Non più ambasciatore delle città del vino

· Inserito in Spazio aperto
Walter Gasperini

SUVERETO 28 aprile 2016 — Nel­la cit­tà di Ser­rone il 27 set­tem­bre 2015 si è tenu­to il Palio delle bot­ti e purtrop­po abbi­amo avu­to notizia di avven­i­men­ti ver­gog­nosi che sono suc­ce­du­ti da parte di tifosi, spin­gi­tori e anche ammin­is­tra­tori del­la cit­tà di Cor­ropoli. Purtrop­po è sta­to dimostra­to l’alto gra­do di inciviltà, arro­gan­za e pre­poten­za che è sta­ta espres­sa dai quei cit­ta­di­ni. Quel­lo che è più grave è il fat­to che risul­ta non essere nuovi a sim­ili prodezze, dove si sono pre­sen­tati han­no fat­to sfog­gio delle loro mer­av­iglie di man­ca­to civis­mo e riten­go che l’Associazione, non pos­sa far fin­ta di niente.
Come Ambas­ci­a­tore nom­i­na­to nel 1997, ho fat­to pronta let­tera al Pres­i­dente nazionale delle Cit­tà del vino nel­la quale mi sono per­me­s­so di chiedere quali provved­i­men­ti siano sta­ti pre­si ver­so quel Comune, per com­minare una gius­ta punizione che mi auguro esem­plare. Riten­go che i fat­ti, pro­prio per­ché ripetu­ti, mer­i­tano una chiara azione di espul­sione da com­po­nente del­la nos­tra Asso­ci­azione, che deve garan­tire un con­tin­uo val­ore cul­tur­ale, sociale, eti­co e morale dei suoi asso­ciati. Chi non riesce ad esprimere questi con­cetti, non può essere deg­no di far parte del­la Cit­tà del Vino.
Con­di­vi­do pien­amente chi sostiene che l’idea del Palio nazionale delle Bot­ti fin dal­la sua pri­ma edi­zione da parte dell’Associazione esprime un pri­mo prin­ci­pale scopo, quel­lo di creare occa­sioni d’incontro e di fes­ta tra le diverse Cit­tà del Vino, favoren­do gli scam­bi anche cul­tur­ali, nonché l’amicizia tra le squadre e le diverse comu­nità rap­p­re­sen­tate. Il Palio nazionale delle Bot­ti non è che lo stru­men­to, non il fine, per favorire queste occa­sioni d’incontro e per­tan­to appaiono fuori luo­go, se non addirit­tura inac­cetta­bili e per­ciò con­dannabili sen­za alcu­na ris­er­va, even­tu­ali man­i­fes­tazioni di intoller­an­za o di vio­len­za che pos­sano tur­bare il rego­lare svol­gi­men­to delle gare, sia delle fasi elim­i­na­to­rie sia del­la finale.
Purtrop­po nonos­tante sol­leciti a più riprese non ho avu­to nes­suna rispos­ta da parte del Pres­i­dente Flo­ri­ano Zam­bon, al quale al di là delle enun­ci­azioni teoriche, appare evi­dente che non inter­es­sa appli­care regole fon­dan­ti dell’Associazione e soprat­tut­to non inter­es­sa il parere di un Ambas­ci­a­tore. Bene, la mia sto­ria di ammin­is­tra­tore, le mie con­vinzioni rad­i­cate del dirit­to dovere di ogni ammin­is­tra­tore, ader­ente o meno all’Associazione di portare alto il balu­ar­do del civis­mo, del­la toller­an­za e del rispet­to ver­so gli altri, con una eti­ca e una morale al di sopra di ogni altro ele­men­to. Ora non ho più inten­zione di atten­dere comu­ni­cazioni e risposte improb­a­bili, non mi sen­to più asso­lu­ta­mente di portare la bandiera di una Asso­ci­azione che per scelta, chiara scelta, trascu­ra doveri impor­tan­ti nel com­por­ta­men­to dei pro­pri ader­en­ti.
Con una forte striz­za inte­ri­ore ho deciso di RESTITUIRE LA NOMINA DI AMBASCIATORE DELLE CITTADEL VINO rice­vu­ta il 15 novem­bre 1997. Auguro all’Associazione un cam­mi­no più ter­zo di quel­lo causato da avven­i­men­ti come quel­li di Ser­rone ed altri, augu­ran­do nel con­tem­po una mag­giore atten­zione alla coeren­za anche da parte degli stes­si diri­gen­ti dell’Associazione, ai quali non può bastare fare affer­mazioni ecla­tan­ti, ma occor­rono azioni coer­en­ti e ogget­tive per man­tenere viva nel pieno del­la sua trasparen­za, una Asso­ci­azione che nasce per unire e rifi­u­ta ogni vio­len­za e ogni inten­zione di dividere.

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