Asiu, l’operazione autosalvataggio di Fulvio Murzi

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Fiorenzo Bucci

PIOMBINO 16 feb­braio 2015 — Sec­on­do Gui­do Fior­i­ni, respon­s­abile dell’edizione locale del Tir­reno, quel­la di saba­to scor­so “potrebbe essere sta­ta l’ultima con­feren­za stam­pa” del pres­i­dente (in realtà ammin­is­tra­tore uni­co) dell’Asiu, Ful­vio Murzi. Il gior­nal­ista pun­tu­al­iz­za che “una parte del Pd, Sil­via Velo in tes­ta, vuole infat­ti che Murzi si fac­cia da parte; la deci­sione sarà pre­sa domani in un incon­tro in cit­tà”. Per domani va inte­so lunedì 16 feb­braio, cioè prati­ca­mente men­tre scriv­i­amo. Non abbi­amo al riguar­do notizie di pri­ma mano ma l’indicazione di Fior­i­ni non è pri­va di fon­da­men­to. Velata­mente, nel­la con­feren­za stam­pa, lo stes­so Murzi ha sfio­ra­to l’argomento cir­ca la fine del suo incar­i­co. Lo ha fat­to in maniera molto soft, del­la serie “tut­to pri­ma o poi finisce”. Alla luce di quel che emerge, però, le sue sfu­ma­ture pos­sono essere suscettibili di una nuo­va inter­pre­tazione. Tan­to più che non è un mis­tero che alcu­ni grup­pi all’interno del Pd sono da tem­po con­vin­ti del­la neces­sità di un cam­bio al ver­tice di Asiu.
Cer­to sfugge la log­i­ca che oggi indur­rebbe il Par­ti­to a decidere l’allontanamento di Murzi. Per esem­pio sarebbe dif­fi­cile da spie­gare un allinea­men­to, neanche trop­po vela­to, alle posizioni del sin­da­co di Suvere­to Giu­liano Par­o­di che da tem­po chiede le dimis­sioni di Murzi e che ha sem­pre rice­vu­to pesan­ti critiche dal mon­do diessi­no.
E, d’altro can­to, sarebbe altret­tan­to dif­fi­cile gius­ti­fi­care la rimozione di Murzi dopo aver scel­to di asseg­nare all’am­min­is­tra­tore uni­co un mese di tem­po – parole del­lo stes­so Murzi – per pro­porre alla pro­pri­età, cioè ai sin­daci dei cinque comu­ni del­la val­la­ta, una soluzione alle attuali dif­fi­coltà di Asiu. Per la cronaca un mese pare che non sia anco­ra trascor­so tan­to che non esiste — anco­ra parole di Murzi – un piano indus­tri­ale dal momen­to che l’am­min­is­tra­tore uni­co, dopo aver illus­tra­to le linee gui­da “a voce” (ques­ta vol­ta parole del sin­da­co di Piom­bi­no Mas­si­mo Giu­liani pro­nun­ci­ate in con­siglio comu­nale) si sarebbe impeg­na­to a pre­sentare il doc­u­men­to solo alla fine del­la sua ver­i­fi­ca.
La scelta di impeg­nare Murzi nell’opera di sal­vatag­gio dell’Asiu ha, del resto, un carat­tere essen­zial­mente politi­co dal momen­to che i sin­daci han­no deciso par­al­le­la­mente di boc­cia­re le ipote­si di rad­i­cale trasfor­mazione e ridi­men­sion­a­men­to degli impianti prospet­tate dal diret­tore gen­erale dimis­sion­ario Enri­co Bar­barese (Murzi in con­feren­za stam­pa ha rifer­i­to che il diri­gente è attual­mente in ferie men­tre di fat­to egli sta solo atten­den­do un incon­tro per fis­sare i ter­mi­ni del­la sua usci­ta, ormai irrev­o­ca­bile, dall’azienda).
