STORIA DI UN GIOVANE CHE SI E' CREATO UN LAVORO IN VAL DI CORNIA

Matteo, dal disegno industriale alla mountain bike

· Inserito in News dal territorio
Niccolò Pini

PIOMBINO 2 novem­bre 2019Nic­colò Pini inter­vista Mat­teo Dondiero (nel­la foto in bas­so a sin­is­tra), 31 anni, nato e cresci­u­to a Piom­bi­no, stu­di al liceo artis­ti­co e all’università (dis­eg­no indus­tri­ale a Firen­ze).

Par­laci del­la tua attuale attiv­ità dove si tro­va e cosa stai facen­do?
Attual­mente fac­cio attiv­ità di gui­da in moun­tain bike e noleg­gio bici, la mia attiv­ità si chia­ma Tus­can Bike Ride and Chill, pres­so la strut­tura Pog­gio all’Agnello. Accom­pa­g­no vis­i­ta­tori sul promon­to­rio di Piom­bi­no e su Monte Calvi per­cor­ren­do sen­tieri boschivi e strade di cam­pagna in bici.

Le tue pas­sioni? I  tuoi hob­by?
Sono sem­pre sta­to appas­sion­a­to di sport out­door, skate­board, snow­bord, e poi anche la MBT (moun­tain bike n.d.r.), le altre mie pas­sioni sono il dis­eg­no e la musi­ca, suono anche la bat­te­ria. Mi è sem­pre piaci­u­to lo snow­bord e scen­dere giù a grande veloc­ità, il prob­le­ma con questo sport è che devi aspettare la sta­gion­al­ità e non sem­pre puoi andar­ci, poi ho scop­er­to che con la bici lo puoi fare tut­to l’anno.

Cosa è oggi lo sport del­la Mon­tain Bike?
Oggi è uno sport che con­siste nel per­cor­rere sen­tieri di mon­tagna o boschivi giù a “a pal­la” (a grande veloc­ità n.d.r.) fino alla fine. Si può dire che nasce come sport estremo, o comunque un out­door impeg­na­ti­vo, ma con la sua cresci­ta è divenu­to uno sport per tut­ti, che si riv­olge ad un’ampia gam­ma di per­sone. Si pos­sono per­cor­rere sen­tieri nel­la mac­chia anche solo per goder­si la natu­ra e il pae­sag­gio. Ride and Chill sig­nifi­ca pro­prio questo: cor­rere diver­tendosi. Ven­do un servizio e voglio che i miei cli­en­ti escano dal­la mia espe­rien­za sod­dis­fat­ti e app­a­gati, non devono sen­tir­si mes­si alla pro­va se non lo vogliono. Ho come cli­en­ti famiglie che vogliono fare un sem­plice giro per le nos­tre zone, mag­a­ri abbina­ta ad una sos­ta in un agri­t­ur­is­mo o una can­ti­na, ma anche il rid­er che vuole affrontare i sen­tieri e le discese del bosco di Pop­u­lo­nia e Campiglia.

Come nasce l’idea del tour bike? Cosa hai fat­to pri­ma di intrapren­dere ques­ta attiv­ità?
Non ho avu­to un buon riscon­tro dagli anni dell’università, ave­vo scel­to una facoltà che mi piace­va ma con gli anni, un po’ a causa mia, un po’ per essere ricadu­to negli anni del­la rifor­ma uni­ver­si­taria – vecchio/nuovo ordi­na­men­to — e per lo sposta­men­to del­la sede del­la facoltà, la pas­sione per ciò che sta­vo stu­dian­do si è affievoli­ta, fino ad arrivare a dare gli esa­mi solo per finire l’università. Ero svuo­ta­to di qual­si­asi moti­vazione per ciò che sta­vo facen­do. Nonos­tante ciò quegli anni mi sono servi­ti, pri­ma di tut­to per avere una diver­sa for­mazione men­tale nel pro­gram­mare le idee, poi nel­la prat­i­ca, tutte le conoscen­ze acquisite di dis­eg­no indus­tri­ale e grafi­ca li ho messe in prat­i­ca per costru­ire il mio logo e il sito di Tus­can Bike.
Dopo esser­mi lau­re­ato, come det­to, ave­vo per­so la moti­vazione di cer­care lavoro nell’ambito in cui ave­vo stu­di­a­to, ho prova­to a cer­care in quel set­tore ma sen­za essere con­vin­to di quel­lo che faces­si. Così ho lavo­ra­to sem­pre con impieghi sta­gion­ali preva­len­te­mente al por­to di Salivoli come ormeg­gia­tore.
Anco­ra non ave­vo cog­nizione di cosa volessi fare nel­la vita ma l’ambito tur­is­ti­co era un set­tore di cui inizia­vo ad avere una cer­ta espe­rien­za aven­do anche fat­to sta­gioni durante gli stu­di come bagni­no.

