Piombino, una contesa tra otto liste

PIOMBINO 15 aprile 2014 — Sono otto al momen­to in cui scriv­i­amo le liste che si pre­sen­tano nel­la elezioni ammin­is­tra­tive a Piom­bi­no. Le guidano l’asses­sore uscente Mas­si­mo Giu­liani alla tes­ta di una coal­izione com­pos­ta da Pd, IdV, Psi, PdCi, Ric­car­do Gelichi che guiderà “Ascol­ta Piom­bi­no”, Daniele Pasquinel­li,can­dida­to sin­da­co per il “Movi­men­to cinque stelle”, Francesco Fer­rari per “Forza Italia”, Mari­na Ric­cuc­ci, can­di­da­ta di “Un’al­tra Piom­bi­no, Fab­rizio Pieri­ni del­la lista “L’Al­ter­na­ti­va”, Fab­rizio Callaioli che cor­rerà per “Rifon­dazione comu­nista” e Lui­gi Cop­po­la alla tes­ta del­la lista civi­ca “Svol­ta popo­lare”. Nel­l’ar­ti­co­lo che segue man­cano le immag­i­ni di alcu­ni sim­boli elet­torali. Li abbi­amo richi­esti ma non ci sono sta­ti anco­ra inviati. Ci ris­ervi­amo di pub­bli­car­li non appe­na ne entr­ere­mo in pos­ses­so. Altret­tan­to accadrà nel caso in cui si dovessero pre­sentare nuove liste pri­ma delle sca­den­za del ter­mine di pre­sen­tazione in Comune.

domanda1  Le domande

1 - I rischi per la Luc­chi­ni sono alti. Riesce ad immag­inare una Piom­bi­no sen­za la fab­bri­ca?
2 - Se diven­terà sin­da­co pros­eguirà nel prog­et­to per il polo del­la rot­ta­mazioni delle navi?
3 - Come intende rap­por­tar­si, in caso di elezione, con gli altri comu­ni del com­pren­so­rio?
4 - Come intende rap­por­tar­si, in caso di elezione, con le soci­età parte­ci­pate dal Comune?
5 - In par­ti­co­lare, dato che ASIU sarà sos­ti­tui­ta da Sei Toscana nel cam­po dei rifiu­ti urbani, intende vendere la TAP o col­lo­car­la nel mer­ca­to pri­va­to dei rifiu­ti spe­ciali?
6 - Fac­cia un pronos­ti­co: è real­is­ti­co ipo­tiz­zare un bal­lot­tag­gio, come non è mai avvenu­to?

  Risposte2  Le risposte:

Gelichi1Ric­car­do Gelichi

1 - Al momen­to sarebbe folle, comunque il mer­ca­to sta dan­do i suoi seg­nali e non pos­si­amo esimer­ci da non per­cepir­li, il pri­mo obi­et­ti­vo sarebbe garan­tire una siderur­gia mod­er­na lon­tana dal­la cit­tà “in pad­ule”, una siderur­gia verosim­i­le. Men­tre sarebbe altret­tan­to folle non uti­liz­zare bene l’ultimo accor­do di pro­gram­ma, che dovrebbe par­lare a tutte le aziende del ter­ri­to­rio, pro­du­cen­toi un piano serio di ricon­ver­sione con investi­tori e inves­ti­men­ti cer­ti, men­tre visti i meto­di e i con­tenu­ti, quel­lo che stan­no pro­ducen­do assomiglia più ad uno spot­tone elet­torale, l’ennesimo.

2 — Sem­bra che Rossi di recente abbia dato un’occhiata al libro verde sul­la rot­ta­mazione, ed ha devi­a­to ver­so le commesse statali “navi mil­i­tari”, ma non è un’economia che val­ga la pena di per­cor­rere, per­ché non porterebbe grande occu­pazione e il dan­no ambi­en­tale sarebbe pesante; forse l’ultimo colpo per un com­ple­to affos­sa­men­to del ter­ri­to­rio in ter­mi­ni di rilan­cio eco­nom­i­co di economie pulite come la cantieris­ti­ca, la nautica,la fil­iera del pesca­to e il tur­is­mo.

3 — Ripren­dere il filo logi­co inter­rot­to di col­lab­o­razione sovra­co­mu­nale attra­ver­so l’istituzione dell’Unione dei Comu­ni

4 — Con­cen­tr­erei forze e risorse sul­la Parchi Val di Cor­nia, cer­can­do di dar­gli una con­no­tazione impren­di­to­ri­ale e di ges­tione di servizi per ren­der­gli quel pres­ti­gio e quel­la autono­mia che meri­ta. Le altre han­no un des­ti­no seg­na­to, devono con­fluire in ambiti più gran­di, per scelta regionale. 

5 — I comu­ni non devono svol­gere attiv­ità impren­di­to­ri­ali, lo dice la legge, direi molto gius­ta­mente vis­to che i sol­di sono del­la comu­nità.

6 — Non solo è real­is­ti­co, ma aus­pi­ca­bile, dopo che i fanghi di bag­no­li non han­no prodot­to nes­sun ben­efi­cio, che Cit­tà Futu­ra è sta­ta un’u­topia costa­ta oltre un mil­ione di euro di prog­et­tazioni, che i por­ti tur­is­ti­ci sen­za la 398 non si potran­no fare, e che, anche le risorse per le boni­fiche già in nos­tro pos­ses­so, non siamo sta­ti capaci di spender­le; direi che questo PD locale ha bisog­no di una scos­sa forte, altri­men­ti non capirà mai, arroc­ca­to nell’autoreferenzialità e nell’arroganza. Per noi non fac­cio pronos­ti­ci, spero molto in quel­la parte di comu­nità silente che aspet­ta solo un’opportunità, noi pos­si­amo dar­gliela, conc­re­ta­mente.

