#NoisiamoPiombino, diario intimo di una città

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Pino Bertelli

PIOMBINO 9 novem­bre 2015 — Una strana mostra fotografi­ca si aggi­ra nel­la cit­tà di Piom­bi­no… è una serie di immag­i­ni scat­tate (o sono state “pas­sate”) in Insta­gram con un “tele­foni­no”, e sono pagine di un diario inti­mo e pas­sion­ale del­la cit­tà come la vedono, la “sentono” o l’amano questi cit­ta­di­ni che si sono fat­to fotografi (o vicev­er­sa). Il fotografo guar­da sem­pre attra­ver­so la pro­pria “igno­ran­za” o la pro­pria “pau­ra”, qualche vol­ta riv­olge lo sguar­do alla bellez­za del­la realtà che lo cir­con­da ed è subito fotografia.
L’idea di ques­ta mostra-Insta­gram (#Nois­i­amo­Pi­om­bi­no), venu­ta al sin­da­co Giu­liani (e sostenu­ta dai suoi col­lab­o­ra­tori Fer­ri­ni, Pel­le­gri­ni, Pieruli­vo, Rachele) cre­do, è di quelle buone, che aiu­tano la cul­tura (non solo) fotografi­ca a rac­con­tare il bel­lo, il gius­to, il buono di una comu­nità… cer­to anche i tim­o­ri, i cam­bi­a­men­ti, le sper­anze di una cit­tà che cam­bia e si apre al futuro nel­la con­sapev­olez­za che la sua memo­ria stor­i­ca e gli uomi­ni che l’hanno vis­su­ta sono sem­pre al cen­tro di ogni mutazione sociale.
Hen­ri Carti­er-Bres­son sostene­va, a ragione, che “fotogra­fare è met­tere sul­la stes­sa li-nea la tes­ta, l’occhio e il cuore”… e i fotografi-Insta­gram questo han­no fat­to, con quel­la sem­plic­ità e grazia che sono pro­pri a chi pro­va amore sen­za con­dizioni per la pro­pria ter­ra, mi sem­bra. Di più… la fotografia, come tut­ti i media del­la nos­tra epoca, anche nel­la loro stra­boc­cante pro­duzione seri­ale (che spes­so affon­da la forza comu­nica­ti­va del­lo stru­men­to), è un rizomario di lin­guag­gi, sen­sazioni, accadi­men­ti che pri­ma era­no dep­u­tati solo ai gran­di organi d’informazione o riv­iste spe­cial­iz­zate e costru­is­cono una nuo­va mate­ri­al­ità del­la sto­ria (come è sta­to per la pri­mav­era ara­ba, quale sia sta­ta la fine che questo impeto di lib­ertà abbia avu­to).
In molte immag­i­ni di #Nois­i­amo­Pi­om­bi­no la tec­ni­ca è min­i­male, alcune sono anche di pregev­ole fat­tura… le stampe sono curate, esposte nel­la gius­ta dimen­sione… sostenute da pic­coli scrit­ti degli autori che non spie­gano la fotografia che han­no fat­to ma il sen­ti­men­to che l’ha ispi­ra­ta… ci sono tagli dis­in­volti, fotomon­tag­gi curiosi, bian­co e nero di qual­ità e il mon­tag­gio del­la mostra è scevro da ogni estetismo gal­leris­ti­co… le fotografie-Insta­gram esp­ri­mono una trac­cia, una reg­is­trazione, costru­is­cono una situ­azione sen­ti­men­tale, allo scopo di non dimen­ti­care.
foto6Va det­to. La fotografia-Insta­gram si situa tra il fotoam­a­toris­mo provin­ciale e la fotografia d’autore… la foto­scrit­tura in Insta­gram è un’altra cosa, un altro lin­guag­gio, un’altra visione emo­ti­va, pri­va­ta, poet­i­ca del fare-fotografia… se i fotoam­a­tori esp­ri­mono qua­si sem­pre il loro banale nar­ci­sis­mo e i fotografi pro­fes­sion­isti sovente si occu­pano del “cuore aper­to” di una cit­tà solo nei suoi aspet­ti più accat­ti­van­ti, i fotografi­ci-Insta­gram di Piom­bi­no han­no espres­so una fenom­e­nolo­gia dell’esistente, sono entrati nelle pieghe dis­adorne di strade, mare, fab­briche, scor­ci di cit­tà e i loro “scat­ti” riman­dano all’autobiografia che ne con­segue.
Nel­la fotografia del­la sper­an­za “il tem­po nar­ra­to diven­ta tem­po stori­co quan­do è assun­to dal­la memo­ria sociale e dall’azione sociale” (John Berg­er). La mostra #Nois­i­amo­Pi­om­bi­no figu­ra un’estetica del­la spon­taneità (del­la sogget­tiv­ità come inno­cen­za del divenire) che è stu­pore e mer­av­iglia del­la vita quo­tid­i­ana e va a toc­care il sen­so di bellez­za, di tenerez­za, di con­di­vi­sione per un’intera cit­tà. E come dice­vano gli antichi gre­ci, là dove c’è il rispet­to per la bellez­za, c’è anche il rispet­to per la gius­tizia sociale.

 

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