Non si risolvono i problemi con gli atti di fede
PIOMBINO 1 settembre 2019 – Il Comune di Piombino ed i partiti che l’hanno governato hanno avuto negli ultimi quindici anni come linea strategica fondamentale l’atto di fede. Oggi Partito democratico e lista collegata, pur all’opposizione, continuano. È un atto di fede definire RIMateria “un’azienda che noi continuiamo a pensare potrebbe essere funzionale alla gestione del ciclo dei rifiuti industriali e delle bonifiche, che restano un nostro obiettivo” quando sappiamo bene che in tutti gli accordi firmati da pubblici e da privati non c’è la definizione del benché minimo impegno sui rifiuti industriali e nemmeno sulle lavorazioni industriali e quanto alle bonifiche siamo alla presentazione alla verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientaleda parte di Invitalia della messa in sicurezza operativa della falda. Nient’altro. Ma non solo. Si fa finta ancora di non sapere che il progetto di RIMateria è lo stoccaggio di rifiuti ripartito tra i soci privati ai quali dei rifiuti locali derivati da bonifiche interessa ben poco.E si fa finta di non aver letto le condizioni nelle quali versa RIMateria sia dal punto di vista finanziario sia dal punto di vista organizzativo, quelle condizioni che hanno indotto lo stesso socio Lucchini a votare contro il bilancio 2018 (cfr articolo di Stile libero Idee dalla Val di Cornia Bilancio 2018 di RIMateria: oltre 2 milioni di deficit, ndr).
Responsabilità vorrebbe che la si smettesse una buona volta con gli atti di fede, come quelli che furono rivolti a direttori generali di ministeri, ministri, imprenditori veri o presunti per promesse ed accordi, sempre rivelatisi delle boutade, e si affrontassero per quel che sono i problemi veri.
La città ha detto chiaramente che vuole chiudere il capitolo discariche e che dunque il progetto RIMateria presentato alla Regione va bocciato. Ciò significa che mentre ciò succede e la destinazione di quella zona passa da territorio per rifiuti a territorio per il risanamento ambientale, lasciando perdere destinazioni per cantieri navali che sono pure fantasie, occorre pensare a un progetto di riconversione di RIMateria i cui contorni e la cui fattibilità è tutta da studiare ma dal quale non si può sfuggire. E del resto lo impone la stessa struttura occupazionale di RIMateria che per gestire una discarica ha quarantacinque dipendenti di cui dodici impiegati.
Si sta parlando in altri termini di una riconversione dal punto di vista ambientale, economico ed occupazionale complesso e difficile per il quale sono da utilizzare tutti gli strumenti possibili ed immaginabili ma ciò che non è possibile fare è sfuggire alla sua complessità e difficoltà con slogan o ricette parziali che del dilemma parlano di un solo corno. Per non dire di quelle di per sé sbagliate e comunque già rifiutate dalla popolazione e come tali impossibili.
Hic Rhodus, hic salta.