 

Pasquinelli1

Daniele Pasquinel­li

1 — Rius­cire ad immag­inare una Piom­bi­no sen­za la fab­bri­ca è doveroso per chi­unque si can­di­di ad Ammin­is­trare il nos­tro ter­ri­to­rio. Questo non per­ché sia la stra­da migliore, ma sem­plice­mente per­ché allo sta­to attuale la salvez­za del­la siderur­gia Piom­bi­nese è lega­ta solo alla volon­tà di inve­stire in modo inci­si­vo di impren­di­tori del set­tore. C’ è sta­to las­ci­a­to in ered­ità uno sta­bil­i­men­to che per sua strut­tura non è in gra­do di pro­durre utile alle attuali con­dizioni di mer­ca­to. Inutile adesso stare ad elen­care le cause che sono ampia­mente conosciute da tut­ta la cit­tad­i­nan­za. Cer­ta­mente se dovessero venire a man­care i 4000 posti di lavoro legati alla siderur­gia si pro­fil­erebbe un dis­as­tro sociale mai vis­to nel­la sto­ria recente del­la nos­tra Cit­tà. L’importante adesso è capire dove si può creare lavoro sta­bile ed anche nel caso si riesca a garan­tire un futuro per la fab­bri­ca, come rius­cire a fare sì che l’industria diven­ti com­pat­i­bile con lo svilup­po di altri set­tori.

2 — La prossi­ma ammin­is­trazione avrà una respon­s­abil­ità mai vista nel­la sto­ria di Piom­bi­no, ovvero quel­la di pro­gram­mare lo svilup­po del­la Cit­tà in una fase di gran­di cam­bi­a­men­ti eco­nomi­ci e sociali a liv­el­lo glob­ale. Le scelte fat­te adesso decider­an­no le sor­ti del nos­tro ter­ri­to­rio per i prossi­mi decen­ni. Quin­di legare lo svilup­po di Piom­bi­no ad un opera pri­va di prog­et­tual­ità e garanzie di sosteni­bil­ità ambi­en­tale ed eco­nom­i­ca mi pare quan­tomeno assur­do con­sideran­do che, in man­can­za di tali req­ui­si­ti, tale piattafor­ma potrebbe essere lim­i­tante per lo svilup­po del nuo­vo por­to. Bas­ta con le scelte calate dall’alto, noi vogliamo prog­et­ti che pos­sano essere com­pre­si, val­u­tati ed infine scelti dai Cit­ta­di­ni! Solo i Cit­ta­di­ni han­no il dirit­to di scegliere pro­prio futuro e non polit­i­can­ti e buro­crati.

3 — Creare sin­ergie sovra­co­mu­nali è fon­da­men­tale per gestire al meglio le poche risorse a dis­po­sizione degli enti ter­ri­to­ri­ali. Atten­zione però, sovra­co­mu­nal­ità non sig­nifi­ca aggiun­gere enti e strut­ture che sono solo un cos­to aggiun­ti­vo e spre­co di denaro dei con­tribuen­ti, ma avere una visione comune del­lo svilup­po del ter­ri­to­rio. Soprat­tut­to sig­nifi­ca avere una visione organ­i­ca vol­ta alla tutela dei beni comu­ni quali acqua, suo­lo, rifiu­ti, ener­gia, ma anche al man­ten­i­men­to di infra­strut­ture fon­da­men­tali come la vari­ante Aure­lia che deve rimanere pub­bli­ca. Cre­do che su questi temi si pos­sa e si deva trovare una con­ver­gen­za, indipen­den­te­mente dal col­ore politi­co.

4 — Sem­plice­mente sta­bilen­do se stan­no svol­gen­do il com­pi­to per le quali sono state cre­ate. È nos­tra inten­zione intro­durre degli indi­ca­tori di per­for­mance acces­si­bili a tut­ti, in modo che emer­ga chiara­mente e traspar­ente­mente se tali enti rap­p­re­senti­no un val­ore aggiun­to od un inutile cos­to aggiun­ti­vo. In caso di esi­to neg­a­ti­vo i servizi ero­gati dal­la soci­età in ogget­to ver­ran­no rias­sor­biti dal comune.

5 — SEI Toscana si occu­perà sola­mente di spaz­za­men­to e rac­col­ta, men­tre gli impianti (quin­di anche le quote TAP) rimar­ran­no ASIU. Attual­mente il val­ore di mer­ca­to del­la TAP è pari a 0, in quan­to il val­ore è lega­to essen­zial­mente alla piattafor­ma Con­glomix che oltre ad essere fuori servizio per il man­ca­to con­fer­i­men­to delle scorie Luc­chi­ni, è estrema­mente lega­ta all’esistenza del­la Luc­chi­ni stes­sa, che oltre­tut­to possiede la quo­ta di mino­ran­za. In questo momen­to è ogget­ti­va­mente impos­si­bile vendere TAP e comunque tro­vo che TAP fos­se un inter­es­sante esper­i­men­to di ges­tione pub­bli­ca di rifiu­ti spe­ciali che vale la pena provare a man­tenere, ovvi­a­mente il tut­to è inti­ma­mente lega­to al futuro del­la siderur­gia e diver­si usi di tale piattafor­ma dovran­no essere atten­ta­mente val­u­tati.

6 — L’unico rifer­i­men­to che ho è il risul­ta­to delle ultime elezioni Politiche. A quel risul­ta­to va aggiun­ta la pre­sen­za di un alto numero di liste di oppo­sizione ed una net­ta fram­men­tazione dell’elettorato del PD, come è emer­so dalle pri­marie. Quin­di riten­go che il bal­lot­tag­gio sia vera­mente prob­a­bile.