Nel­la sostan­za la pro­pri­età di Asiu ha det­to no a Bar­barese per seguire Murzi e pri­ma che Murzi indichi, nero su bian­co, le pro­prie pro­poste, si starebbe deci­den­do di allon­ta­narlo.
E chiaro che lo sce­nario pre­sen­ta ele­men­ti di rif­les­sione. Per cor­ret­tez­za va det­to che quel che abbi­amo indi­ca­to si basa su ipote­si verosim­ili che pog­giano però solo su sup­po­sizioni assai dif­fuse ma non anco­ra suf­fra­gate da fat­ti ed azioni con­crete. Quin­di siamo i pri­mi a vol­er atten­dere gli even­ti che potran­no con­fer­mare o smen­tire.

image-2La con­feren­za stam­pa e i quat­to fal­si
Appare invece indub­bio ed evi­dente come oggi Ful­vio Murzi sia attra­ver­san­do uno dei momen­ti meno feli­ci del­la sua attiv­ità polit­i­ca e più che il soli­to ruo­lo di attac­cante oggi egli si impeg­ni in quel­lo di un arcig­no difen­sore.
Nel­la con­feren­za stam­pa ha, per esem­pio e più volte, volu­to net­ta­mente sep­a­rare gli anni del­la sua attiv­ità al ver­tice di Asiu da quel­li in cui l’azienda ha vis­to impeg­nati, nel ruo­lo, altri respon­s­abili. Del­la serie “ questo l’ho fat­to io e quest’altro no”. Quan­do addirit­tura “quest’altro”, (vedi impianto del Cdr), l’am­min­is­tra­tore uni­co ha dovu­to subire (sue implicite con­sid­er­azioni deb­ita­mente reg­is­trate). Si deve evi­den­ziare che, sen­za mai nom­i­narlo, il rifer­i­men­to implic­i­to di Murzi è sem­pre sta­to a Loren­zo Ban­ti, alla gui­da del­l’azien­da pri­ma del­l’at­tuale ammin­is­tra­tore uni­co.
La dife­sa, o se si preferisce le con­trod­e­duzioni agli attac­chi al ver­tice Asiu, sono state affi­date da Murzi a due pagine dis­tribuite alla stam­pa. In esse l’am­min­is­tra­tore evi­den­zia in gras­set­to con la scrit­ta “FALSO” quat­tro situ­azioni men­tre altre ne ripor­ta con speci­fiche indi­cazioni a chiari­men­to.
Pri­mo fal­so: “Il calo del­la rac­col­ta dif­feren­zi­a­ta dei rifiu­ti”.
Di fat­to, come ripor­ta­to anche dal nos­tro gior­nale, esiste una macro­scop­i­ca dif­feren­za tra i dati pub­bli­cati nel sito uffi­ciale del­la Regione Toscana e che reg­is­tra­no un evi­dente regres­so nel­la dif­feren­zi­a­ta e le affer­mazioni di Murzi (anche nel con­siglio comu­nale di Piom­bi­no) sec­on­do cui non ci sarebbe sta­ta una dimin­uzione ma anzi una ten­den­za ad un aumen­to nel­la rac­col­ta selet­ti­va. Ha scrit­to l’am­min­is­tra­tore uni­co: “Esiste un ele­men­to di rot­tura di con­ti­nu­ità, anno 2013, per ragioni di con­teg­gi. Adot­tan­do soluzioni orga­niz­za­tive diverse (organ­i­co, cam­bio di pro­ce­dure, ecc), pur nel­la con­fer­ma dei numeri asso­lu­ti, for­nisce per­centu­ali appar­ente­mente in dimin­uzione. Non è così e la ripro­va sono le per­centu­ali ultime che rias­sumono val­ori in incre­men­to”.
