Per non rimanere con il cerino acceso in mano

Luigi Coppola

PIOMBINO 27 otto­bre 2016 — Non ci sono molte cose da dire sul­la Vari­ante Afer­pi sot­to il pofi­lo tec­ni­co, tan­to meno utile par­larne, in quan­to è la fotografia sbia­di­ta del pas­sato, tut­to un sis­tema gen­u­f­lesso di fronte alla mono­cul­tura indus­tri­ale che con­tin­ua a per­pe­trar­si.
Nonos­tante la cit­tà abbia già paga­to un prez­zo pesan­tis­si­mo negli anni in ter­mi­ni ambi­en­tali e qua­si la metà del ter­ri­to­rio sia sta­to con­t­a­m­i­na­to, se serve, e se viene richiesto, non si può dire di no, ques­ta la tesi del­la Giun­ta comu­nale, a con­cedere nuove aree alla fab­bri­ca.
Tut­to avviene sen­za un prog­et­to pre­ciso e defin­i­ti­vo, insom­ma, un asseg­no in bian­co ad Afer­pi, sen­za se e sen­za ma: del resto così la polit­i­ca ha fat­to fin dal­l’inizio a tut­ti i liv­el­li.
Sin­ce­ra­mente tut­to ciò è alquan­to con­fu­so, forse gli stes­si ammin­is­tra­tori non han­no com­pre­so il vero sen­so di tale deci­sione che forse qual­cuno di peso dietro le quinte avrà con­siglia­to.
Il prob­le­ma non è il Quaglio­dro­mo e la con­ver­sione per la rotazione delle rotaie da 120 metri, tan­to meno altre ques­tioni di lana cap­ri­na, com­pre­sa la man­can­za in ques­ta vari­ante di rifer­i­men­ti pre­cisi alla ricon­ver­sione, la vera par­ti­ta che sarebbe dovu­ta essere gio­ca­ta, ben­sì l’e­si­gen­za di avere uno stru­men­to urban­is­ti­co in “tut­ta fret­ta” ad immag­ine e somiglian­za di Afer­pi.
La let­tura a questo pun­to non può che essere di tipo politi­co: di fat­to è evi­dente che più che una vari­ante si trat­ti di un ali­bi per l’am­min­is­trazione comu­nale e per chi la sostiene, qualo­ra si ver­i­fi­cas­se che non ci fos­sero le risorse per il prog­et­to indus­tri­ale.
Insom­ma, una strate­gia per evitare di restare con il ceri­no acce­so in mano, come se il prob­le­ma prin­ci­pale per la comu­nità fos­se la sorte di una classe polit­i­ca e dei par­ti­ti che la sosten­gono.
Sarebbe un “refrain” già uti­liz­za­to in altri famosi fal­li­men­ti a cui questo ter­ri­to­rio è abit­u­a­to, soste­nen­do che è sta­to fat­to tut­to e se le cose sono andate diver­sa­mente anco­ra una vol­ta la col­pa è degli altri.
A fronte di ciò, i dub­bi che vi era­no pri­ma su tut­ta la vicen­da si raf­forzano. Anche il mes­sag­gio pos­i­ti­vo che dovrebbe in genere pas­sare da ogni futuri­bile piani­fi­cazione urban­is­ti­ca, sta­vol­ta al con­trario ha prodot­to pre­cisa­mente l’ef­fet­to oppos­to con un mes­sag­gio anche inutil­mente dev­as­tante, per­lomeno per una parte con­sis­tente del­la popo­lazione.
Ormai il tim­o­ne lo ha solo Afer­pi e tut­ti gli altri viag­giano a vista, com­pre­si col­oro che al grup­po algeri­no sono sta­ti devoti fin dal­l’inizio donan­do ani­ma e cor­po.
In caso di naufra­gio c’è il serio ris­chio che “muoia San­sone con tut­ti i fil­is­tei”, allo­ra ecco la fret­tolosa “vari­ante sal­vavi­ta”: chissà se tut­ti col­oro che ven­erdì prossi­mo dovreb­bero votar­la avran­no capi­to come stan­no vera­mente le cose.

Commenta il post