 

Riccucci1

Mari­na Ric­cuc­ci

1 — La fab­bri­ca è inse­di­a­ta a Piom­bi­no da oltre un sec­o­lo: è quin­di dif­fi­cile immag­inare una realtà sen­za polo indus­tri­ale. Ma è arriva­to il momen­to — la crisi lo impone — di pen­sare a Piom­bi­no non più e non solo come a una cit­tà-fab­bri­ca (e questo, non voglio essere frain­te­sa, è l’opportunità che la crisi offre), ma a Piom­bi­no come a una cit­tà sul cui ter­ri­to­rio è pre­sente anche un’industria. Come dovrà essere ques­ta indus­tria? La fab­bri­ca deve essere ‘ricon­ver­ti­ta’: bisogna puntare tut­to sull’ambientalizzazione e sull’innovazione (queste sono le uniche due vie per sal­var­la), quin­di arrivare presto a un accor­do di pro­gram­ma che coin­vol­ga la Luc­chi­ni, e non solo la Luc­chi­ni (non dimen­tichi­amo­ci delle altre realtà indus­tri­ali di Piom­bi­no, altret­tan­to sof­fer­en­ti) che affron­ti il prob­le­ma delle infra­strut­ture e la ques­tione delle boni­fiche. L’occupazione è il pun­to nodale: oggi ci sono — è il nos­tro ter­ri­to­rio a offrir­le — le con­dizioni per una diver­si­fi­cazione vera che non pun­ti  solo sul tur­is­mo bal­n­eare. Dob­bi­amo essere real­isti: ci sarà da rias­sor­bire molti posti di lavoro.

2 — Fino a oggi su questo speci­fi­co tema abbi­amo ascolta­to e let­to di ipote­si qua­si tutte sostanzial­mente legate alla vicen­da del­la Con­cor­dia. Sem­bra sem­pre più dif­fi­cile, ormai, che la Con­cor­dia arrivi a Piom­bi­no: in ques­ta eve­nien­za, fare di Piom­bi­no un polo di rot­ta­mazione dovrebbe essere inter­ven­to sup­por­t­a­to e sostenu­to da un prog­et­to ambi­en­tal­mente com­pat­i­bile, di cui per­al­tro al momen­to non c’è trac­cia, da val­utare atten­ta­mente in un quadro di insieme che ten­ga con­to del ruo­lo che il nuo­vo por­to svol­gerà.

3 — Adot­ti­amo e soste­ni­amo la polit­i­ca del­la sovra­co­mu­nal­ità, pri­ma con­dizione di gov­er­no, in quan­to fa del­la col­lab­o­razione con gli altri Comu­ni, per di più nel quadro del supera­men­to delle Province, l’espressione migliore e più adegua­ta di un’amministrazione atten­ta al ter­ri­to­rio e alle sue risorse eco­nomiche e occu­pazion­ali. A oggi l’ipotesi più conc­re­ta e prat­i­ca­bile è quel­la dell’unione dei Comu­ni. Soltan­to lavo­ran­do tut­ti insieme è pos­si­bile super­are le dif­fi­coltà.

4 — Per quan­to riguar­da le soci­età parte­ci­pate (in Italia sono 7000), bisogna val­utare caso per caso quante sono anco­ra utili e quante, invece, non più, adot­tan­do come cri­teri di val­u­tazione la quan­tità dei servizi for­ni­ti e la dimen­sione. Intan­to, una cosa ci pare cer­ta e pos­si­amo affer­mar­la: la soci­età pat­ri­mo­ni­ale può essere super­a­ta — e ques­ta è una cosa che si può fare subito — riat­tribuen­do al Comune quelle fun­zioni che sono state del­e­gate e che invece è oppor­tuno che rien­tri­no e che torni­no a essere sua pre­rog­a­ti­va.

5 — Pri­ma di par­lare del des­ti­no del­la TAP bisogna capire il des­ti­no dell’altoforno… A sec­on­da di quel­lo che sarà l’esito, vedremo… Poi, pen­si­amo che per ogni ATO ci vuole un’azienda che si occu­pa dei rifiu­ti urbani (propen­di­amo per una rac­col­ta dif­feren­zi­a­ta spin­ta, il ‘por­ta a por­ta’) e un’altra che invece gestisce gli impianti (in modo da evitare doppi­oni impiantis­ti­ci e giun­gere a una dotazione adegua­ta alle esi­gen­ze del ter­ri­to­rio): entrambe le aziende devono essere pub­bliche.

6 — La mia rispos­ta è sì: è real­is­ti­co. Tenu­to con­to di due fat­ti: 1) l’amministrazione uscente ha gov­er­na­to sec­on­do pras­si e logiche che le per­sone han­no capi­to e conosci­u­to poco e, spes­so, lim­i­tan­dosi ad annun­ci non segui­ti da fat­ti con­creti; 2) Piom­bi­no non è un caso a parte nel panora­ma nazionale: dunque ha in sè voci diverse e nuove, che sono espres­sione di tan­ta gente che non si iden­ti­fi­ca più incon­dizion­ata­mente con il par­ti­to di gov­er­no e che ora più che mai riven­di­ca legit­ti­ma­mente il pro­prio spazio politi­co.

 

Callaioli1

 Fab­rizio Callaioli

1 — È assai dif­fi­cile pen­sare che Piom­bi­no pos­sa soprav­vi­vere con questo tipo di strut­turazione sociale, di servizi, di econo­mia e di numero di abi­tan­ti sen­za la fab­bri­ca. Purtrop­po negli ulti­mi 30 anni non si è lavo­ra­to a suf­fi­cien­za per creare alter­na­tive valide. Ora ci ritro­vi­amo un ter­ri­to­rio anco­ra indis­sol­u­bil­mente lega­to alla siderur­gia e per questo non è pos­si­bile rin­un­cia­re supina­mente alle acciaierie, pena il dis­as­tro sociale e uman­i­tario. A Piom­bi­no sono già troppe le per­sone che vivono in con­dizioni di indi­gen­za. E’ nec­es­sario ribel­lar­si alle logiche delle multi­nazion­ali e del­la Ger­ma­nia, che osteggiano l’intervento del­lo Sta­to, sen­za il quale dif­fi­cil­mente Piom­bi­no potrà sal­var­si.

