Mirko Lami: “Francamente non so come finirà”

Roberto Marini

PIOMBINO 15 novem­bre 2013 — È impeg­na­to con la sigla del­la Fiom, insieme ai sin­da­cal­isti di cat­e­go­ria di Cisl e Uil, nel­la più dif­fi­cile verten­za che abbia carat­ter­iz­za­to il polo siderur­gi­co piom­bi­nese. Mirko Lami (nel­la foto) avverte la por­ta­ta del­la crisi in tut­ta la sua dram­matic­ità e ne par­la con la stes­sa pre­oc­cu­pazione con cui ogni giorno i lavo­ra­tori guardano al loro pos­to di lavoro. La pos­si­bil­ità di chi­ud­ere l’area a cal­do è reale e la svol­ta sarebbe davvero stor­i­ca.  Sen­ti­amo cosa ci dice.

Nel­la attuale crisi cosa vi stan­no chieden­do i lavo­ra­tori. Al di là del­la banale esi­gen­za per tut­ti del pos­to di lavoro?
La crisi mon­di­ale inizia­ta nel set­tem­bre del 2008 che ci ha coin­volto e por­ta­to al fal­li­men­to del­la Luc­chi­ni nel dicem­bre del Lami2012, ha aper­to for­ti pre­oc­cu­pazioni tra i lavo­ra­tori, che sono sot­to pres­sione già da oltre due anni e oggi, dopo le ultime vicende che ci han­no vis­to impeg­nati con l’oc­cu­pazione del Riv­el­li­no, dove ven­erdì 18 otto­bre è sta­ta fat­ta una assem­blea al rien­tro da Roma dei seg­re­tari sin­da­cali Fim/Fiom/Uilm e del sin­da­co di Piom­bi­no Gian­ni Ansel­mi, che han­no rac­con­ta­to una fase com­pli­ca­ta e la con­fer­ma da parte del­l’azien­da di vol­er fer­mare l’area a cal­do del­lo sta­bil­i­men­to con la con­seguente usci­ta di cir­ca 1500 lavo­ra­tori.
Poi nei giorni suc­ces­sivi c’è sta­to l’in­con­tro tra le Rap­p­re­sen­tanze sin­da­cali uni­tarie del­lo sta­bil­i­men­to Luc­chi­ni e il Pres­i­dente del­la Repub­bli­ca, il Pres­i­dente del Con­siglio Let­ta e il Pres­i­dente del­la Regione Toscana Rossi, in cui dal Pres­i­dente Gior­gio Napoli­tano è par­ti­ta la richi­es­ta al Pres­i­dente Enri­co Let­ta di provare a trovare le soluzioni entro il 30 novem­bre. Quin­di un seg­nale forte che ha bisog­no di essere pre­so in con­sid­er­azione da tut­ti. 

Quali sono le reazioni dei lavo­ra­tori di fronte agli annun­ci del sin­da­ca­to e soprat­tut­to del­la polit­i­ca? Fidu­cia? Dub­bio? Delu­sione? Incredulità? Rifi­u­to?
Anche se ormai esiste una fet­ta di 1/4 del­la popo­lazione ital­iana che non ha più fidu­cia nel­la polit­i­ca e in alcu­ni casi anche nel sin­da­ca­to, in ques­ta dif­fi­cile verten­za, ad oggi, questi due sogget­ti stan­no col­lab­o­ran­do per trovare soluzioni affinchè nel nos­tro ter­ri­to­rio non si apra quel dram­ma sociale che ci farebbe pas­sare da una vita dig­ni­tosa, data dal lavoro, alla povertà.
A me pare che la mag­gio­ran­za dei lavo­ra­tori, stia apprez­zan­do il lavoro che stan­no por­tan­do avan­ti i sin­da­cati e le Isti­tuzioni, Sin­da­co, Provin­cia e Regione, cer­ta­mente ora serve vedere dei risul­tati, altri­men­ti le pre­oc­cu­pazioni riman­gono, anzi, aumen­tano. 

