Il peggio deve ancora arrivare, i responsabili litigano

Luigi Coppola

PIOMBINO 1 dicem­bre 2017 — Riman­go alli­bito leggen­do le dichiarazioni dei prin­ci­pali art­efi­ci locali, region­ali e nazion­ali del­la vicen­da Aferpi/Cevital. Che fos­se un fal­li­men­to annun­ci­a­to lo sape­vano tut­ti, recen­te­mente lo ha fat­to inten­dere chiara­mente anche  il min­istro Cal­en­da. Il prob­le­ma è che han­no volu­to a tut­ti i costi Rebrab e lo han­no spon­soriz­za­to a tut­ti i liv­el­li, nonos­tante non avesse for­ni­to fin dal­l’inizio garanzie cred­i­bili sot­to ogni pro­fi­lo. Ora gli stes­si pro­tag­o­nisti si accu­sano l’un con l’al­tro rim­balzan­dosi le respon­ablità. Qual­cuno ora sostiene addirit­tura che sarebbe sta­to meglio che fos­se arriva­to Jin­dal. Ma alla fine è sta­to abbrac­cia­to il per­cor­so di Cevi­tal fino in fon­do e ora all’ul­ti­mo momen­to tut­ti in fila per scen­dere dal car­ro del­la dis­fat­ta. Alcu­ni dei respon­s­abili addirit­tura stan­no minac­cian­do di quere­lar­si l’un con l’al­tro, altri, invece, han­no il cor­ag­gio di con­tin­uare a met­ter­si in mostra. A questo pun­to c’è da chieder­si se ci sia sta­to dietro un dis­eg­no pre­ciso e chissà poi cosa è  sta­to promes­so a Rebrab per con­vin­cer­lo ad accettare il prog­et­to Piom­bi­no. A queste domande non avre­mo mai rispos­ta se non sarà lo stes­so Rebrab a sve­lare qual­cosa. Una cosa è cer­ta, dopo Khaled è arriva­to Rebrab e la situ­azione non si è risol­ta, anzi, è ora­mai defin­i­ti­va­mente arriva­ta al capo­lin­ea. Io, sen­za pre­tendere di essere esper­to in  siderur­gia, a suo tem­po pen­sai che Jin­dal fos­se la scelta meno ambiziosa, ma più real­ista. Per­lomeno sape­va dove met­tere le mani. Per­al­tro, un ami­co mem­bro del con­siglio di Assolom­bar­da, man­ag­er del set­tore del­la new econ­o­my, non esper­to di acciaio ma che conosc­i­tore pro­fon­do delle strate­gie di mer­ca­to, mi disse che non capi­va il moti­vo per cui fos­se sta­to scel­to Rebrab. Dub­bi vi furono a tut­ti i liv­el­li, soprat­tut­to negli ambiti più infor­mati ed autorevoli, ma la polit­i­ca ed i sin­da­cati vollero a tut­ti i costi Rebrab. È vero che sono sta­ti garan­ti­ti (per lo più dal­lo Sta­to) stipen­di per 2000 per­sone fino ad oggi, ma ne sono sta­ti per­si oltre 2000 fra indot­to e terziario. Nel frat­tem­po la fab­bri­ca è sta­ta fat­ta morire defin­i­ti­va­mente. Jin­dal, anche se solo una parte, l’avrebbe man­da­ta avan­ti tenen­dola in vita, con la sper­an­za che in futuro avrebbe potu­to anche fare qualche altro inves­ti­men­to cre­an­do nuovi posti di lavoro. Comunque 700/800 dipen­den­ti, ed un altro migli­aio fra indot­to e terziario (cir­ca 2.000 per­sone), avreb­bero non solo pre­so lo stipen­dio, ma lavo­ra­to e gli altri ci sareb­bero sta­ti tran­si­to­ri­a­mente gli ammor­tiz­za­tori. Sarebbe sta­to sal­va­to in parte anche l’in­dot­to ed il terziario e non sareb­bero sta­ti abban­do­nati a se stes­si, come invece è accadu­to. Purtrop­po, i mag­giori respon­s­abili si per­me­t­tono anche di inter­venire, men­tre sarebbe oppor­tuno stare in un doveroso silen­zio e nel caso tenere un pro­fi­lo bassis­si­mo.
Purtrop­po il peg­gio deve anco­ra arrivare,

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