2 — Sì. E’ indub­bi­a­mente una conc­re­ta prospet­ti­va di svilup­po e di occu­pazione. E’ chiaro però che dovrebbe tut­to essere fat­to nel rig­oroso rispet­to delle regole sancite a tutela dell’ambiente e del­la salute dei cit­ta­di­ni. La demolizione delle navi non è una cosa banale, sot­to vari pro­fili. Quin­di mi impeg­nerei pri­ma di tut­to nel far osser­vare tutte le regole idonee a pro­teggere la salute. E’ anche vero però che non si può non con­cepire un col­lega­men­to con l’acciaieria che sfrut­ti i rot­ta­mi di quell’industria, così come è nec­es­sario riac­quisire gli spazi attual­mente inuti­liz­za­ti fra il Quaglio­dro­mo e il vec­chio cor­so del Cor­nia, onde ottenere le aree nec­es­sarie, del resto indis­pens­abili anche per il por­to di nuo­va costruzione.

3 — Resto con­vin­to che sia un pec­ca­to il fal­li­men­to del Cir­con­dario, che era un’ottima for­ma di aggregazione dei Comu­ni, nell’ottica di una con­di­visa ges­tione delle prob­lem­atiche che li acco­mu­nano. Di sicuro lavor­erei per ricu­cire un legame capace di creare sin­ergie e armo­niz­zazione nel­la ges­tione dei servizi, a par­tire dal­la san­ità, ai trasporti etc. Purtrop­po devo reg­is­trare varie scelte, che van­no in sen­so inver­so, soprat­tut­to per ciò che riguar­da San Vin­cen­zo, che pare aver scel­to la proiezione ver­so il com­pren­so­rio ceci­nese. Cre­do che quel comune abbia commes­so degli sbagli, però riten­go che ci siano state man­canze anche tra gli altri.

4 — Il con­trol­lo delle soci­età ero­gan­ti servizi essen­ziali, come l’ATM o l’ASIU, non solo da parte del Comune di Piom­bi­no, ma anche dagli altri comu­ni del­la Val di Cor­nia, con le rispet­tive pro­porzioni, era la soluzione più adegua­ta ad assi­cu­rare i migliori servizi ai cit­ta­di­ni. La provin­cial­iz­zazione delle soci­età in dis­cus­sione deter­mi­na una perdi­ta di capac­ità deci­sion­ale da parte dei Piom­bi­ne­si. E’ sto­ria: le ammin­is­trazioni di ran­go provin­ciale han­no sem­pre adot­ta­to strate­gie tese a favorire il capolu­o­go di provin­cia a scapi­to dei comu­ni più lon­tani. Diver­sa­mente, riten­go che la Parchi dovrebbe essere ripoten­zi­a­ta, quale volano per il tur­is­mo e il com­mer­cio. Vicev­er­sa lavor­erei per chi­ud­ere la Piom­bi­no Pat­ri­mo­ni­ale, che non è servi­ta agli scopi annun­ciati.

5 — La TAP è sta­ta un’occasione man­ca­ta, avrebbe dovu­to rici­clare mate­ri­ale prove­niente dal­la fab­bri­ca per pro­durre iner­ti, uti­liz­za­ti ad esem­pio nel­la costruzione delle strade. Attra­ver­so il rici­clag­gio sarebbe dimi­nu­ito l’afflusso di rifiu­ti in dis­car­i­ca e si sarebbe evi­ta­to lo scem­pio delle cave di Campiglia. Quei mate­ri­ali dove­vano essere usati anche dal­la regione Toscana, ma la pro­duzione non è mai par­ti­ta, con­trasta­ta da chi vol­e­va lo sfrut­ta­men­to delle cave. L’idea è anco­ra attuale, anche per diver­si­fi­care le pro­duzioni cre­an­do nuo­va occu­pazione. Non pos­si­amo dimen­ti­care infine gli inter­es­si pub­bli­ci impli­cati dal­la ges­tione dei rifiu­ti, per questo rite­ni­amo sia nec­es­sario un con­trol­lo pub­bli­co di queste soci­età.

6 — Sì, per­ché gli oriz­zon­ti politi­ci si sono fat­ti più com­p­lessi. Nel tes­su­to sociale piom­bi­nese com­in­cia a far­si stra­da un’analisi, quel­la delle con­trad­dizioni fra le diverse politiche del PD, che a liv­el­lo locale non è rius­ci­to a difend­ere gli inter­es­si del ter­ri­to­rio né a tenere alto il dibat­ti­to intorno alla crisi del­la fab­bri­ca. La comu­nità piom­bi­nese è sta­ta chia­ma­ta a mobil­i­tar­si trop­po tar­di e il PD non ha eserci­ta­to le pres­sioni nec­es­sarie sul gov­er­no né sui poteri for­ti che vogliono affos­sare Piom­bi­no. Ciò soprat­tut­to per la neces­sità dell’amministrazione locale di non con­trad­dire le politiche neoliberiste che ormai ha sposato il PD e che sono la vera causa del­la crisi del­la grande indus­tria ital­iana e piom­bi­nese.

 

