Rifiuti e discarica: storie di fallimenti non recenti

· Inserito in Spazio aperto

PIOMBINO 23 mar­zo 2018 — Quan­do ormai si pen­sa­va che la situ­azione non potesse essere più grave di così, ci ritro­vi­amo a reg­is­trare l’en­nes­i­ma tego­la sul­la ques­tione dis­car­i­ca di Piom­bi­no. La notizia si sta già spar­gen­do a mac­chia d’olio sul­la rete e nelle case, rim­balzan­do nei salot­ti in cui l’argomento è all’ordine del giorno, ormai da alcune set­ti­mane. Forse trop­po poche per­ché trop­po poco se ne è dis­cus­so. Il nos­tro tim­o­re è che, come sem­pre accade, a pagare il prez­zo di ques­ta ogget­ti­va malages­tione, di cui la polit­i­ca è respon­s­abile, saran­no i cit­ta­di­ni. La stes­sa polit­i­ca che ha saputo solo scatenare una guer­ra dal­la quale nes­suno può uscire vinci­tore fra ambi­ente, cit­ta­di­ni e lavo­ra­tori.
Quin­di ci preme di fare chiarez­za su alcu­ni ris­volti forse anco­ra poco conosciu­ti dal­la cit­tad­i­nan­za.
Pri­ma respon­s­abil­ità polit­i­ca: tut­to inizia dal­l’e­s­po­sizione deb­ito­ria di cir­ca 20 mil­ioni accu­mu­la­ta da ASIU attra­ver­so la con­trol­la­ta TAP, un’e­s­po­sizione gen­er­a­ta da alcune scelte impiantis­tiche infrut­tu­ose, pri­ma fra tutte la scelta di dotar­si di un impianto per il recu­pero delle scorie siderur­giche per trasfor­mar­le in un prodot­to cemen­tizio com­mer­cial­iz­z­abile denom­i­na­to con­glomix. In lin­ea di prin­ci­pio la scelta era pien­amente con­di­vis­i­bile, pec­ca­to che ci siano volu­ti 11 anni per ottenere il per­me­s­so alla com­mer­cial­iz­zazione del prodot­to, peri­o­do nel quale sono sta­ti generati pesan­ti oneri finanziari. Sarebbe inter­es­sante capire come mai un prodot­to poten­zial­mente con­cor­rente al mate­ri­ale di cava abbia trova­to tut­ti questi osta­coli alla com­mer­cial­iz­zazione. A questo va aggiun­ta la scelta di dotar­si di un impianto per la pro­duzione del CDR, paga­to con fon­di europei, per ali­menta­re la lin­ea 3 del­l’incener­i­tore di Livorno, mai atti­va­ta. A tut­to questo i nos­tri ammin­is­tra­tori han­no sem­pre rispos­to con la volon­tà di man­tenere basse le tar­iffe non facen­do gravare il deb­ito sulle stesse, pec­ca­to che non si trat­ti di una scelta in quan­to la legge impedisce di cari­care in tar­if­fa qual­si­asi cos­to non diret­ta­mente lega­to allo spaz­za­men­to e rac­col­ta .
Sec­on­da scelta polit­i­ca: sud­di­videre la Regione in gran­di ATO dietro alla promes­sa di mai attuate economie di scala. In quel­la fase la polit­i­ca ha scel­to di scor­po­rare gli impianti (leg­gasi dis­car­i­ca) che sono rimasti in cari­co ad ASIU, deb­ito com­pre­so, men­tre la parte pro­dut­ti­va del­l’azien­da lega­ta allo spaz­za­men­to e rac­col­ta è con­flui­ta in SEI, oggi com­mis­sari­a­ta per le vicende giudiziarie a tut­ti ben note.