Di fronte ad un reit­er­a­to no al man­ten­i­men­to dell’area a cal­do come pen­sate di rea­gire? Sareste dis­posti ad accettare qual­cosa di alter­na­ti­vo?
Noi tut­ti sap­pi­amo che l’alto­forno 4 è e sarà l’ul­ti­mo alto­forno di Piom­bi­no.
Il Sin­da­ca­to, è disponi­bile a dis­cutere del futuro del­la fab­bri­ca, di impianti inno­v­a­tivi come il corex e il forno elet­tri­co, quest’ul­ti­mo ali­men­ta­to attra­ver­so il rot­tame prove­niente che potrebbe arrivare a km 0, dal prob­a­bile arri­vo e sman­tel­la­men­to del­la Con­cor­dia e dal­la pos­si­bile nasci­ta del polo di rot­ta­mazione europeo delle navi. Un even­tuale accor­do di pro­gram­ma però, lo si può siglare solo durante gli impianti in mar­cia. 

Cosa è che vi pre­oc­cu­pa di più? I tem­pi ristret­ti? La dif­fi­coltà a trovare inves­ti­men­ti per man­tenere l’occupazione in fab­bri­ca? L’assenza di disponi­bil­ità da parte delle isti­tuzioni?
La pre­oc­cu­pazione più grossa adesso sono i tem­pi bre­vis­si­mi che sono arrivati dopo anni di riu­nioni a cui la Polit­i­ca non è rius­ci­ta, o non ha volu­to, dare risposte alle nos­tre pro­poste.

Per voi esiste qual­cosa di alter­na­ti­vo almeno da affi­an­care all’economia basa­ta sul­la fab­bri­ca?
Non solo a Piom­bi­no ma a tut­to il Paese Italia, serve una indus­tria pri­maria attra­ver­so una polit­i­ca indus­tri­ale e le fab­briche.
Il tur­is­mo è sen­z’al­tro molto utile ma non suf­fi­ciente a coprire numeri ele­vati di stipen­di e soprat­tut­to i dod­i­ci mesi del­l’an­no. Indus­tria pri­maria e tur­is­mo pos­sono essere due anel­li del­la colon­na ver­te­brale del­l’I­talia.
Il nos­tro Paese ha neces­sità di ripar­tire attra­ver­so una polit­i­ca indus­tri­ale che aiu­ti una ripresa delle fab­briche ital­iane per con­sumare prodot­ti ital­iani. Un esempio?Tenere a casa lavo­ra­tori di aziende come la IRIBUS, gioiel­lo di fab­bri­ca che pro­duce bus, per andar­li a com­prare all’es­tero, DAF olan­dese, oggi è assur­do. Dob­bi­amo pen­sare a tirare su il nos­tro Paese come sta pen­san­do di fare la Fran­cia, la Ger­ma­nia e l’Inghilter­ra. Cer­to si devono fare i con­ti con il mer­ca­to ma dob­bi­amo con­sid­er­are che se acquistare bus all’es­tero si risparmia, dob­bi­amo anche cal­co­lare il cos­to sociale per tenere lavo­ra­tori a casa attra­ver­so gli ammor­tiz­za­tori sociali.

Sin­ce­ra­mente come pen­sa pos­sa finire?
Fran­ca­mente non so come andrà a finire per­chè le dinamiche sono molte e legate a molti aspet­ti, da una azien­da fal­li­ta alle scelte che il Gov­er­no potrebbe fare non solo per la siderur­gia piom­bi­nese ma anche per questo set­tore impor­tante in tut­ta Italia con i suoi sta­bil­i­men­ti di Taran­to, Terni, Gen­o­va, Tri­este. Forse le cose pren­der­an­no un altro aspet­to dopo che si è aper­ta il ban­do di ven­di­ta del­la fab­bri­ca e quin­di si potreb­bero aprire sce­nari con qualche impren­di­tore inter­es­sato. Cer­to è che noi lot­ter­e­mo fino all’ul­ti­mo per­chè il nos­tro logo, “Piom­bi­no non deve chi­ud­ere” lo dovran­no conoscere in tut­to il mon­do, pro­prio per­ché noi abbi­amo invi­a­to in tut­to il mon­do il prodot­to prin­ci­pale del­la nos­tra fab­bri­ca, invidi­ate da molte aziende che cer­cano di entrare in questo seg­men­to di mer­ca­to, cioè, le rotaie da 108metri di lunghez­za, sen­za sal­da­ture, per l’al­ta veloc­ità, ma serve sem­pre una polit­i­ca indus­tri­ale che affron­ti anche il rin­no­vo del­la rete fer­roviaria nazionale; potreb­bero esser­ci le basi per far­lo? In Inghilter­ra la TATA Steel è rius­ci­ta a fare con­trat­ti per il rin­no­vo del­la rete fer­roviaria fino al 2019.

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