RIMateria torni pubblica e nella LI53 cantieri navali

· Inserito in Blocco note

PIOMBINO 27 luglio 2019 — È di queste ore la notizia che Navar­ra e Unire­cu­peri si sono impeg­nati con­giun­ta­mente per il rin­no­vo del­la fideius­sione nec­es­saria a far sì che la Regione per­me­t­ta di con­ferire nuovi rifiu­ti nel cono rovescio. Rifiu­ti che, ci teni­amo a sot­to­lin­ear­lo, con­tin­uer­an­no a provenire da tut­ta Italia. La polit­i­ca con­tin­ua a par­lare di boni­fiche, e fa bene, del resto è di boni­fiche che questo ter­ri­to­rio ha un dis­per­a­to bisog­no, ma di fat­to con­tin­ua a far affluire a Piom­bi­no rifiu­ti da ogni dove. Ci accu­sano di essere affet­ti da sin­drome da “NIMBY” (not in my back yard), in realtà quel­lo che ci sti­amo chieden­do è: “Ma per­ché tut­to nel nos­tro cor­tile?”
Dite che siamo esagerati? RIMa­te­ria, acciaio al piom­bo, Wecol­o­gis­tic, Tyre­birth, demolizioni navali ed ora si pro­fi­la all’orizzonte anche la Solmine.
Ma affron­ti­amo un tema alla vol­ta. Qui vogliamo par­lare di RIMa­te­ria: l’amministrazione che ha vin­to le ultime elezioni ha promes­so di impedire il suo ampli­a­men­to (anzi, per essere pre­cisi il suo “rad­doppio”). L’attuale sin­da­co ha addirit­tura aper­to la pro­pria cam­pagna elet­torale con una con­feren­za stam­pa davan­ti all’ingresso di RIMa­te­ria, tan­to per­ché la gente avesse ben chiaro quale era l’impegno che si sta­va assumen­do nei con­fron­ti del­la cit­tà. Ed ora la cit­tà, con il Comi­ta­to di Salute Pub­bli­ca in pri­ma fila, pre­tende il rispet­to di questo impeg­no. Niente di stra­no, vi pare? Non è così che fun­ziona la democrazia?
Dunque, ragio­ni­amo: quali dovreb­bero essere le prime azioni da portare avan­ti per met­tere in sicurez­za la dis­car­i­ca ex-Asiu (ora RIMa­te­ria) ed impedire il suo ampli­a­men­to?