In questo caso non si può fare a meno di pun­tu­al­iz­zare che più che una “rot­tura di con­ti­nu­ità” riferi­ta al solo anno 2013, esiste un trend a rib­as­so inizia­to (vedi tabelle nel nos­tro arti­co­lo) qualche anno pri­ma e che con­tin­ua. Per non ril­e­vare poi che la “rot­tura di con­ti­nu­ità” riguar­da solo alcu­ni ter­ri­tori, come quel­lo del Val di Cor­nia, e non altri che nel peri­o­do in ogget­to han­no comunque pre­sen­ta­to val­ori in reale cresci­ta.
C’è solo da augu­rar­si – non vogliamo dubitarne – che “le per­centu­ali ultime”, che non si conoscono, rias­sumano davvero “val­ori in incre­men­to”. 
Sec­on­do fal­so:
Bilan­cio 2013 in sostanziale pareg­gio.
Scrive Murzi nel­la pri­ma pag­i­na del­la sua doc­u­men­tazione con­seg­na­ta alla stam­pa: “Il bilan­cio 2013 pre­sen­ta un sostanziale pareg­gio, sal­vo il cred­i­to Luc­chi­ni, che ha impos­to la creazione di un fon­do di accan­ton­a­men­to cautel­a­ti­vo per coprire le somme non riscosse da Luc­chi­ni nel caso in cui non ci fos­sero paga­men­ti pos­si­bili”.
Non si può non riconoscere come la crisi del­la Luc­chi­ni abbia inciso forte­mente sul­la situ­azione eco­nom­i­ca di Asiu e di Tap. E davvero, come Murzi ammette, chissà se addirit­tura si rius­cirà ad ottenere dal­la fab­bri­ca il paga­men­to di quan­to dovu­to. Res­ta però il fat­to innega­bile che il bilan­cio con­sun­ti­vo di Asiu nel 2013 pre­sen­ti un deficit di oltre 500mila euro. Ed è evi­dente che una cosa è il pas­si­vo innega­bile (forse quin­di non si fal­si­fi­ca nul­la a riferir­lo) ed una cosa diver­sa è la moti­vazione per la quale a questo deficit si è giun­ti. Vero è che, nel­la sec­on­da pag­i­na del­la nota con­seg­na­ta da Murzi ai gior­nal­isti, è pre­sente un tito­lo che recita: “Perdi­ta eser­cizio 2013”. Quin­di…
Sot­to questo tito­lo è pre­sente un breve testo di quat­tro righe in cui, anco­ra una vol­ta, si rib­adis­cono i motivi per i quali si è giun­ti al deficit di bilan­cio nel 2013.
Ter­zo fal­so: Il Cdr com­por­ta un aumen­to di tar­if­fa.
Per il Cdr Murzi ha chiar­i­to due ele­men­ti sig­ni­fica­tivi. Il pri­mo riguar­da la tec­nolo­gia, apprez­z­abile quan­do l’impianto venne con­cepi­to all’inizio del 2000, ormai super­a­ta quan­do, dopo un lun­go cam­mi­no nel­la buro­crazia dei per­me­s­si e delle autor­iz­zazioni, lo stes­so impianto è sta­to ulti­ma­to. Il sec­on­do ele­men­to riguar­da il fat­to che l’am­min­is­tra­tore uni­co attuale è giun­to ad Asiu più di sette anni dopo il con­cepi­men­to di un prog­et­to chiam­a­to Cdr. Nel­la sostan­za Murzi ha tenu­to a pre­cis­are che lui con la nasci­ta di quell’impianto c’entra nul­la men­tre oggi è comunque chiam­a­to a gestire un aggeg­gio di cui farebbe volen­tieri a meno. Il Cdr, ovvero il com­bustile da rifi­u­to, è un prodot­to che nasce appun­to dagli scar­ti e si carat­ter­iz­za per essere il car­bu­rante pos­si­bile per strut­ture che pro­ducono soli­ta­mente ener­gia. Quin­di l’idea orig­i­nar­ia, alla base del Cdr, era quel­la di rici­clare i rifiu­ti, usar­li in maniera pro­dut­ti­va ed evitare quan­to più pos­si­bile il con­fer­i­men­to in dis­car­i­ca. Il fat­to che il Cdr rap­p­re­sen­ti oggi una tec­nolo­gia super­a­ta è dovu­to alla ten­den­za di ricor­rere alla rac­col­ta dif­feren­zi­a­ta spin­ta, più van­tag­giosa eco­nomi­ca­mente e più effi­cace per la sal­va­guardia dell’ambiente.