Giuliani 11

 Mas­si­mo Giu­liani

1 — Can­di­dar­si a sin­da­co impone di avere una visuale di prospet­ti­va di breve e lun­go peri­o­do. E in tale prospet­ti­va non riesco a immag­inare né una Piom­bi­no sen­za la fab­bri­ca, né una Piom­bi­no solo-fab­bri­ca, né, anco­ra, una Piom­bi­no con la fab­bri­ca “vec­chio stam­po”, tan­to per capir­si. E’ evi­dente che la strut­tura socio eco­nom­i­ca del­la nos­tra cit­tà e del ter­ri­to­rio cir­costante si è model­la­ta in tem­pi qua­si sec­o­lari attorno al motore siderur­gi­co. Tut­tavia, va dato atto che da molti anni, e quin­di in tem­pi non sospet­ti, gli ammin­is­tra­tori che si sono susse­gui­ti in ques­ta cit­tà han­no mes­so in moto com­p­lessi pro­ces­si di trasfor­mazione che han­no con­sen­ti­to di aprire nuove oppor­tu­nità di svilup­po. La tutela dei beni ambi­en­tali ed arche­o­logi­ci, e l’e­cono­mia tur­is­ti­ca che da essa ne è sca­tu­ri­ta, è la dimostrazione che le poten­zial­ità di accom­pa­gnare il com­par­to indus­tri­ale ci sono. Oltre al set­tore tur­is­ti­co, si deve puntare sul­l’a­gri­coltura, nel­la val­oriz­zazione  dei prodot­ti del­la fil­iera enogas­tro­nom­i­ca e sul­la loro trasfor­mazione in loco. E poi c’è il set­tore del­la pic­co­la e media impre­sa che può  cos­ti­tuire, affi­an­can­dosi anche al set­tore dei servizi con­nes­si al traf­fi­co por­tuale,  un ulte­ri­ore motore eco­nom­i­co. Ma ora ser­vono subito azioni tese ad arginare la dimin­uzione del­la occu­pazione. La crisi del com­par­to siderur­gi­co può essere assor­bi­ta solo in pre­sen­za di for­ti politiche pub­bliche che sap­pi­ano inve­stire, e far ori­entare gli inves­ti­men­ti, nel­la direzione del­la rein­dus­tri­al­iz­zazione e ricon­ver­sione di aree pro­dut­tive. Cer­to è che in assen­za di tut­to questo la dram­matic­ità degli even­ti non si scaricherà solo sui lavo­ra­tori investi­ti dal­la cas­sa inte­grazione ma su tut­ta la comu­nità in quan­to vi saran­no rif­lessi in ter­mi­ni di minori entrate fis­cali e mag­giore doman­da di servizi sociali. Per questo l’im­peg­no è, e sarà, affinché queste even­tu­al­ità siano com­pen­sate da uno Sta­to pre­sente ed atti­vo.

2 — Questo è un obi­et­ti­vo strate­gi­co pri­or­i­tario con­di­vi­so con la Regione Toscana. Non vedo ragioni per le quali non si deb­ba affrontare la sfi­da di real­iz­zare una piattafor­ma di smal­ti­men­to di navi. Anzi, io vedo solo ragioni che spie­gano ed impon­gono tale sfi­da! Ragioni di stra­or­di­nar­ie poten­zial­ità, ma, allo stes­so tem­po, sub­or­di­nate al pieno e rig­oroso rispet­to delle norme ambi­en­tali e di sicurez­za del caso. Per­al­tro, noi abbi­amo un’es­pe­rien­za pluride­cen­nale di con­viven­za con uno sta­bil­i­men­to siderur­gi­co cari­co di enor­mi prob­lem­atiche ambi­en­tali. Se oggi Piom­bi­no non è Taran­to lo si deve ad un con­cor­so di fat­tori che han­no vis­to pro­tag­o­nisti enti ed isti­tuzioni che han­no saputo guidare un proces­so inar­resta­bile di miglio­ra­men­to ambi­en­tale che, anche attra­ver­so scelte cor­ag­giose come quel­la del­la chiusura del­la bat­te­ria 27 forni, ha por­ta­to ad una realtà migliore, anche se lun­gi dal­l’essere per­fet­ta, di quel­la del pas­sato. In tal sen­so cre­do che la scelta di real­iz­zare un polo di rot­ta­mazione navale non pos­sa pre­scindere dal­la sicurez­za ambi­en­tale e dal­la sicurez­za sul pos­to di lavoro, e lo si può fare per­ché abbi­amo ormai la cul­tura e gli stru­men­ti per pre­tender­lo ed otten­er­lo. Sen­za queste fon­da­men­tali con­dizioni solo qualche sprovve­du­to potrebbe pen­sare che tale prog­et­tual­ità si pos­sa real­iz­zare. In fon­do abbi­amo anche un illus­tre prece­dente che è la real­iz­zazione del­la piattafor­ma TAP che ha saputo affrontare e risol­vere la del­i­ca­ta fil­iera indus­tri­ale di trat­ta­men­to e riu­so di rifiu­ti siderur­gi­ci. Quin­di per me il polo di rot­ta­mazione navale è un prog­et­to serio da gestire con seri­età, respon­s­abil­ità e certez­za degli obi­et­tivi.

3 — L’ho det­to durante la cam­pagne delle Pri­marie; il raf­forza­men­to del­la sovra­co­mu­nal­ità è un val­ore che con­sidero pri­or­i­tario e impre­scindibile; un vero e pro­prio pilas­tro su cui costru­ire ogni ipote­si di svilup­po. Gli stru­men­ti per rag­giunger­lo li con­di­vider­e­mo insieme a tut­ti i comu­ni del­la val di Cor­nia e con gli altri che , a nord e a sud, vor­ran­no star­ci. Cer­to D’altra parte la crisi eco­nom­i­ca ha scate­na­to da un lato, una “fre­net­i­ca”, ancorché ampia­mente con­di­vis­i­bile, cor­sa ver­so la sem­pli­fi­cazione dell’attuale architet­tura isti­tuzionale del Paese, vol­ta al risparmio delle sem­pre più esigue risorse eco­nomiche e alla ricer­ca di ogni pos­si­bile sin­er­gia tra le ammin­is­trazioni pub­bliche, e dall’altro, para­dos­salmente, una peri­colosa deri­va munic­i­pal­is­ti­ca che, per quan­to com­pren­si­bile,  con­sidero fuori dal tem­po e che potrebbe con­dan­nar­ci tut­ti alla mar­gin­al­ità geoe­co­nom­i­ca. Ad esem­pio sulle politiche tur­is­tiche non con­di­vi­do chi invo­ca un ritorno del­la pro­mozione local­is­ti­ca; si trat­ta a mio avvi­so di un errore stori­co che sot­trar­rà risorse a questo ter­ri­to­rio invece di atti­rarne di nuove.

