A PIOMBINO TANTI GLI ACCORDI, I PROTOCOLLI E I PROGETTI INATTUATI

Quando dietro la comunicazione c’è il nulla

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Redazione

PIOMBINO 9 feb­braio 2016 — Dato che la quan­tità di pro­to­col­li d’in­te­sa, accor­di di pro­gram­ma e prog­et­ti approvati in questi anni dal Comune di Piom­bi­no e da altri sogget­ti isti­tuzion­ali locali, region­ali e nazion­ali, ma tut­ti pres­soché com­ple­ta­mente fal­li­ti, non ha sicu­ra­mente riscon­tri in altre local­ità, dovrebbe essere ogget­to di una rif­les­sione polit­i­ca il moti­vo per cui si è prodot­ta una sim­i­le situ­azione. Rif­les­sione indis­pens­abile per apportare le dovute cor­rezioni o cam­bi­a­men­ti di rot­ta alla prat­i­ca del gov­er­no locale.
La lista è davvero lun­ga per­ché, anche soltan­to a far­la iniziare dal­l’ac­cor­do di pro­gram­ma quadro noto come quel­lo sui “fanghi di Bag­no­li” del 2007 e far­la pas­sare attra­ver­so l’ac­cor­do di pro­gram­ma per la bonifi­ca delle aree Sin del 2008, la vari­ante per il rias­set­to delle aree indus­tri­ali del 2009, il pro­to­col­lo d’in­te­sa per gli inter­ven­ti di adegua­men­to del­l’ac­ces­si­bil­ità stradale alla cit­tà e al por­to di Piom­bi­no del 2010, il Prog­et­to Piom­bi­no 2011/2015 e far­la finire alle attuali dif­fi­coltà del­l’at­tuazione degli accor­di di pro­gram­ma del 2014 e del 2015 sul­l’area di crisi indus­tri­ale, il sen­so del­la dis­tan­za tra ciò che era pre­vis­to e pro­pa­ganda­to e la realtà ver­i­fi­cat­a­si è davvero macro­scop­i­ca.
Se si aggiun­gono poi alcu­ni prog­et­ti, alcu­ni nem­meno avviati, come Cit­tà anti­ca, Cit­tà futu­ra, por­to di Pog­gio bat­te­ria e le pre­vi­sioni del Rego­la­men­to urban­is­ti­co, che, è facile affer­mar­lo, si risolver­an­no in niente, il prob­le­ma che abbi­amo di fronte si delin­ea anco­ra più chiara­mente.
Imper­izia e scarsa qual­ità ammin­is­tra­ti­va? Forse sì anche queste, ma non sono moti­vazioni suf­fi­ci­en­ti. Man­can­za di risorse finanziarie? Tal­vol­ta sì tal­vol­ta no e dunque anco­ra una ragione non con­vin­cente.
In realtà bisogna spostare il ragion­a­men­to sul piano politi­co. Se tante pre­vi­sioni non si sono avver­ate e tan­ti accor­di sono andati in fran­tu­mi bisogna nec­es­sari­a­mente pen­sare che o era­no prog­et­ti pro­prio irre­al­iz­z­abili o non era­no prog­et­ti ma sem­pli­ci idee o non era­no finanziati e non finanzi­a­bili o era­no fon­dati su prospet­tive del tut­to ipotetiche fon­date sul nul­la. E non si dica che era impos­si­bile saper­lo, i dati ogget­tivi fon­da­men­tali era­no lì squader­nati in bel­la evi­den­za.
Ma se così è si pos­sono for­mu­la­re almeno due ipote­si:

  • che chi ha fir­ma­to quegli accor­di non ha volu­to pren­dere in con­sid­er­azione e non ha ravvisato la neces­sità di sciogliere le incom­pat­i­bil­ità che si par­a­vano per la loro real­iz­zazione,
  • che chi ha fir­ma­to quegli accor­di e con­sid­er­a­to e pub­bli­ciz­za­to i loro con­tenu­ti come real­iz­z­abili, pur essendo a conoscen­za del­la loro irre­al­iz­z­abil­ità, ha antepos­to le oppor­tu­nità del­la pro­pa­gan­da sui tem­pi bre­vi alla loro traduzione in fat­ti ed opere.

Un esem­pio calzante è la vicen­da del­lo sman­tel­la­men­to del­la Con­cor­dia ven­du­to, anzi regala­to, come real­iz­z­abile a Piom­bi­no ma in realtà irre­al­iz­z­abile: si è ritenu­to sbaglian­do che fos­se davvero pos­si­bile o si sape­va impos­si­bile ma per motivi pro­pa­gan­dis­ti­ci si è insis­ti­to ad affer­mare la sua pos­si­bil­ità? La tesi di aver fat­to una oper­azione stru­men­tale per ottenere finanzi­a­men­ti per l’am­pli­a­men­to del por­to fran­ca­mente sarebbe meglio nem­meno paven­tar­la dato che non depositerebbe cer­to a van­tag­gio del­la seri­età dei sosten­i­tori e farebbe perdere di forza le moti­vazioni a sosteg­no di un inter­ven­to pub­bli­co per la ricon­ver­sione di un’area di crisi.
In realtà da parte delle forze politiche, in quan­to forze di gov­er­no, non c’è il riconosci­men­to che occorre fare i con­ti con le com­pat­i­bil­ità, ren­dere edot­ti i cit­ta­di­ni del­la loro esisten­za, scegliere tenen­do fis­si i mar­gi­ni del­la deci­sione. Sta­bilire le linee strate­giche, oggi mala­mente denom­i­nate spes­so mis­sion o sog­ni, e  fis­sare con­tem­po­ranea­mente i con­fi­ni del­la loro real­iz­z­abil­ità nel­lo spazio e nel tem­po. Tante vicende depri­men­ti potreb­bero essere evi­tate e forse si rius­cirebbe anche a capire e con­di­videre meglio le pri­or­ità per con­cen­trare lì tut­ti gli sforzi. Se si fos­se fat­to, ad esem­pio, si sareb­bero mag­a­ri som­mate le risorse finanziarie pub­bliche sul­la rete infra­strut­turale, stra­da statale 398 com­pre­sa, sen­za dis­perder­le impro­dut­ti­va­mente in tan­ti riv­o­li ed alcune nem­meno uti­liz­zarle.
Qual’è per con­clud­ere il vero prob­le­ma?
È un prob­le­ma politi­co: la mag­gio­ran­za ha gov­er­na­to e gov­er­na da tem­po pen­san­do solo o preva­len­te­mente a quel genere di comu­ni­cazione che sol­let­i­ca i cit­ta­di­ni nel­l’im­me­di­a­to ma li punisce nel futuro. E nel gov­ernare non coin­volge sin­ce­ra­mente i cit­ta­di­ni.
Non è un prob­le­ma da poco.

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