Le lavoratrici dell’indotto sono le più penalizzate

· Inserito in Spazio aperto

PIOMBINO 10 dicem­bre 2017 — Il nos­tro ter­ri­to­rio vive ora­mai da anni in un situ­azione di grave dis­a­gio eco­nom­i­co con sup­por­to degli ammor­tiz­za­tori sociali, dei quali è sta­to fat­to un abu­so fin dagli anni 90. Una visione poco lungimi­rante imposta­ta esclu­si­va­mente sul­la mono­cul­tura indus­tri­ale, fuori da qual­si­asi log­i­ca mod­er­na di diver­si­fi­cazione e di svilup­po. Un’im­postazione tut­to­ra rad­i­ca­ta pesan­te­mente, nonos­tante la crisi ora­mai evi­dente che ha por­ta­to alla fine defin­i­ti­va del­la pro­duzione di acciaio. Le con­seguen­ze le vedi­amo e soprat­tut­to le subi­amo. Insp­ie­ga­bile la sta­tic­ità di una classe diri­gente che con­tin­ua impert­er­ri­ta a pen­sare solo alla siderur­gia, come dimostra­no gli ulti­mi atti di pre­vi­sione urban­is­ti­ca, e non solo. Nel frat­tem­po però, gli ingen­ti e con­tin­u­a­tivi sosteg­ni pub­bli­ci non sono rego­lati da equi­tà, in quan­to vi sono molte realtà del­l’in­dot­to e del terziario total­mente abban­do­nate a se stesse. Fra queste vi è l’am­bito dei servizi di men­sa e di pulizia all’in­ter­no del­lo sta­bil­i­men­to ex Luc­chi­ni. Si trat­ta di una ses­san­ti­na di donne, molte di loro capo­famiglia, con pesan­ti prob­le­mi famil­iari e con stipen­di molto bassi già all’o­rig­ine, nel pieno del­la forza lavoro. Il min­is­tero com­pe­tente con un pro­nun­ci­a­men­to pre­ciso nel 2015  (inter­pel­lo al min­is­tero del lavoro nr. 19/2015 del 20 luglio 2015)  pro­l­un­ga­va alle imp­rese appal­ta­tri­ci dei servizi la CIGS oltre la dura­ta del peri­o­do spet­tante sec­on­do le nor­ma­tive iner­en­ti il loro set­tore, in fun­zione del fat­to che le comit­ten­ti era­no costrette a ridurre dras­ti­ca­mente l’at­tiv­ità pro­dut­ti­va. Purtrop­po, suc­ces­si­va­mente, il pro­nun­ci­a­men­to del min­is­tero del lavoro è sta­to mod­i­fi­ca­to e le lavo­ra­tri­ci delle aziende appal­ta­tri­ci dei servizi non deb­bono avere più dirit­to alla dura­ta del­la GIGS come sostenu­to nel 2015. A questo pun­to è oppor­tuno por­si delle domande. La pri­ma riguar­da la capac­ità dei tec­ni­ci min­is­te­ri­ali nel pro­nun­cia­r­si in modo adegua­to e pre­ciso; la sec­on­da se tali mod­i­fiche siano solo attribuibili ad errori di val­u­tazione ed inter­pre­tazione delle norme. Non vor­rem­mo che ci siano sta­ti inter­ven­ti trasver­sali in tal sen­so che abbiano mod­i­fi­ca­to le con­dizioni iniziali. Il silen­zio gen­erale su ques­ta ques­tione pone alcu­ni dub­bi. Ci sarem­mo aspet­tati che vi fos­se una protes­ta pù ampia rispet­to a quel­la legit­ti­ma delle dirette inter­es­sate. È ovvio che ciò deb­ba essere mate­ria di inter­rogazione par­la­mentare, del­la quale ci fare­mo pro­mo­tori attra­ver­so i nos­tri canali isti­tuzion­ali, chieden­do chiarimeti ed il ripristi­no delle con­dizioni  di dirit­to alla CIGS  paritetiche per tut­ti e tutte.

*Lui­gi Cop­po­la è seg­re­tario provin­ciale UDC Livorno

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