Per la cronaca si deve riferire che l’impianto Cdr, che fa capo all’Asiu, non ha prodot­to nul­la fino a poco tem­po fa. Si dà il caso però che il prog­et­to abbia avu­to un cos­to di oltre tre mil­ioni di euro una parte dei quali giun­ti da un cofi­nanzi­a­men­to dell’Europa, sem­pre gius­ta­mente pronta ad esigere la real­iz­zazione delle opere su cui ha investi­to. Fat­to è che un paio di mesi fa la Regione, inter­me­di­are nell’operazione di cofi­nanzi­a­men­to, è dovu­ta inter­venire, qua­si cer­ta­mente su pres­sione Ue, per met­tere Asiu sull’avviso: pro­durre o resti­tuire 1,6 mil­ioni ottenu­ti per real­iz­zare l’opera. Pic­chia e mena siamo così arrivati all’avvio del­l’at­tiv­ità con il mate­ri­ale che dove­va essere con­fer­i­to a qual­cuno in gra­do di uti­liz­zar­lo. Non fate l’errore in cui cadono tut­ti ed anche noi. E’ oppor­tuno infat­ti con­sid­er­are che gli impianti che ricevono il Cdr effet­tuano un servizio di smal­ti­men­to dell’originario rifi­u­to quin­di non pagano, quan­do ricevono il prodot­to, ma si fan­no addirit­tura pagare.
Va aggiun­to che il Cdr real­iz­za­to a Piom­bi­no ha carat­ter­is­tiche non adat­ta­bili a tut­ti gli impianti che usano questo tipo di com­bustile. Per esem­pio a Livorno non vogliono neanche sen­tir par­lare del Cdr di Piom­bi­no.
Attra­ver­so un bel po’ di medi­azioni alla fine si è rius­ci­ti a stip­u­lare un con­trat­to con il cogen­er­a­tore che sorge a Scar­li­no e al quale l’Asiu avrebbe dovu­to pagare 300mila euro all’anno per piaz­zare il pro­prio Cdr.
Però quan­do dice male, dice male. A Scar­li­no non si è mai potu­to trasportare neanche un gram­mo di prodot­to sem­plice­mente per­ché, pri­ma dell’arrivo dei camion da Piom­bi­no, l’impianto gros­se­tano è sta­to chiu­so per inizia­ti­va del­la mag­i­s­tratu­ra.
Oggi, come ha rifer­i­to Murzi, si sta cer­can­do un’altra soluzione, ovvero un altro impianto dis­pos­to ad accogliere il Cdr per 50–60 mila euro l’anno. Ma non si pote­va cer­care pri­ma e cioè quan­do è ter­mi­na­ta la costruzione del­l’impianto e cioè dal 2007?
Quale pos­sa essere il futuro di questo prog­et­to a Piom­bi­no non è preved­i­bile. L’impressione è che, se l’esperienza di questo Cdr venisse con­clusa, pochi pian­gereb­bero e molti prob­le­mi sareb­bero d’un colpo risolti. Ma in Italia per aprire o chi­ud­ere anche la più minus­co­la ed inutile delle porte non si trovano mai le chi­avi appro­pri­ate.
Murzi dice che è fal­sa l’affermazione sec­on­do cui la sto­ria del Cdr com­porterebbe aumen­ti di tar­iffe per gli uten­ti del­la Val di Cor­nia. Nel­lo speci­fi­co non c’è ragione per non cred­er­gli anche se una con­sid­er­azione non può essere taci­u­ta. C’è infat­ti da chieder­si come pos­sa, un’azienda pub­bli­ca qual è l’Asiu, garan­tire un’entrata in bilan­cio pari alle spese di ges­tione di un servizio che non pro­duce prati­ca­mente utili.