  • La pri­ma: effet­tuare i caro­tag­gi. Un anno fa (il 4 luglio 2018) il Comi­ta­to ottenne dagli ammin­is­tra­tori del com­pren­so­rio la promes­sa che sareb­bero sta­ti effet­tuati dei caro­tag­gi sul­la dis­car­i­ca per esclud­ere la pos­si­bil­ità che vi fos­se sta­to con­fer­i­to mate­ri­ale peri­coloso. Vi ricor­date i bar­ili di mer­cu­rio di Lonzi e RaRi? Vi ricor­date le inter­cettazioni tele­foniche che riv­ela­vano come sicu­ra­mente essi fos­sero fini­ti a Ischia di Cro­ciano o a Rosig­nano? Bene, è di questo che sti­amo par­lan­do: un anno fa il sin­da­co di Piom­bi­no Mas­si­mo Giu­liani, il sin­da­co di Suvere­to Giu­liano Par­o­di, l’assessore all’ambiente del Comune di Campiglia Vito Bar­tale­si, l’assessore all’ambiente di San Vin­cen­zo Anto­nio Rus­so e lo stes­so pres­i­dente di RIMa­te­ria Vale­rio Cara­mas­si, con­cor­di con il Comi­ta­to cir­ca la legit­tim­ità del­la richi­es­ta, si impeg­narono a met­tere in cam­po le azioni nec­es­sarie ad eseguirei caro­tag­gi. Per­ché non sono anco­ra sta­ti fat­ti? Eppure non vi è alcun osta­co­lo tec­ni­co o giuridi­co alla loro ese­cuzione: occorre solo la volon­tà polit­i­ca di tute­lare la salute del ter­ri­to­rio di cui si è respon­s­abili. Rin­novi­amo per­tan­to tale richi­es­ta al nuo­vo sin­da­co Francesco Fer­rari (che in cam­pagna elet­torale ha più volte affer­ma­to la neces­sità di effet­tuar­li), al vicesin­da­co Giu­liano Par­o­di, a tutte le forze politiche affinché sia dato manda­to alla Giun­ta di adop­er­ar­si per­ché tali indagi­ni vengano effet­tuate imme­di­ata­mente.
    Il sin­da­co, ai sen­si del TU degli Enti Locali, è autorità san­i­taria locale ed è respon­s­abile del­la salute del­la popo­lazione del suo ter­ri­to­rio. L’ARPAT, che svolge attiv­ità di con­trol­lo, di ispezione e di sup­por­to sci­en­tifi­co su temi ambi­en­tali, anche instau­ran­do rap­por­ti di col­lab­o­razione con l’Istituto Supe­ri­ore per la Pro­tezionee la Ricer­ca Ambi­en­tale (ISPRA), potrebbe met­tere in cam­po tec­ni­ci e pro­fes­sion­al­ità per rispon­dere ad una pre­cisa richi­es­ta del sin­da­co. Se dei rifiu­ti peri­colosi sono fini­ti in una dis­car­i­ca costru­i­ta e gesti­ta per rifiu­ti non peri­colosi, non è cosa di poco con­to: i dan­ni alla salute e all’ambiente potreb­bero essere ingen­ti. Ricor­diamo che almeno un ter­zo dei rifiu­ti con cui la dis­car­i­ca è sta­ta innalza­ta da 26 a 32 metri proviene pro­prio dalle ditte Lonzi e RaRi, inda­gate per traf­fi­co illecito di rifiu­ti peri­colosi, e che ben due Com­mis­sioni di inchi­es­ta (quel­la del Sen­a­to del 2018 e quel­la del­la Regione Toscana del 2019) han­no ipo­tiz­za­to che anche nel­la dis­car­i­ca di RIMa­te­ria potreb­bero essere fini­ti quei rifiu­ti peri­colosi. Se così fos­se occor­rerebbe val­utare quali azioni met­tere in cam­po per la tutela dell’ambiente e dei cit­ta­di­ni ma anche degli stes­si lavo­ra­tori di RIMa­te­ria, che vi oper­a­no quo­tid­i­ana­mente.
  • La sec­on­da: la let­tera al Nucleo di Val­u­tazione Regionale dei pro­ced­i­men­ti di Via (NURV), che nel­la prossi­ma riu­nione potrebbe rilas­cia­re l’autorizzazione al prog­et­to che prevede il rad­doppio del­la dis­car­i­ca. L’Amministrazione Comu­nale non ha anco­ra invi­a­to al NURV la doc­u­men­tazione ove dichiara il suo no a qual­si­asi ampli­a­men­to del­la dis­car­i­ca, non solo al suo rad­doppio. Come Comi­ta­to abbi­amo ripetu­ta­mente invi­ta­to il sin­da­co e il vicesin­da­co ad inviar­la al più presto e a evi­den­ziare in essa non solo il cri­te­rio esclu­dente del­la pre­sen­za di due cen­tri abi­tati nel­la fas­cia di rispet­to di 500 metri dal perimetro del prog­et­ta­to impianto, ma anche la chiara volon­tà del­la nuo­va ammin­is­trazione di non accettare che centi­na­ia di per­sone deb­bano con­tin­uare a subire i dan­ni che una dis­car­i­ca, anche quan­do con­dot­ta a nor­ma di legge, provo­ca a chi vi abi­ta a breve dis­tan­za.
    Rin­novi­amo dunque al sin­da­co la richi­es­ta di inviare in Regione tale let­tera, in cui potrà fare pro­prie le moltissime crit­ic­ità ril­e­vate dal Comi­ta­to, dal WWF e da vari altri Enti. Esse sono state con­di­vise in cam­pagna elet­torale, ora devono arrivare in modo chiaro ed uffi­ciale al NURV.
  • La terza: il cam­bi­a­men­to d’uso del­la LI53: rite­ni­amo inac­cetta­bile il fat­to che Piom­bi­no sia des­ti­na­ta a diventare un cen­tro nazionale per il trat­ta­men­to dei rifiu­ti, eppure è in ques­ta direzione che ci sti­amo inesora­bil­mente avvian­do. La crisi indus­tri­ale si pro­trae da decen­ni e molti dovran­no trovare un’alternativa al lavoro delle acciaierie per­ché Jin­dall non potrà mai dare occu­pazione allo stes­so numero di dipen­den­ti. È giun­to il momen­to di perseguire un’oculata diver­si­fi­cazione: indus­tria siderur­gi­ca mod­er­na ed eco­com­pat­i­bile che las­ci spazio ad altre attiv­ità (svilup­po del por­to, agri­coltura di qual­ità, tur­is­mo ecc). Invece si con­tin­u­ano ad accogliere indus­trie che occu­pano ampie porzioni di ter­ri­to­rio, han­no un forte impat­to sull’ambiente e che offrono in cam­bio pochissi­ma occu­pazione.
    Alla PIM, ad esem­pio, dovrebbe essere per­me­s­so di fare rimes­sag­gio, costruzioni navali, car­pen­te­ria metal­li­ca, ma non demolizioni navali, attiv­ità alta­mente impat­tante che ren­derebbe impos­si­bile svilup­pare e poten­ziare il trasporto passeg­geri, la crocieris­ti­ca, il por­to tur­is­ti­co del­la Chiusa e cos­ti­tuirebbe un ulte­ri­ore peri­co­lo per la salute del­la cit­tà, che sorge vicinis­si­ma al por­to e all’industria.
    Il Comi­ta­to di Salute Pub­bli­ca chiede che non vengano con­ces­si altri spazi al trat­ta­men­to, stoccag­gio, spedi­zione e mes­sa a dimo­ra di rifiu­ti e sostanze tossiche: la som­ma degli impat­ti ambi­en­tali delle numerose attiv­ità già avvi­ate ha già rag­giun­to una soglia di guardia. Occorre impedire nuovi inse­di­a­men­ti di questo tipo e con­trol­lare sev­era­mente quel­li autor­iz­za­ti e in fase di autor­iz­zazione, miran­do a lim­i­tarne l’esercizio. Per questo chiedi­amo la dimin­uzione delle aree già des­ti­nate dal Rego­la­men­to Urban­is­ti­co al trat­ta­men­to dei rifiu­ti: l’area del­la LI53, des­ti­na­ta al rad­doppio del­la dis­car­i­ca attuale, dovrebbe essere a nos­tro avvi­so trasfor­ma­ta da F6 ad area da des­tinare alla cantieris­ti­ca navale, in coeren­za con l’attuale Rego­la­men­to Urban­is­ti­co che prevede il poten­zi­a­men­to del pun­to di ormeg­gio delle Terre Rosse e del polo del­la cantieris­ti­ca nel baci­no del­la “Chiusa”.
  • La quar­ta: la neces­sità di chiederela VIS. Come Comi­ta­to di Salute Pub­bli­ca chiedi­amo al sin­da­co di atti­var­si per intrapren­dere il per­cor­so di una Val­u­tazione di Impat­to San­i­tario (VIS) da affi­an­care alla Val­u­tazione d’Impatto Ambi­en­tale (VIA), anche in relazione all’ampliamento del­la dis­car­i­ca di Ischia di Cro­ciano. La VIS per­me­tte di inte­grare gli effet­ti sul­la salute nel­la val­u­tazione degli impat­ti di un’opera sul ter­ri­to­rio e cos­ti­tu­isce uno stru­men­to pre­ven­ti­vo potente a sup­por­to dei pro­ces­si deci­sion­ali in quan­to con­sente di iden­ti­fi­care i rischi che la real­iz­zazione di un’opera com­por­ta per il ter­ri­to­rio, aiu­tan­do a val­u­tarne gli effet­ti com­p­lessivi, diret­ti e indi­ret­ti, che può indurre sul­la salute di una popo­lazione. Vista la grande quan­tità di impianti a forte impat­to ambi­en­tale che, come dice­va­mo all’inizio, stan­no cer­can­do di inse­di­ar­si attorno alla cit­tà, rite­ni­amo la VIS asso­lu­ta­mente nec­es­saria.

