grande esper­to di rifiu­ti, con­di­vide con noi la con­vinzione di dover andare con forza in ques­ta direzione.
Questo potrà rap­p­re­sentare anche una vera e inno­v­a­ti­va oppor­tu­nità di svilup­po in chi­ave sosteni­bile.
La scelta di come l’azien­da pub­bli­ca aprirà alla parte­ci­pazione di soci pri­vati, andrà fat­ta ovvi­a­mente sec­on­do pro­ce­dure pre­viste dal­la legge per indi­vid­uare uno o più part­ner capaci di inve­stire in ter­mi­ni eco­nomi­ci e di capac­ità di apportare know how, che pos­sano far­ci diventare un luo­go in cui si appli­cano conc­re­ta­mente quei prin­cipi di riu­so, che si trovano in tut­ti i piani pub­bli­ci e nelle leg­gi gen­er­ali, ma che spes­so fan­no fat­i­ca ad essere mes­si in prat­i­ca.
Il futuro non è quel­lo di con­tin­uare a con­sumare ben­sì, ogni vol­ta che è pos­si­bile, svilup­pare le tec­nolo­gie per il reimpiego dei mate­ri­ali. La voce forte del­la polit­i­ca di un ter­ri­to­rio come il nos­tro, dice di non las­cia­re al libero mer­ca­to la scelta del­l’u­ti­liz­zo dei mate­ri­ali da usare per deter­mi­nati inter­ven­ti, ma di imporre negli accor­di, nelle autor­iz­zazioni, nelle piani­fi­cazioni, l’ob­bli­go del­l’u­ti­liz­zo lad­dove pos­si­bile di mate­ri­ali riu­ti­liz­z­abili.
La ricer­ca e l’in­no­vazione potran­no attrarre risorse pub­bliche che ser­vano da catal­iz­za­tore di realtà impren­di­to­ri­ali capaci di creare nuovi posti di lavoro, anche spe­cial­iz­za­ti di cui ques­ta parte di Toscana ha molto bisog­no.

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