Quar­to fal­so: assem­blee, dichiarazioni uffi­ciali e ver­ità.
A questo tito­lo l’am­min­is­tra­tore uni­co di Asiu fa seguire l’affermazione cir­ca la fal­sità di ester­nazioni evi­den­te­mente apparse sui gior­nali. Alcu­ni rifer­i­men­ti si pos­sono immag­inare (Murzi ha par­la­to esplici­ta­mente del sin­da­co di Suvere­to), altri sono meno evi­den­ti. Nell’uno e nell’altro caso con­finerem­mo la cosa nel dibat­ti­to più o meno cor­ret­to che da sem­pre si svolge tra le forze politiche. Roba che ci inter­es­sa meno dei fat­ti vis­su­ti e dei doc­u­men­ti che si pos­sono con­sultare.

L’impianto Tap
Cer­ta­mente più ril­e­vante è ciò che Murzi ha rifer­i­to sul­la Tap, sul con­glomix, sul­la nuo­va dis­car­i­ca, sui rifiu­ti spe­ciali e sui cri­teri con cui egli intende portare fuori l’Asiu dal­la crit­i­ca con­dizione in cui si tro­va.
E’ evi­dente che con l’arrivo, verosim­il­mente nel 2016, del nuo­vo gestore dell’Ato sud, cioè di Sei Toscana, l’Asiu perderà l’attuale ruo­lo atti­vo nel­la rac­col­ta dei rifiu­ti e quin­di dovrà con­cen­trare la pro­pria atten­zione su altri prog­et­ti con una valen­za pret­ta­mente eco­log­i­ca (smal­ti­men­to e recu­pero) e sulle boni­fiche, in par­ti­co­lare quelle rel­a­tive alla Luc­chi­ni il cui pas­sag­gio a Cevi­tal ver­rà presto for­mal­iz­za­to.
In ques­ta otti­ca, sec­on­do l’am­min­is­tra­tore uni­co, diven­tano essen­ziali una nuo­va dis­car­i­ca e la pre­sen­za di un impianto come quel­lo del­la Tap, entram­bi a chilometri zero dai luoghi da bonifi­care e dai rifiu­ti da trattare.
Per la nuo­va dis­car­i­ca Murzi ha pre­an­nun­ci­a­to la immi­nente fine dell’iter buro­crati­co rel­a­ti­vo ad un nuo­vo impianto che, nell’area denom­i­na­ta LI 53, affi­ancherebbe l’attuale dis­car­i­ca di Pog­gio a Ven­ti, ormai in esauri­men­to. In quest’area LI 53 insistono con­sis­ten­ti cumuli di rifiu­ti, frut­to del­la lavo­razione Luc­chi­ni. Roba sen­za un padre e neanche una madre e quin­di sen­za una appar­ente pos­si­bil­ità di rimozione: non Asiu, non Piero Nar­di, nom­i­na­to com­mis­sario quan­do i cumuli già c’erano, non Cevi­tal che non ha acquis­ta­to questi spazi.
D’altra parte però i nuovi pro­pri­etari algeri­ni han­no tra i loro com­pi­ti l’effettuazione delle boni­fiche con l’esigenza di pavi­menta­re vaste super­fi­ci dell’attuale fab­bri­ca.