Per tutte le ragioni sopra elen­cate, rite­ni­amo non accetta­bile l’autorizzazione di un solo metro cubo in più oltre a quel­li già con­ces­si con la Quar­ta Vari­ante alle opere di chiusura del­la dis­car­i­ca, che dove­vano essere al servizio del­la bonifi­ca del SIN di Piom­bi­no. Ci era sta­to assi­cu­ra­to che gli spazi ottenu­ti con quel­la vari­ante sareb­bero sta­ti suf­fi­ci­en­ti a sanare il deb­ito Asiu e ad accan­tonare i sol­di per la mes­sa in sicurez­za del­la dis­car­i­ca: in realtà in dis­car­i­ca sono fini­ti solo rifiu­ti prove­ni­en­ti da tut­ta Italia e non un solo euro è sta­to investi­to sul­la TAP, rimas­ta com­ple­ta­mente abban­do­na­ta (se fos­se sta­ta riat­ti­va­ta avrebbe per­me­s­so a RIMa­te­ria di ori­en­tar­si davvero ver­so il rici­clo dei mate­ri­ali del SIN). Siamo cer­ti che qual­si­asi nuo­vo ampli­a­men­to con­ces­so ai pri­vati finirebbe solo per pos­tic­i­pare il prob­le­ma del rad­doppio, con­sen­ten­do ai pri­vati di ripro­porre, non appe­na esauri­ti di spazi del cono rovescio, lo stes­so ricat­to di oggi.
Per i lavo­ra­tori di RIMa­te­ria, vit­time incolpevoli delle scelte dei loro diri­gen­ti, devono essere trovate altre soluzioni, come la pos­si­bil­ità di rien­trare in SEI Toscana e di usufruire degli ammor­tiz­za­tori sociali.
Se vogliamo risol­vere il prob­le­ma una vol­ta per tutte lavo­ran­do davvero per la mes­sa in sicurez­za del­la dis­car­i­ca e il suo uti­liz­zo per le boni­fiche, cre­di­amo fer­ma­mente che il req­ui­si­to impre­scindibile sia la ripub­bli­ciz­zazione di RIMa­te­ria: finché i pri­vati otter­ran­no dal­la Regione la pos­si­bil­ità di colti­vare nuovi volu­mi, con­tin­uer­an­no a far arrivare rifiu­ti da fuori. Per­ché non dovreb­bero far­lo? Questo è nel loro inter­esse, non le boni­fiche.
Siamo dunque deter­mi­nati a fer­mare ogni ampli­a­men­to anche pre­sen­tan­do ricor­so innanzi al TAR.

Comi­ta­to Salute Pub­bli­ca Piom­bi­no — Val di Cor­nia

Commenta il post