Cosa ti ha fat­to cam­biare lavoro?
La svol­ta c’è sta­ta quan­do, mi pare nel 2014, la soci­età che ges­ti­va il por­to mi chi­amò dicen­do­mi che quell’anno non mi avreb­bero assun­to a causa di prob­le­mi di bilan­cio. Pro­prio lo stes­so giorno trovai un annun­cio su inter­net dove si dice­va che cer­ca­vano un mec­ca­ni­co di bici a Fol­loni­ca con la pos­si­bil­ità di fare anche accom­pa­g­na­men­to come gui­da moun­tain bike. All’epoca ave­vo già la pas­sione per la moun­tain bike e il down hill, non ave­vo mai fat­to vera­mente il mec­ca­ni­co, ma decisi comunque di tentare, feci una set­ti­mana di pro­va e poi mi pre­sero. Da quell’esperienza capii che quel lavoro mi inter­es­sa­va e mi “gar­ba­va parec­chio”. Capii anche che esiste­va una realtà dietro il mon­do del­la bici­clet­ta e del tur­is­mo lega­to ad essa, già ben svilup­pa­to, che fino a quel momen­to non ave­vo mai pre­so in con­sid­er­azione.

Come era la realtà del­la moun­tain bike in ques­ta zona in quel peri­o­do?
In quel peri­o­do sta­va pro­prio esplo­den­do la realtà del­la moun­tain bike, per­ché nel 2013 a Pun­ta Ala era sta­to orga­niz­za­to il pri­mo mon­di­ale enduro in MBT, lo andai a vedere e mi ci flashai (mi piacque molto n.d.r.). Sono dei pazzi che sfrec­ciano giù per una col­li­na: fu pro­prio da quell’esperienza che iniziai ad andare in MBT. Quell’evento ebbe una vas­ta eco che si propagò anche alla nos­tra zona; gli orga­niz­za­tori dell’evento ave­vano investi­to molto sul­la comu­ni­cazione del­la com­pe­tizione e di quel­lo sport per man­tenere un tar­get di nuo­va clien­tela lega­ta a quel tur­is­mo.
Si può dire che da quell’evento si affer­ma lo sport del­la MBT anche in Toscana in par­ti­co­lare per­ché si trasla­va il con­cet­to di sport di mon­tagna al mare, sul­la scia di quel­lo che era già sta­to fat­to anni pri­ma dal­la Lig­uria; quin­di uno sport che nasce sulle Dolomi­ti, oggi si accos­ta a pae­sag­gi di colline e pendii al ridos­so del mare, con tut­to quel­lo che ne con­segue dal pun­to di vista dell’attrattività tur­is­ti­ca enogas­tro­nom­i­ca.

Dopo l’esperienza da mec­ca­ni­co a Fol­loni­ca?
Come dice­vo ave­vo capi­to che quel­lo era il mio set­tore, così, dopo la sta­gione a quel negozio a Fol­loni­ca, andai a Finale Lig­ure per fare un cor­so per avere un cer­ti­fi­ca­to che mi garan­tisse come gui­da. Da lì in poi ave­vo già in mente che avrei volu­to svilup­pare questo ambito e fare qual­cosa di mio, ma anco­ra non rius­ci­vo a con­cretiz­zare l’idea che ave­vo in mente, un po’ per l’età un po’ per­ché non ave­vo ben capi­to come far par­tire l’idea: mi man­ca­va un po’ di espe­rien­za. Dunque ho con­tin­u­a­to a fare lavori sta­gion­ali.
Nel 2016, dopo aver fini­to la sta­gione andai a fare un viag­gio-trekking in Nepal, a quel viag­gio si aggiunse all’ultimo momen­to anche un altro ragaz­zo che in quel momen­to lavo­ra­va per il Bike hotel Mas­sa Vec­chia ( Mas­sa Marit­ti­ma) dove face­va la gui­da per bik­ers.
In quel trekking lui vide che ero un tipo che si sape­va ben adattare anche a situ­azioni sco­mode o dis­agiate e che rius­ci­va ad avere sem­pre un atteggia­men­to pos­i­ti­vo, sono carat­ter­is­tiche che una buona gui­da non può non avere per­ché tut­ta la sua atten­zione deve essere focal­iz­za­ta sul cliente, e quin­di mi pro­pose di fare la gui­da per la sta­gione al Bike Hotel a Mas­sa.
Quel­la sta­gione fu tan­to fati­cosa quan­to pro­dut­ti­va dal pun­to di vista dell’esperienza e del­la con­cretiz­zazione del mio prog­et­to.
La mat­ti­na mi sveg­li­a­vo e anda­vo a pie­di a seg­nare il per­cor­so tramite GPS, poi lo riface­vo in bici per fis­sar­lo nel­la memo­ria: ero la gui­da, dove­vo conoscer­lo per­fet­ta­mente. Nel pomerig­gio accom­pa­g­na­vo i vis­i­ta­tori e poi la sera face­vo servizio di cameriere nel ris­torante dell’hotel. Inutile dire che a fine gior­na­ta ero a pezzi.
Ma da quell’esperienza ricavai tutte le infor­mazioni che mi ser­vivano per com­pletare l’idea del mio prog­et­to. Così mi feci cor­ag­gio e decisi di met­ter­mi in pro­prio.