La pro­pos­ta di Murzi è un’autentica sfi­da sen­za para­cadute. Sec­on­do le affer­mazioni del­l’am­min­is­tra­tore di Asiu, Cevi­tal, come molti altri, ha mes­so gli occhi sul­la piattafor­ma Tap tan­to da non dis­deg­nare neanche un acquis­to (“C’è la fila per questo impianto – ha det­to Murzi – ma io non mi sog­no neanche di ced­er­lo”). Facen­do leva su ques­ta aspi­razione l’am­min­is­tra­tore vuole con­vin­cere gli algeri­ni ad entrare in Tap e a pro­muo­vere un’azione per rimuo­vere i cumuli nell’area LI  53. Il van­tag­gio che Cevi­tal otter­rebbe sta, sec­on­do Murzi, negli “enor­mi rispar­mi” che, dopo un inves­ti­men­to iniziale, i nuovi pro­pri­etari del­la fab­bri­ca con­seguireb­bero dall’uso del con­glomix, rica­va­to dal trat­ta­men­to dei rifiu­ti accu­mu­lati nell’area del­la nuo­va dis­car­i­ca ed uti­liz­za­to per effet­tuare le pavi­men­tazioni con­seguen­ti alle boni­fiche. In questo modo da un lato Asiu potrebbe dis­porre di una dis­car­i­ca pien­amente effi­ciente e dall’altro si tro­verebbe con un impianto sostenu­to da un socio “siderur­gi­co” affid­abile.
In più la Tap tornerebbe a perseguire pien­amente gli scopi per i quali è nata, ovvero “dare una rispos­ta ambi­en­tale alla smisura­ta pro­duzione dei rifiu­ti in usci­ta dal­la fab­bri­ca” per­al­tro pro­ducen­do, con gli stes­si scar­ti, un mate­ri­ale van­tag­giosa­mente uti­liz­z­abile soprat­tut­to in cam­po edilizio. E, in aggiun­ta, con la con­seguente e con­sis­tente riduzione delle estrazioni dalle cave di Campiglia.
Su questo argo­men­to, in con­feren­za stam­pa, un inciso non pote­va man­care. Murzi ha infat­ti pun­tu­al­iz­za­to che quan­do la Tap è nata lui in Asiu non c’era. In quel­la pri­ma fase l’impianto real­iz­za­va un prodot­to denom­i­na­to Cic che nasce­va dall’impiego, per oltre il 30 per cen­to, di mate­ri­ali iner­ti prove­ni­en­ti dalle cave. Altro che dimin­uzione di estrazioni. Quan­do il pre­de­ces­sore dell’attuale ammin­is­tra­tore ha las­ci­a­to il pos­to (“per pre­sun­to con­flit­to di inter­esse” – è sta­to det­to in con­feren­za stam­pa), Murzi ha rifer­i­to di aver subito abban­do­na­to il prim­i­ti­vo prog­et­to su cui lavo­ra­vano quat­tro diver­si pro­fes­sion­isti per pro­muo­vere quel­lo ori­en­ta­to ver­so la pro­duzione di con­glomix, la cui real­iz­zazione richiede solo l’uno per cen­to di mate­ri­ali usci­ti da demolizioni e quin­di da recu­pero. Chiaris­si­mo il mes­sag­gio: altri non han­no ridot­to le escav­azioni, io invece sì.
Più o meno quel­lo che è sta­to rifer­i­to riguar­do ai rifiu­ti spe­ciali che nel 2008, quan­do Murzi ha assun­to l’incarico di ammin­is­tra­tore uni­co, veni­vano con­fer­i­ti in dis­car­i­ca nel­la misura di 125.722 ton­nel­late che sono state ridotte a 15.431 nel 2013 con un calo dell’87%.
Indi­can­do i motivi cir­ca il man­ca­to impiego di con­glomix nei con­sis­ten­ti lavori al por­to Murzi ha ovvi­a­mente fat­to rifer­i­men­to alla crisi del­la Luc­chi­ni che ad un cer­to pun­to non ha più for­ni­to i mate­ri­ali di scar­to nec­es­sari a far fun­zionare la Tap.