4 — La doman­da è di dif­fi­cile inter­pre­tazione. Dici­amo che inten­do raf­forzare il ruo­lo di ind­i­riz­zo e con­trol­lo del Comune sulle pro­prie parte­ci­pate in modo da inte­grar­le sem­pre più stret­ta­mente con gli obi­et­tivi pro­gram­mati­ci del­l’Am­min­is­trazione. Sono stru­men­ti preziosi da val­oriz­zare e  sostenere, ma, allo stes­so tem­po da adattare alle mutate con­dizioni socio eco­nomiche. Ad esem­pio la Soci­età Parchi si tro­va ad oper­are in un quadro com­ple­ta­mente diver­so da quel­lo in cui era nata e cresci­u­ta. Quin­di, rite­nen­dola anco­ra come uno stru­men­to irri­n­un­cia­bile per i Comu­ni ed un pat­ri­mo­nio stra­or­di­nario di com­pe­ten­ze, occorre che si svilup­pi in nuovi set­tori quali ad esem­pio quel­lo del­la pro­mozione tur­is­ti­ca e mar­ket­ing ter­ri­to­ri­ale. Per il resto, a parte la fal­li­menta­re espe­rien­za di Sider­for, le nos­tre soci­età parte­ci­pate han­no avu­to una ges­tione inec­cepi­bile che ci con­sente oggi di pen­sare al loro svilup­po sen­za pate­mi d’an­i­mo. Ovvi­a­mente non retro­ced­erò da obi­et­tivi di effi­cien­za e ottimiz­zazione dei sis­te­mi ges­tion­ali di queste aziende e dei servizi da loro ero­gati.

5 — Le due cose non sono affat­to legate per­ché il con­fluire di Asiu nel gestore uni­co di Ato Sud con­cerne solo i servizi di rac­col­ta dei rifiu­ti soli­di urbani e del­lo spaz­za­men­to. Quin­di le attiv­ità iner­en­ti TAP sono, come anche in pas­sato, rel­a­tive all’im­peg­no di un sogget­to pub­bli­co all’in­ter­no di un seg­men­to di mer­ca­to. Ognuno può avere le sue idee in mer­i­to all’op­por­tu­nità che i Comu­ni per­man­gono nelle attiv­ità di trat­ta­men­to dei rifiu­ti spe­ciali ma cer­ta­mente la nasci­ta di TAP sancì la neces­sità che un inter­ven­to di grande inter­esse pub­bli­co, cioè quel­lo rel­a­ti­vo al gravoso prob­le­ma dei rifiu­ti indus­tri­ali, potesse real­iz­zarsi innes­can­do pro­ces­si vir­tu­osi di col­lab­o­razione tra sogget­ti pub­bli­ci e pri­vati. Oggi io dico che pri­ma di pen­sare a qual­si­asi soluzione/evoluzione di questo asset­to occor­ra capire se il part­ner siderur­gi­co, almeno in ter­mi­ni di for­n­i­tore di rifiu­ti, con­tin­uerà, e in che ter­mi­ni, ad essere pre­sente sul ter­ri­to­rio. Sen­za pro­duzione di rifiu­ti la TAP non esisterebbe più. Infine non pos­si­amo igno­rare il fat­to che il nuo­vo Piano Regionale dei Rifiu­ti si pone l’o­bi­et­ti­vo di unifi­care e trattare omo­ge­nea­mente rifiu­ti urbani, spe­ciali e boni­fiche ambi­en­tali. Quin­di questo ele­men­to dichiara che la pre­sen­za dei Comu­ni all’in­ter­no di TAP è sicu­ra­mente coer­ente ed in lin­ea con gli ori­en­ta­men­ti region­ali.

6 — Sapete bene che io ven­go dal mon­do del­lo sport di alto liv­el­lo. Per questo non sono abit­u­a­to a far pronos­ti­ci ma a lavo­rare sodo per vin­cere!

 

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Francesco Fer­rari

1 — Piom­bi­no non può fare a meno del­l’in­dus­tria. L’acciaio, oltre a rap­p­re­sentare la sto­ria del­la cit­tà, cos­ti­tu­isce, gra­zie anche al suo indot­to, l’attuale base eco­nom­i­ca di migli­a­ia di cit­ta­di­ni; pen­sare ad una Piom­bi­no che, al momen­to, pos­sa vivere sen­za la fab­bri­ca è irre­spon­s­abile. Tut­tavia, sarà dovere di chi ammin­is­tra la nos­tra cit­tà creare le basi per una econo­mia alter­na­ti­va (su tut­to, il tur­is­mo), con­sapevoli però che una sim­i­le ricon­ver­sione neces­si­ta di tem­pi lunghi. Nel frat­tem­po, chi­unque gov­ern­erà Piom­bi­no dovrà assi­cu­rare ai lavo­ra­tori del­la fab­bri­ca e del suo indot­to il dirit­to al lavoro ed a tut­ti i piom­bi­ne­si il dirit­to a vivere in un luo­go sano e non più inquina­to. 

2 - La situ­azione occu­pazionale di Piom­bi­no è oggi dram­mat­i­ca. Moltissi­mi, gio­vani o meno, non han­no un lavoro od han­no il con­cre­to tim­o­re di perder­lo. Ques­ta deve essere la pri­or­ità. Ecco che non ci pos­si­amo per­me­t­tere di rin­un­cia­re ad impor­tan­ti chances. Un polo di rot­ta­mazione navi sicu­ra­mente porterebbe pos­i­tive prospet­tive occu­pazion­ali: per questo il prog­et­to dovrà essere pros­e­gui­to, pur sem­pre nel rispet­to del­la salute e dell’ambiente. 

3 — Molte prob­lem­atiche di Piom­bi­no sono anche le prob­lem­atiche degli altri Comu­ni del­la Val di Cor­nia. Coor­di­nan­do le energie sarà più facile ottenere un risul­ta­to apprez­z­abile in tema di occu­pazione, politiche agri­cole, rifiu­ti, via­bil­ità, sal­va­guardia dell’ambiente, sicurez­za.
In quest’ottica, la Val di Cor­nia dovrà impor­si con forza per­ché qui ven­ga cre­ato un polo ospedaliero di alto liv­el­lo, che assi­curi qual­ità ed effi­cien­za a tut­ti gli abi­tan­ti del­la zona, altri­men­ti abban­do­nati al des­ti­no geografi­co che vede la nos­tra zona trop­po lon­tana dagli ospedali di Pisa, Livorno e Gros­se­to: la salute pri­ma del­la polit­i­ca!