E come sei arriva­to alla situ­azione attuale?
Era il 2017, ormai ave­vo già tut­to in mente su come real­iz­zare la mia idea, man­ca­va solo dove far­la, aspet­to non trascur­abile per la mia attiv­ità. Ave­vo già scar­ta­to una opzione Riotor­to per­ché la loca­tion non si presta­va. Pas­sai l’inverno prati­ca­mente rinchiu­so in casa a lavo­rare alla real­iz­zazione del sito inter­net e a piani­fi­care il tut­to; anda­vo a let­to con l’ansia e la mat­ti­na mi risveg­li­a­vo con la stes­sa sen­sazione pos­i­ti­va che ero vici­no alla chiusura del­la mia idea. Mi sveg­li­ai una mat­ti­na con la con­vinzione di far par­tire l’attività a cos­to di iniziare dal mio garage. Alla fine pro­prio quel giorno mi venne in mente Pog­gio all’agnello, preparai una relazione, gliela sot­toposi e loro mi con­cedet­tero un mag­a­zz­i­no all’interno del­la tenu­ta. Ora pote­vo davvero par­tire.
A quel pun­to con­tat­tai il mio ami­co Clau­dio che ave­va la rap­p­re­sen­tan­za per una nota mar­ca tedesca di bici, la Focus, e mi feci fare un pre­ven­ti­vo per l’acquisto delle prime dieci bici­clette MTB.
La mia impre­sa era appe­na inizia­ta ma ebbi già subito delle belle sod­dis­fazioni. A luglio mi chi­amò il CEO di Focus e mi pro­pose di ospitare i capi dell’azienda e di far­gli fare un giro nelle mie “piste”. Rimasero entu­si­asti dei nos­tri posti e di come ges­ti­vo la mia attiv­ità tant’è che un mese dopo, Gior­gio, il pro­pri­etario mi invitò a Verona dove c’è la sede del­la Focus per far­mi una pro­pos­ta: l’azienda ave­va da poco inglo­ba­to il ramo del­la dis­tribuzione di un’altra grande mar­ca di bici, la San­ta Cruz; era un mar­chio che anda­va rilan­ci­a­to e mi pro­pose di essere test cen­ter uffi­ciale!
Questo vuol dire che ti dan­no bici nuove che han­no un val­ore di cir­ca 10.000 euro l’una da uti­liz­zare e da far provare ai miei cli­en­ti per tut­ta la sta­gione, in più tut­ta una serie di col­lab­o­razioni. Mica male come inizio.

E invece quest’anno come è anda­ta?
L’attività è in espan­sione, a mar­zo abbi­amo orga­niz­za­to qui a Pop­u­lo­nia per la San­ta Cruz Bicy­cles, “The untamed test ride” il pri­mo even­to ital­iano per pre­sentare i nuovi prodot­ti ai cli­en­ti e tra poco ne fare­mo un altro, sem­pre qui, per l’Europa. Adesso col­laboro con un socio, che mi assiste nelle guide e in uffi­cio, ma se l’attività pros­egue così dovrò pren­der­mi qual­cuno fis­so in uffi­cio per le preno­tazioni.