E’ evi­dente, al di là di tut­to, che il prog­et­to di rilan­cio di Asiu da parte di Murzi pog­gia su pre­sup­posti che quan­to meno non preve­dono piani B. Ovvero il ruo­lo di Cevi­tal nei proposi­ti del­l’am­min­is­tra­tore uni­co diven­ta fon­da­men­tale ed esclu­si­vo al pun­to che non è fuori luo­go chieder­si cosa sarebbe accadu­to se il grup­po algeri­no non fos­se improvvisa­mente spun­ta­to sul­lo sce­nario piom­bi­nese. E non appare cer­to scon­ta­ta una rispos­ta affer­ma­ti­va di mis­ter Rebrab per un impeg­no anche in Tap non fos­se altro che per una ques­tione di buon sen­so: gli algeri­ni, pur arrivati da poco, sono sta­ti asso­ciati ai busi­ness più diver­si: acciaierie con i forni elet­tri­ci, polo agro ali­menta­re, hotel Cen­trale, stoccag­gi ed usi diver­si del por­to, una vetre­ria, import di elet­trodomes­ti­ci dal­la Fran­cia, arri­vo di auto da una con­ces­sion­ar­ia oper­ante in Alge­ria ed ora anche la Tap. Prob­a­bil­mente anche un grup­po pur soli­do come Cevi­tal avrà i suoi lim­i­ti e soprat­tut­to i pro­pri piani oper­a­tivi che non saran­no cer­to quel­li di un’organizzazione assis­ten­ziale ma di una soci­età che gius­ta­mente pun­ta al prof­it­to.
E’ sta­to det­to poi che il con­glomix è grat­i­fi­ca­to da ogni cer­ti­fi­cazione che ne garan­tisce l’uso. Cer­ta­mente è così ma da questo ad una affer­mazione sul mer­ca­to il pas­so è lun­go. Sen­za con­tare e vol­er dare poi ecces­si­vo peso alle voci rel­a­tive a qualche prob­lemi­no nell’utilizzo del mate­ri­ale che non sarebbe facilis­si­mo da trasportare sen­za che rap­i­da­mente si solid­i­fichi pregiu­di­can­done l’impiego, così come si disse del Cic. Un ele­men­to su cui non esistono con­ferme ma neanche smen­tite.
Per Murzi l’alternativa al suo piano, ovvero la ven­di­ta imme­di­a­ta di Tap, com­porterebbe sicu­ra­mente un entra­ta per Asiu ma con­tem­po­ranea­mente una più con­sis­tente usci­ta per far fronte, in una uni­ca soluzione, a tut­ti gli impeg­ni assun­ti per finanziare l’investimento.
Come dire: con­dan­nati a ten­ercela anche se, incas­san­do al momen­to poco o nul­la, cos­ta ad Asiu 80–100mila euro al mese che, con una serie di val­u­tazioni e oper­azioni con­tabili, Murzi ha det­to di aver comunque recen­te­mente ridot­to a 10–15mila.

Una risposta a “Asiu, l’operazione autosalvataggio di Fulvio Murzi”

  1. Lirio Gentili says:

    Il prob­le­ma Asiu può essere Murzi? Io cre­do che sia un fal­so prob­le­ma, ma chi indi­ca le per­sone nelle aziende pub­bliche, quan­ti di loro potreb­bero dirigere un azien­da pri­va­ta? ZEROOO. Met­tono ami­ci tesserati,dipendenti tesserati ed han­no il cor­ag­gio di dire, come ieri sul Tir­reno ha fat­to il sig. Fabi­ani, che non spet­ta al Pd indi­care il nuo­vo diri­gente, ma ai sin­daci. Chi lo vota può credere, ma il resto dei cit­ta­di­ni asso­lu­ta­mente no anche se paga gli errori di questi sig­nori. Ma come è pos­si­bile che in Asiu ci siano 13 imp­ie­gati oltre a 3 diri­gen­ti? Un’ azien­da pri­va­ta non potrebbe mai per­me­t­terse­lo! Ma loro impert­er­ri­ti van­no avan­ti e sper­a­no nel nuo­vo algeri­no che sem­bra dis­pos­to a pren­dere tutte le aziende pub­bliche del­la zona, rig­orosa­mente in deficit.

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