Soffritti: la società continua a scavare fino al 2022

CAMPIGLIA 17 novem­bre 2016 — Non ave­va­mo dub­bi che nel­la cava di Monte Calvi si sarebbe giun­ti al ricat­to occu­pazionale, quel­lo più odioso, e in questo caso addirit­tura pre­ven­ti­vo, poiché le con­ces­sioni scadono nel 2018, ma la soci­età già man­da a casa 10 dipen­den­ti.
Dal 2009 chiedi­amo, inascoltati, di aprire il con­fron­to sul futuro di un’attività che ha un peso nell’economia del­la Val di Cor­nia, ma che nel­lo stes­so tem­po è ogget­ti­va­mente in con­flit­to con altre attiv­ità e altri inter­es­si gen­er­ali del ter­ri­to­rio. Tali sono il tur­is­mo, la val­oriz­zazione del pat­ri­mo­nio stori­co cul­tur­ale, il pae­sag­gio col­linare e l’ambiente. Si trat­ta di beni comu­ni e attiv­ità eco­nomiche che mer­i­tano di essere con­sid­er­ate per­ché offrono anch’esse, già oggi, occu­pazione e oppor­tu­nità per il futuro, in par­ti­co­lare per i gio­vani. Il con­teni­men­to delle cave è un obi­et­ti­vo pre­sente negli atti di pro­gram­mazione da oltre trent’anni. Dagli anni 80 la cava ricade nell’area del par­co di San Sil­ve­stro. Nel 2000 venne sot­to­scrit­to un accor­do tra la Regione e i Comu­ni per ridurre le escav­azioni e finanziare l’impianto TAP, ora ril­e­va­to dal­la soci­età Rima­te­ria, che dove­va recu­per­are rifiu­ti indus­tri­ali in sos­ti­tuzione degli iner­ti di cava. Nel 2007 il Comune di Campiglia, ha approva­to un piano strut­turale nel quale sta scrit­to che l’obiettivo è quel­lo di “diminuire le ester­nal­ità neg­a­tive delle attiv­ità di cava e di miniera”, di favorire “la tutela e il godi­men­to dei val­ori nat­u­rali, delle bellezze pae­sag­gis­tiche e delle tes­ti­mo­ni­anze stori­co arche­o­logiche”. Tut­ti sape­vano che le con­ces­sioni, già pro­l­un­gate più volte, scade­vano nel 2018. Tut­to ciò avrebbe dovu­to indurre Comune, impre­sa e orga­niz­zazioni sin­da­cali ad aprire con largo anticipo un con­fron­to per costru­ire strate­gie di ricon­ver­sione in gra­do di garan­tire con­ti­nu­ità e forse anche cresci­ta dell’occupazione. Si è invece cer­ca­to e atte­so il ricat­to. Ma nel caso del­la cava di Monte Calvi l’intreccio tra polit­i­ca e affari ha prodot­to seri guasti. Dis­conoscen­do piani, pro­gram­mi e accor­di, nel 1997 il Comune (sin­da­co Ban­ti) con­sen­tì la lib­era com­mer­cial­iz­zazione di tut­ti i mate­ri­ali sca­v­ati a Monte Calvi che in orig­ine era­no sta­ti autor­iz­za­ti solo per le neces­sità delle acciaierie di Piom­bi­no. Come se non bas­tasse, nel 2002 (sin­da­ca Velo) autor­iz­zò il rad­doppio delle escav­azioni a Monte Calvi por­tan­dole da 4 a 8 mil­ioni di metri cubi. Appren­di­amo ora dal­la Sin­da­ca Sof­frit­ti che il ritar­do delle escav­azioni avrebbe già prodot­to, non sap­pi­ano come, l’automatico rin­no­vo delle con­ces­sioni dal 2018 al 2022. Dell’impianto TAP, costa­to 11 mil­ioni di euro, tut­ti si sono dimen­ti­cati, come si sono dimen­ti­cati che nelle opere pub­bliche c’è l’obbligo di imp­ie­gare mate­ri­ali di recu­pero in sos­ti­tuzione dei mate­ri­ali di cava. I prob­le­mi di oggi risiedono pri­ma di tut­to nelle con­trad­dizioni e nel­la con­sapev­ole ambi­gu­i­tà di chi ha gov­er­na­to.
La sin­da­ca Sof­frit­ti, che pure ha nega­to per sette anni il con­fron­to su questi temi, dichiara oggi di essere disponi­bile a parte­ci­pare al tavo­lo di crisi pres­so la Regione Toscana. Meglio tar­di che mai, ma al Sin­da­co ricor­diamo che è pri­ma di tut­to espres­sione dei cit­ta­di­ni di Campiglia e pres­i­dente del Con­siglio Comu­nale al quale non ha mai rifer­i­to nul­la sul­lo sta­to di crisi, sulle reali inten­zioni del­la sua ammin­is­trazione. Si deci­da a far­lo. Incon­tr­erà la nos­tra totale disponi­bil­ità a dis­cutere del futuro e dell’occupazione, sen­za ricat­ti, guardan­do a tut­ti i set­tori pro­dut­tivi e ai beni comu­ni che sono anch’essi parte essen­ziale del futuro del­la nos­tra econo­mia.

Comune dei Cit­ta­di­ni

Commenta il post