Sia bloccato il conferimento dei rifiuti in discarica

· Inserito in Teoria e pratica
Giuliano Parodi

PIOMBINO 20 mar­zo 2018 — Le risposte di ARPAT alle prob­lem­atiche soll­e­vate dal sin­da­co di Suvere­to, evi­den­ziano che le pre­scrizioni con cui era sta­to autor­iz­za­to il prog­et­to di ampli­a­men­to del­la dis­car­i­ca di Ischia di Cro­ciano non sono state anco­ra ottem­per­ate. Nel­la dif­fi­da del novem­bre 2017 la Regione Toscana affermava:«la dis­car­i­ca risul­ta con­dot­ta in maniera non adegua­ta alle norme tec­niche di rifer­i­men­to e dif­forme­mente a quan­to autor­iz­za­to».
Infat­ti a dis­tan­za di mesi la situ­azione non è sana­ta e ne dan­no con­fer­ma i dis­a­gi esposti da molti abi­tan­ti delle zone lim­itrofe alla dis­car­i­ca: dis­tur­bi delle vie res­pi­ra­to­rie, irri­tazioni ocu­lari, irri­tazioni cuta­nee, cefalea.
In virtù di tale situ­azione come intende pro­cedere la Regione Toscana ed il respon­s­abile del Set­tore Boni­fiche e Autor­iz­zazioni Rifiu­ti, dot­tore Andrea Rafanel­li, a mesi di dis­tan­za dal­la dif­fi­da? Da trop­po tem­po i cit­ta­di­ni sop­por­tano l’in­quina­men­to orig­i­na­to dal­la dis­car­i­ca. Allar­mati anche dal­la nuo­va fun­zione del­la dis­car­i­ca che non accoglie più i rifiu­ti urbani ma gli spe­ciali prove­ni­en­ti da indus­trie han­no richiesto all’ARPAT le anal­isi delle acque sot­ter­ra­nee e del­l’aria del­la zona in cui è inseri­ta la dis­car­i­ca. La rispos­ta è sta­ta parziale: per le acque sot­ter­ra­nee dal 2013 al 2016 tutte le anal­isi effet­tuate sono di fonte ASIU-RiMa­te­ria, nes­suna anal­isi di ARPAT.
ARPAT ha fat­to in cinque anni un solo con­trol­lo delle acque sot­ter­ra­nee nel 2017.  Nel­la sin­te­si for­ni­ta, i pun­ti di ril­e­va­men­to sono tre piezometri ed un poz­zo con­fi­nan­ti con il perimetro del­la dis­car­i­ca dove si evi­den­zia che la fal­da sia super­fi­ciale che pro­fon­da è alta­mente inquina­ta. Si super­a­no le Con­cen­trazioni a Soglia di Contaminazione(CSC) per ter­reni indus­tri­ali per i seguen­ti ele­men­ti: Man­ganese, Sol­fati, Piom­bo, Nitrati, Mer­cu­rio, Fer­ro, PCB,benzo(a)pirene, benzo(ghi)perilene, Nichel, cro­mo VI, ed occa­sion­al­mente anti­mo­nio e arseni­co.
Nel­la vec­chia dis­car­i­ca dove­vano esserne pre­sen­ti 34 pozzi di estrazione del bio­gas col­le­gati alle varie sot­tostazioni e  il bio­gas avrebbe dovu­to essere bru­ci­a­to in due motori per recu­pero ener­geti­co e in caso di mal­fun­zion­a­men­to dei motori in apposi­ta can­dela. Nel­la nuo­va ed attuale con­fig­u­razione sec­on­do le indi­cazioni del­la Regione devono essere 73 i pozzi di estrazione del bio­gas da avviare a com­bus­tione. La stes­sa ARPAT ha ril­e­va­to il 5 mar­zo che il numero di pozzi col­le­gati alla can­dela era­no solo 16. In queste con­dizione la mag­gior parte del bio­gas e degli altri com­po­nen­ti gas­sosi si lib­era dal­la dis­car­i­ca nel­l’aria inquinan­dola.
Le male­odor­anze han­no più cause e non sono imputabili al solo bio­gas. Fra l’al­tro tutte le gius­ti­fi­cazioni nascon­dono inef­fi­cien­ze e ritar­di nel­l’ese­cuzione di lavori, ritar­di inac­cetta­bili. I cat­tivi odori si orig­i­nano anche dai con­fer­i­men­ti e dal­la nuo­va tipolo­gia di rifiu­ti che giunge in dis­car­i­ca: non più gli urbani ma gli spe­ciali (indus­tri­ali) che giun­gono da ogni parte d’ Italia.
Alla luce di tut­to questo la Regione Toscana dovrebbe bloc­care imme­di­ata­mente il con­fer­i­men­to in dis­car­i­ca dei rifiu­ti, fino a quan­do non si sia mes­sa a nor­ma rispet­tan­do la dif­fi­da del 2017 e le pre­scrizioni AIA date nel 2016. Inoltre per la tutela del­la salute dei cit­ta­di­ni e dei lavo­ra­tori che oper­a­no nel­la dis­car­i­ca si fac­cia una serie di caro­tag­gi per sco­prire il tipo di rifiu­ti che vi sono sta­ti con­fer­i­ti, per­ché cir­ca 1/3 dei con­fer­i­men­ti degli ulti­mi anni è avvenu­to ad opera delle aziende Lonzi e Rari, aziende che sono inda­gate dal­la DDA di Firen­ze per traf­fi­co illecito di rifiu­ti spe­ciali, anche peri­colosi e nocivi, mis­ce­lati con altri e mascherati come ordi­nari, nelle dis­cariche di Rosig­nano e Piom­bi­no.

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