S.E.Fi. farmacie, fiere e turismo: di tutto un po’

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Niccolò Pini

Dif­fi­cile trovare una soci­età pri­va­ta che insieme gestisce delle far­ma­cie, un polo fieris­ti­co, attiv­ità infor­ma­tive tur­is­tiche ed anche attiv­ità cul­tur­ali. Eppure esiste ed è, questo è il prob­le­ma, posse­du­ta intera­mente da un ente pub­bli­co, il Comune di Campiglia. Si chia­ma S.E.Fi. Campiglia Marit­ti­ma Servizi per l’E­cono­mia e Fiere s.r.l. e gestisce oltre al Cen­tro Fieris­ti­co di Ven­tu­ri­na anche la far­ma­cia comu­nale, l’uf­fi­cio tur­is­ti­co e la bib­liote­ca per ragazzi.
La sua sto­ria cos­ti­tu­isce una vicen­da con­fusa di ges­tione del pat­ri­mo­nio pubblico.Per capire in cosa con­siste bisogna fare un salto indi­etro nel tem­po, nel 1986. In ques­ta data fu delib­er­a­ta dal con­siglio comu­nale di Campiglia la creazione del­la soci­età “CEVALCO spa” una soci­età mista pub­bli­co (comu­ni del­la Valdicor­nia) ‑pri­va­to che avrebbe dovu­to gestire il com­p­lesso fieris­ti­co di nuo­va costruzione nel cen­tro di Ven­tu­ri­na, nato per “favorire la col­lab­o­razione
tra imp­rese ed enti locali per le attiv­ità pro­mozion­ali ed espos­i­tive”. Nelle inten­zioni dove­va divenire uno dei poli espos­i­tivi d’in­ter­esse regionale, col­lo­ca­to in posizione medi­ana tra Livorno e Gros­se­to. Per queste ragioni il prog­et­to venne finanzi­a­to con fon­di pub­bli­ci, in gran parte europei, e con mutui con­trat­ti dal­la stes­sa CEVALCO. Purtrop­po l’an­da­men­to eco­nom­i­co del­la CEVALCO non fu mai pos­i­ti­vo al pun­to che i Comu­ni sono arrivati a rip­i­anare deficit di cir­ca 200 mila € annui. Per evitare il fal­li­men­to del­la CEVALCO, nel dicem­bre 2007 il Comune di Campiglia, prin­ci­pale azion­ista del­la Soci­età, decise di acquistare, attra­ver­so un leas­ing finanziario (aggi­ran­do il pat­to di sta­bil­ità), gli immo­bili del­la soci­età: un oper­azione cos­to­sis­si­ma che andrà a pesare nei bilan­ci del Comune per i suc­ces­sivi 15 anni. In realtà il Comune ha aquis­ta­to immo­bili costru­iti con fon­di europei e con mutui che esso stes­so, quale azion­ista del­la CEVALCO, ave­va già con­tribuito a pagare con i rip­i­ani annu­ali delle perdite d’e­ser­cizio. Le cifre sono spaven­tose se rap­por­tate ad un comune come Campiglia, si par­la di un leas­ing che ammon­ta a un canone antic­i­pa­to per 160mila euro, canoni annu­ali per 350mila e un riscat­to finale per 648mila. Il tut­to per un con­to finale di 5 mil­ioni e 250mila euro. Nel 2008, dopo la ven­di­ta degli immo­bili, la soci­età annun­cia bal­dan­zosa il pri­mo utile del­la sua sto­ria!
Tut­tavia ques­ta soci­età avrebbe avu­to vita breve. Una legge in mate­ria di servizi pub­bli­ci locali (Legge n.133/2008) vieta­va, infat­ti,  che soci­età miste pub­bli­co — pri­va­to potessero gestire servizi di tipo com­mer­ciale con affi­da­men­to diret­to, ossia sen­za pas­sare da una gara pub­bli­ca per scegliere l’of­fer­ta più van­tag­giosa. Di fronte alle nuove dis­po­sizioni il Comune ave­va due opzioni: indire una gara pub­bli­ca per la ges­tione del­la fiera o mod­i­fi­care lo Statu­to del­la CEVALCO trasfor­man­dola in soci­età a cap­i­tale intera­mente pub­bli­co, pre­via acqui­sizione delle quote azionar­ie dei pri­vati. Da per­fet­to copi­one ital­iano fu scelta la sec­on­da, quin­di il Comune deliberò l’ac­quis­to delle restanti azioni per un val­ore di cir­ca 90mila €. L’op­er­azione però non fu con­clusa per l’op­po­sizione di alcu­ni soci .Di fronte all’im­pos­si­bil­ità di trasfor­mare la CEVALCO in una soci­età a totale cap­i­tale pub­bli­co, la nuo­va Giun­ta inse­di­a­ta nel 2009 (Sin­da­co Sof­frit­ti) deliberò la liq­uidazione del­la soci­età CEVALCO e la con­tes­tuale fusione con la Soci­età del­la Far­ma­cia Comu­nale, dan­do vita ad una nuo­va soci­età: la SEFI.
A ques­ta soci­età total­mente pub­bli­ca (in-house pro­vid­ing), oltre alla far­ma­cia comu­nale, venne affi­da­ta, sen­za gara, la ges­tione del com­p­lesso fieris­ti­co, del­la bib­liote­ca dei ragazzi, del­l’uf­fi­cio tur­is­ti­co e di alcune strut­ture cul­tur­ali nel cen­tro stori­co di Campiglia.
In ques­ta con­fusa vicen­da appare evi­dente, oltre la dub­bia oper­azione eco­nom­i­ca di leas­ing, l’as­sur­do affi­da­men­to del­la ges­tione del­la fiera alla soci­età del­la far­ma­cia comu­nale, due set­tori che non han­no niente in comune, a mag­gior ragione se poi gli viene affida­to anche la ges­tione del­la bib­liote­ca e del­l’uf­fi­cio tur­is­ti­co, un guaz­z­abuglio di com­pe­ten­ze.
Inoltre rimane inso­lu­ta la ques­tione del­la sosteni­bil­ità eco­nom­i­ca del com­p­lesso fieris­ti­co, uti­liz­za­to poche set­ti­mane l’an­no e ormai ridot­to ad una fiera pae­sana.
Infine con la creazione del­la  SEFi e la fusione dei bilan­ci viene meno anche la trasparen­za del­la ges­tione eco­nom­i­ca, met­ten­do in luce un altro aspet­to criti­co. Infat­ti una recente pro­nun­cia l’Au­torità di Vig­i­lan­za sui con­trat­ti pub­bli­ci di lavori, servizi e for­ni­ture (delib­er­azione n°51 adunan­za del 18 mag­gio 2011) esclude «… la pos­si­bil­ità che un comune pos­sa pro­cedere alla cos­ti­tuzione di soci­età che, uni­ta­mente con la ges­tione del­la far­ma­cia comu­nale, svol­ga altra attiv­ità di natu­ra del tut­to diver­sa..» ed aggiunge che ad ogni modo ove sia cos­ti­tui­ta «..occorre garan­tire la rig­orosa sep­a­razione delle diverse con­tabil­ità…”».
Ad oggi nel bilan­cio SEFi non c’è alcun seg­no di ges­tione sep­a­ra­ta.
Sono ormai trascor­si più di 25 anni dal­l’inizio di ques­ta sto­ria e appare sem­pre più chiara­mente come ennes­i­mo caso di mala ammin­is­trazione delle risorse pub­bliche.

 

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