Sopra gli sconfitti ancora una bandierina rosa

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Le ultime pri­marie del Pd potran­no con­sen­tire a Sil­via Velo di tornare a Roma per un’altra leg­is­latu­ra ma non è cer­to il suc­ces­so ad emerg­ere da una con­sul­tazione che più che una vit­to­ria seg­na di fat­to numerose scon­fitte.
A pezzi dal voto esce il cri­te­rio con cui si è ten­ta­to di scegliere gli aspi­ran­ti par­la­men­tari per­al­tro non dis­tinguen­do tra even­tu­ali dep­u­tati ed even­tu­ali sen­a­tori, qua­si si trat­tasse del­la stes­sa cosa. Il cri­te­rio del­la doppia pref­eren­za (tas­sati­va­mente un voto ad un uomo e uno ad una don­na) più che favorire la pre­sen­za par­i­taria dei ses­si nelle liste ha fini­to per ori­entare l’esito del­la con­sul­tazione. Asso­lu­ta­mente emblem­ati­co è il caso dell’Elba dove ha vin­to il can­dida­to uomo dell’isola Dario Balli­ni e dove, con­tem­po­ranea­mente, la Velo ha rac­colto con­sen­si deci­sivi per la sua vit­to­ria pro­prio per il fat­to di essere don­na. Cer­to si pote­va esprimere una sola pref­eren­za (la cosa non è sta­ta affat­to favorita) o si pote­va votare per l’altra can­di­da­ta, la gio­vane, assai meno nota Valenti­na Bran­ca­le­one. Ma questo, come era facil­mente preved­i­bile, non è accadu­to. E la Velo tornerà così in Par­la­men­to vesti­ta di nuo­vo del “rosa” delle quote fem­minili.
Esce bat­tuto dal voto il seg­re­tario del­la fed­er­azione Vale­rio Fabi­ani che ha pena­to non poco a met­tere insieme quat­tro can­di­dati dopo il no alla parte­ci­pazione di Gian­ni Ansel­mi, che si ritro­va un par­ti­to spac­ca­to con divi­sioni nette e dif­fi­cil­mente san­abili, che ha dovu­to pren­dere atto di un tra­col­lo nel­la parte­ci­pazione al voto (appe­na un ter­zo rispet­to alla scelta Bersani-Ren­zi del 2 dicem­bre).
Scon­fit­to nei fat­ti ma anche politi­ca­mente Luciano Guer­ri­eri che ha rispos­to da mil­i­tante dis­ci­plina­to alla chia­ma­ta del par­ti­to ma che, nel­la breve cam­pagna elet­torale, non è rius­ci­to a pro­por­si arrivan­do all’infelice scelta di annun­cia­re pub­bli­ca­mente la sua opzione per l’invotabile Ansel­mi con la con­seguen­za di ali­menta­re una fron­da che si è fat­ta sen­tire anche nelle urne (moltissi­mi voti nul­li a Piom­bi­no pro­prio con il nome di Gian­ni Ansel­mi).
Bat­tuto due volte lo stes­so sin­da­co. La pri­ma, ben sin­te­tiz­za­ta da un tito­lo del­la Nazione (“Dagli ami­ci mi guar­di Dio”), quan­do non gli è sta­ta con­ces­sa la dero­ga per parte­ci­pare al voto e la sec­on­da quan­do ha scel­to di ind­i­riz­zare il pro­prio con­sen­so sul­lo scon­fit­to Guer­ri­eri ver­so il quale evi­den­te­mente Ansel­mi non è però rius­ci­to a con­vogliare la grande parte del voto dei suoi. Il pri­mo cit­tadi­no si può con­so­lare – ma fino a che pun­to? – con la qua­si certez­za che se avesse potu­to parte­ci­pare, a Roma ci sarebbe anda­to lui. Ma anche questo più che un ris­arci­men­to inti­mo si con­figu­ra come un’altra maz­za­ta.

 

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