4 — È nec­es­sario met­tere a pun­to una strate­gia che con­sen­ta l’ingresso dei pri­vati nel cap­i­tale delle soci­età parte­ci­pate; ove pos­si­bile la parte­ci­pazione del pri­va­to dovrà avere carat­tere mag­gior­i­tario. Nelle parte­ci­pate a mag­gio­ran­za pub­bli­ca è fon­da­men­tale adottare cri­teri mer­i­to­crati­ci al pos­to di quel­la pre­mi­al­ità di fede polit­i­ca che per decen­ni abbi­amo subito, riducen­do al con­tem­po gli sprechi. 

5 - La TAP può essere col­lo­ca­ta nel mer­ca­to pri­va­to dei rifiu­ti spe­ciali, con le nec­es­sarie garanzie ambi­en­tali da otten­er­si tramite rig­orosi con­trol­li, uti­liz­zan­do il rica­va­to del­la ven­di­ta per altre final­ità pub­bliche di svilup­po. C’è già esistente un polo di trat­ta­men­to di certe tipolo­gie di rifiu­ti indus­tri­ali, che deve essere svilup­pa­to con ottiche com­mer­ciali pri­vate com­pet­i­tive.

6 - Non mi inter­es­sa fare pronos­ti­ci; spero però che i nos­tri concit­ta­di­ni abbiano mat­u­ra­to final­mente la con­vinzione che è arriva­to il momen­to di dare una svol­ta a ques­ta cit­tà: la scelta di chi deve gov­ernar­ci in ambito locale deve essere fat­ta in base alle per­sone ed alle idee, non in base al par­ti­to di apparte­nen­za,

  

Pierini 2Fab­rizio Pieri­ni

1 - Rimane dif­fi­cile immag­inare un ter­ri­to­rio sen­za la Siderur­gia con cui con­vive da oltre un sec­o­lo, e attorno alla quale si è svilup­pa­to e con­sol­ida­to uno svilup­po eco­nom­i­co e pro­fes­sion­ale.  Sen­za la Siderur­gia le riper­cus­sioni si riflet­tereb­bero non soltan­to sull’indotto indus­tri­ale, coin­vol­gereb­bero i servizi, i pro­fes­sion­isti e le varie realtà com­mer­ciali. Una cate­na che pro­dur­rebbe in tem­pi rapi­di una situ­azione di povertà eco­nom­i­co-sociale sen­za prece­den­ti.

2 — Un accor­do quadro deve prevedere le linee di azione e d’intervento. La for­mazione e lo stu­dio dei prog­et­ti esec­u­tivi e di fat­tibil­ità devono essere elab­o­rati tenen­do con­to di molti fat­tori, tra essi il prob­le­ma Ambi­en­tale (Impat­to), la for­mazione pro­fes­sion­ale la riqual­i­fi­cazione del tes­su­to impren­di­to­ri­ale locale, con queste pre­messe indis­pens­abili sì.

3 — Real­iz­zare vere sin­ergie, uti­liz­zare il cri­te­rio del­la razion­al­iz­zazione dei servizi, fare sis­tema sul Tur­is­mo e Agri­coltura, infra­strut­ture.

4–5 — Occorre rivedere il ruo­lo e le mis­sioni delle varie Soci­età con­trol­late e parte­ci­pate. Inserire ASIU nel­la soc. SEI,  riten­go apparten­ga come scelta ad una log­i­ca polit­i­ca e non indus­tri­ale. Sarebbe oppor­tuno quin­di ripen­sare il ruo­lo di ASIU alla luce di nuove tec­nolo­gie di proces­so per la ges­tione dei rifiu­ti un prog­et­to di Prog­ect Financ­ing e al con­tem­po favoren­do una parte­ci­pazione pri­va­ta in  TAP per la ges­tione. Una oper­azione così con­cepi­ta inter­ver­rebbe sull’Ambiente (dis­cariche elim­i­nazione) abbat­terebbe i costi di ges­tione con con­seguente riduzione delle bol­lette dei cit­ta­di­ni e val­orizzerebbe il tes­su­to pro­fes­sion­ale appli­can­do il con­cet­to del­la Mer­i­tocrazia e non Polit­i­ca.

6 — Io pen­so di sì, se i cit­ta­di­ni si sof­fer­mano un momen­to a riflet­tere  han­no sot­to gli occhi le cose annun­ci­ate e mai real­iz­zate dell’attuale mag­gio­ran­za uscente. 

 

Coppola1

Lui­gi Cop­po­la

1 — È dif­fi­cile pot­er­si esprimere sul­la Luc­chi­ni, vis­to che ad oggi certezze non ce ne sono e soprat­tut­to sono state spese troppe parole inutili e tal­vol­ta anche fuor­vianti. Ricor­diamo­ci che si trat­ta di un grup­po com­mis­sari­a­to che per evitare di fal­lire deve trovare un investi­tore che abbia un piano indus­tri­ale finanziari­a­mente sosteni­bile. L’area a cal­do è forte­mente a ris­chio, già da tem­po vi era­no dif­fi­coltà che face­vano pre­sumere quale sarebbe potu­to essere l’epilogo, nonos­tante i ten­ta­tivi per sal­var­la. Non è facile immag­inare una Piom­bi­no sen­za la fab­bri­ca, ma solo per­ché siamo nati e cresciu­ti aven­do di fronte questo binomio. Se aves­si­mo vis­su­ti in realtà in cui la strut­tura eco­nom­i­ca locale fos­se sta­ta impronta­ta su altri set­tori, cer­ta­mente la nos­tra immag­i­nazione sarebbe diver­sa. Vi sono realtà in Italia ed in Europa, che han­no da tem­po diver­si­fi­ca­to la loro econo­mia con risul­tati estrema­mente  pos­i­tivi,  aven­do per­so set­tori  indus­tri­ali impor­tan­ti.