Terza scelta polit­i­ca: per non costrin­gere i Comu­ni soci a ricap­i­tal­iz­zare il deb­ito di 20 mil­ioni, con tutte le facil­mente intu­ibili con­seguen­ze, si è scel­to di dare vita a RiMa­te­ria nel­la quale è con­flui­ta ASIU. RiMa­te­ria nasce con un nobile e con­di­vis­i­bile inten­to, cioè quel­lo di essere lo stru­men­to per l’at­tuazione delle boni­fiche del SIN e di intrapren­dere una polit­i­ca di recu­pero di rifiu­ti sec­on­do il prin­ci­pio di prossim­ità, riv­ol­gen­dosi prin­ci­pal­mente alle attiv­ità siderur­giche che avreb­bero avu­to un van­tag­gio nel con­ferire le pro­prie scorie in impianti lim­itrofi. Evi­den­te­mente la nar­razione felice del colare acciaio in 18 mesi è sta­ta ritenu­ta tal­mente felice da basar­ci sopra le prospet­tive di vita del­l’azien­da, men­tre chi come noi ne ha denun­ci­a­to le crit­ic­ità dal pri­mo min­u­to è sta­to etichet­ta­to come gufo. Chiara­mente il deb­ito non è scom­par­so, ma è sta­to dimez­za­to innalzan­do la dis­car­i­ca di 6 metri in un anno con rifiu­ti prove­ni­en­ti da tut­ta Italia, alla fac­cia del prin­ci­pio di prossim­ità, il tut­to in un impianto che la Regione stes­sa cer­ti­fi­ca non essere a nor­ma da tem­po. Ccon­tes­tual­mente nes­suno si è pre­oc­cu­pa­to di stornare una parte dei 50 mil­ioni, stanziati per le boni­fiche di parte pub­bli­ca, per l’u­ti­liz­zo ed il trat­ta­men­to dei cumuli di scorie stoc­cati abu­si­va­mente nelle aree ex Luc­chi­ni, impeg­nan­do RiMa­te­ria in un’at­tiv­ità ecososteni­bile in alter­na­ti­va allo smal­ti­men­to dei rifiu­ti spe­ciali.
Noi cre­di­amo che le respon­s­abil­ità deb­bano emerg­ere e vadano pretese a tut­ti i costi delle risposte, risposte serie, non spec­chi­et­ti per allodole. La nos­tra azione in con­siglio comu­nale sarà traspar­ente e chieder­e­mo la fat­tibil­ità di quelle oper­azioni, a par­tire dai caro­tag­gi, che per­me­t­ter­an­no di sta­bilire in modo uni­vo­co cosa sia suc­ces­so non appe­na le autorità com­pe­ten­ti daran­no con­fer­ma di acces­si­bil­ità all’area seques­tra­ta. Res­ti­amo in fine alli­biti dal gof­fo ten­ta­ti­vo dei sin­daci di scrol­lar­si di dos­so ogni col­pa attra­ver­so un breve doc­u­men­to a fir­ma con­giun­ta e che non ci sarem­mo aspet­tati di vedere sot­to­scrit­to anche dal sin­da­co di Suvere­to Giu­liano Par­o­di che ave­va inizial­mente con­di­vi­so la nos­tra impostazione nel­la riu­nione recen­te­mente indet­ta dal con­siglio di quartiere. Con questo doc­u­men­to i sin­daci cer­cano di spostare l’at­ten­zione dalle loro respon­s­abil­ità ad even­tu­ali ritar­di sul­l’adegua­men­to del­la dis­car­i­ca dovu­ti alla doverosa indagine, come se le ammin­is­trazioni locali, a par­tire da quelle Mas­si­mo Giu­liani e Gian­ni Ansel­mi che detenevano oltre il 60% delle quote, non avessero avu­to un ruo­lo deter­mi­nante nelle scelte fat­te che han­no por­ta­to alla situ­azione di ris­chio ambi­en­tale e ris­chio per i posti di lavoro che oggi ci tro­vi­amo a reg­is­trare.

MoVi­men­to 5 Stelle Piom­bi­no
MoVi­men­to 5 Stelle Campiglia
Meet­up San­vin­cen­zo 5 Stelle

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