Quale sono state le dif­fi­coltà più gran­di nell’avviare la tua attiv­ità?
Non ho trova­to par­ti­co­lari dif­fi­coltà buro­cratiche nell’avviare la mia idea (nor­mali per l’Italia), a parte forse nel­la richi­es­ta del mutuo per il quale, la ban­ca ha volu­to la fideius­sione di mio padre. La dif­fi­coltà più grande è anco­ra oggi la comu­ni­cazione di ciò che stai facen­do e come atti­rare la clien­tela. Qual­cuno mi dice: «bel­la vita che fai… il tuo lavoro è andare in bici!». In realtà il tour è solo l’ultima parte del mio lavoro, dietro c’è una attiv­ità di pro­mozione, fiere, incon­tri, rac­con­tare il ter­ri­to­rio, spie­gare cosa fac­cio, è un lavoro enorme.
Nel­la mia espe­rien­za di lavoro ho capi­to, che noi ital­iani siamo bravi a fare il prodot­to di qual­ità, ma che non lo sap­pi­amo rac­con­tare. Saper rac­con­tare, e per rac­con­tare inten­do comu­ni­care con tut­ti i mezzi oggi a dis­po­sizione, la pro­pria attiv­ità diven­ta un val­ore aggiun­to fon­da­men­tale per emerg­ere tra la mas­sa. Nat­u­ral­mente la comu­ni­cazione ha dei costi e bisogna essere con­sapevoli che la spe­sa in comu­ni­cazione è un aspet­to impre­scindibile in un’impresa. Io voglio cer­care di far capire alle aziende del­la nos­tra zona che avere un cer­to di tipo di servizi, come può essere quel­lo del tour in moun­tain bike, è un val­ore in più per il nos­tro ter­ri­to­rio e per i poten­ziali cli­en­ti che vis­i­tano i nos­tri posti. Ormai tut­ti gli agri­t­ur­is­mi o casa vacanze pos­seg­gono una pisci­na, non si può pen­sare che il sog­giornare nel­la nos­tra zona sia solo stare al bag­no in pisci­na o al mare, ci sono tante altre cosa da sco­prire.

Hai mai pen­sato di lavo­rare o di vedere la tua vita lon­tano dal luo­go in cui sei nato?
A dire la ver­ità no. Qualche vol­ta forse ci ho pen­sato astrat­ta­mente, forse nei momen­ti in cui non vede­vo bene l’obiettivo, ma non lo sen­ti­vo come una neces­sità, cre­do che fos­se un pen­siero più lega­to ad un malessere mio inte­ri­ore, se fos­si anda­to via non sarebbe cam­bi­a­to nul­la. Poi ho avu­to anche tan­ti esem­pi di ami­ci che sono andati a vivere all’estero ma la loro con­dizione non è che sia miglio­ra­ta molto, inoltre ho un otti­mo rap­por­to con la mia famiglia, non mi man­ca niente.

Tu lavori nell’ambito tur­is­ti­co, sec­on­do la tua espe­rien­za cosa potreb­bero fare le ammin­is­trazioni locali per miglio­rare l’offerta tur­is­ti­ca?
Chi­ud­ere.

In che sen­so scusa?
Sì, nel sen­so che per la mia espe­rien­za inter­fac­cia­r­si con i Comu­ni è una perdi­ta di tem­po, non riescono a capire l’importanza di sostenere o agevolare cer­ti tipi di attiv­ità, han­no sem­pre qual­cosa più impor­tante da dover fare, non han­no mai sol­di da spendere, poi vedi che ven­gono spre­cati per tante altre cose. La mia espe­rien­za per­son­ale con il pub­bli­co quin­di è neg­a­ti­va. Quel­lo che pen­so io è: date­ci oppor­tu­nità e noi pen­si­amo a svilup­par­le.

Fai una proiezione di te fra dieci anni, ti vedi sem­pre qui con la tua attiv­ità o da qualche altra parte, per­ché?
Mi vedo pos­i­ti­va­mente tra 10 anni. Vor­rei pot­er met­tere a frut­to i sac­ri­fi­ci che ho fat­to e sto facen­do oggi, sono appe­na due anni che ho inizia­to ma vedo un riscon­tro pos­i­ti­vo, vor­rei che fra dieci anni questo set­tore si fos­se svilup­pa­to a tal pun­to da vedere aper­ti altri Bike Cen­ter nel­la nos­tra zona, per­ché la richi­es­ta è tale da richiedere l’apertura in altre strut­ture. Non mi inter­es­sa che siano mie attiv­ità, se un set­tore fun­ziona c’è lavoro per tut­ti e ne ben­e­fi­cia tut­ta la zona. Io vor­rei che fra qualche anno, quan­do si par­lerà di moun­tain bike in Toscana, non ci si riferisca solo a Mas­sa Marit­ti­ma o Pun­ta Ala ma anche a Piom­bi­no.

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