2 - Sin­ce­ra­mente non so cosa si inten­da per polo del­la rot­ta­mazione delle navi. Ad oggi vi sono solo dichiarazioni roboan­ti del Pres­i­dente del­la Regione Enri­co Rossi ed ipote­si che non ci sem­bra al momen­to abbiano basi solide. La stes­sa Con­cor­dia non sap­pi­amo se arriverà, per­al­tro abbi­amo l’impressione che ci sia chi dice di vol­er­la portare a Piom­bi­no, ma di fat­to nelle sedi più autorevoli lavo­ra per­ché sia trasferi­ta altrove. Oltre­tut­to se l’area a cal­do del­la Luc­chi­ni dovesse scom­par­ire, e le ipote­si di un forno elet­tri­co non sem­bra­no essere con­crete ed immi­nen­ti per real­iz­zare una fil­iera lega­ta alle demolizioni navali, il prossi­mo Sin­da­co non dovrà cer­to por­si la ques­tione.

3 — È fon­da­men­tale che sia ripristi­na­ta una for­mu­la per garan­tire che ci sia un’autorevole polit­i­ca sovra­co­mu­nale  Il ridi­men­sion­a­men­to delle province com­por­ta una ridefinizione delle com­pe­ten­ze che saran­no trasferite ai comu­ni. Sarà indis­pens­abile creare un sis­tema di fun­zioni asso­ciate che per­me­t­ta di alleg­gerire i bilan­ci degli enti locali vista la con­tin­ua dimin­uzione di risorse a dis­po­sizione. Sarebbe utile avere una con­feren­za per­ma­nente dei Sin­daci che garan­tis­ca una con­tin­ua col­lab­o­razione fra di loro, che di fat­to sarebbe più fun­zionale e meno onerosa rispet­to alle espe­rien­ze del pas­sato.  E’ indub­bio che le frat­ture che si sono cre­ate negli ulti­mi tem­pi fra Piom­bi­no e gli altri comu­ni del­la Val di Cor­nia vadano sanate, altri­men­ti non ci sarà la pos­si­bil­ità di pot­er inter­loquire in modo costrut­ti­vo.

4 — È oppor­tuno inter­venire in modo autorev­ole sulle soci­età parte­ci­pate,  in quan­to essendo sogget­ti eroga­tori di servizi, per loro natu­ra ten­dono a d essere meno effi­ci­en­ti di come dovreb­bero.  Purtrop­po spes­so accade che tali soci­età abbiano bilan­ci pesan­ti, con­seguen­ti a ges­tioni con carat­ter­is­tiche politiche più che man­age­ri­ali.  E’ indis­pens­abile un’attenta anal­isi del­lo sta­to attuale di cias­cu­na di esse, ril­e­van­do gli ele­men­ti utili per con­tenere i costi e miglio­rare la qual­ità dei beni e dei servizi prodot­ti. Sarebbe fon­da­men­tale riflet­tere sull’eventualità di sot­trarre al con­trol­lo pub­bli­co le attiv­ità eco­nomiche ril­e­van­ti, con­sen­ten­do alla lib­era impre­sa di iden­ti­fi­care e svilup­pare strate­gie di cresci­ta e creazione di val­ore. Ques­ta è una val­u­tazione che a molti non potrebbe piacere per ovvi motivi ide­o­logi­ci, ma a fronte delle dif­fi­coltà ril­e­vate nelle ges­tioni intera­mente pub­bliche, forse sarebbe oppor­tuno sof­fer­mar­si su ques­ta ipote­si. La pat­ri­mo­ni­ale ovvi­a­mente è un caso a se che andrebbe con­clu­so in modo dras­ti­co e defin­i­ti­vo, visti i prob­le­mi che ha com­por­ta­to.

5 — Sul­la TAP sten­di­amo un velo pietoso, l’impressione è quel­la di un prog­et­to indus­tri­ale nato male che non è sta­to più capace di ripren­der­si. Per­al­tro fin dall’inizio è sta­ta accom­pa­g­na­ta da un for­ma di iat­tura che si è man­i­fes­ta­ta ogni qual­vol­ta vi fos­sero delle oppor­tu­nità. Istin­ti­va­mente ver­rebbe da dire che sia il caso di met­ter­la sul mer­ca­to in cer­ca del miglior acquirente, che even­tual­mente inves­ta per adeguare gli impianti al trat­ta­men­to di rifiu­ti indus­tri­ali diver­si rispet­to a quel­li prodot­ti dal­la Luc­chi­ni. Cer­ta­mente  è impens­abile che si pos­sano uti­liz­zare ulte­ri­ori risorse pub­bliche in tal sen­so. Però, se doves­si­mo fare una rif­les­sione atten­ta, viste le neces­sità ter­ri­to­ri­ali nell’ambito delle boni­fiche indus­tri­ali, sarebbe oppor­tuno capire se fos­se il caso di far­le svol­gere cor­ret­ta­mente il com­pi­to per cui è sta­ta cre­a­ta, man­te­nen­done  il con­trol­lo pub­bli­co.

6 — I pronos­ti­ci non sono il mio forte, infat­ti evi­to sem­pre di esprimer­mi in tal sen­so. La situ­azione polit­i­ca locale è ingar­bugli­a­ta, e la pre­sen­za di tante liste facil­ità la dis­per­sione a scapi­to dei par­ti­ti più gran­di. Nell’aria si res­pi­ra mol­ta inqui­etu­dine e soprat­tut­to pre­oc­cu­pazione per le serie dif­fi­coltà che sta attra­ver­san­do il ter­ri­to­rio. A fronte di ciò è pre­sum­i­bile che pos­sa accadere di tut­to. L’ipotesi del bal­lot­tag­gio non è da esclud­ere, tut­to dipende dal­la reazione dell’elettorato, che in cer­ti frangen­ti potrebbe seguire la protes­ta e la dis­af­fezione, ma potrebbe anche rifu­gia­r­si nel­la con­ser­vazione rite­nen­dola a con­ti fat­ti il male minore. Sen­za dub­bio servirebbe una classe diri­gente adegua­ta al momen­to stori­co che sti­amo affrontan­do, e per­tan­to sarebbe oppor­tuno basar­si sull’affidabilità e sulle capac­ità delle per­sone e las­cia­re da parte l’appartenenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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