Tre le sepolture, di epoca romana, a Baratti

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PIOMBINO 23 aprile 2020 — “Sono tre le sepol­ture, di prob­a­bile epoca romana, rin­venute durante i lavori di ASA con­dot­ti nel Gol­fo di Barat­ti” ne annun­ciano il ritrova­men­to il sin­da­co Francesco Fer­rari insieme all’assessore alla cul­tura Giu­liano Par­o­di e al fun­zionario arche­ol­o­go per la Soprint­en­den­za Arche­olo­gia, Belle Arti e Pae­sag­gio per le province di Pisa e Livorno,  Andrea Camil­li.
“Il Gol­fo di Barat­ti è uno scrig­no di infini­ti tesori arche­o­logi­ci e offre con­tin­ue scop­erte che con­sentono di appro­fondire e arric­chire di nuovi tas­sel­li la sto­ria del nos­tro ter­ri­to­rio” affer­ma il sin­da­co Fer­rari “la sin­go­lar­ità di questo nuo­vo ritrova­men­to dimostra anco­ra una vol­ta la ric­chez­za cul­tur­ale del nos­tro ter­ri­to­rio che possiede unic­ità storiche e arche­o­logiche da val­oriz­zarne e pro­muo­vere sem­pre di più”.
Le scorse set­ti­mane, durante i lavori che ASA, in emer­gen­za, sta con­ducen­do a Barat­ti per la posa in opera del nuo­vo tubo del­l’ac­qua, sono tor­nate alla luce nuove trac­ce del­l’an­ti­ca Pop­u­lo­nia: dal­la pic­co­la trincea trac­cia­ta in prossim­ità del Par­co arche­o­logi­co sono emerse due tombe a inu­mazione e una strut­tura riferi­bile prob­a­bil­mente a una tom­ba a incin­er­azione.
“Gli scavi d’e­mer­gen­za sono sta­ti con­dot­ti sul cam­po da Car­oli­na Mega­le e Mar­ti­na Fusi (Past in Progress) sot­to la direzione sci­en­tifi­ca di Andrea Camil­li – com­men­ta l’assessore Par­o­di che ha segui­to quo­tid­i­ana­mente l’operazione di recu­pero — un mer­i­to non sec­on­dario va alla squadra di Cor­nia Manuten­zioni che, aven­do già lavo­ra­to a Barat­ti, ha acquisi­to dimes­tichez­za con i ritrova­men­ti e con le modal­ità d’in­ter­ven­to durante gli scavi di emer­gen­za. Lo sca­vo si è con­clu­so in tem­pi bre­vis­si­mi, il mate­ri­ale rin­venu­to è sta­to pre­so in cari­co dal­la Soprint­en­den­za e il tubo del­l’ac­qua è sta­to sis­tem­ato a mar­gine dei resti arche­o­logi­ci”
“La tom­ba 1 è cos­ti­tui­ta da una fos­sa ret­tan­go­lare sca­v­a­ta nel­la ter­ra e rivesti­ta di las­tre di pietra di reimpiego, prove­ni­en­ti da strut­ture più antiche – spie­ga l’archeologa Car­oli­na Mega­le – al suo inter­no è sta­to rin­venu­to lo scheletro del defun­to, con mol­ta prob­a­bil­ità una don­na, che ave­va anco­ra tra gli ogget­ti per­son­ali uno spillone in osso per capel­li, men­tre il resto del corre­do è sta­to ruba­to in un momen­to anco­ra impre­cisato.”
La sec­on­da tom­ba era già com­ple­ta­mente vio­la­ta e all’in­ter­no del­la cas­sa c’era soltan­to le las­tre spac­cate del­la cop­er­tu­ra e qualche fram­men­to di osso del defun­to.
La terza strut­tura, real­iz­za­ta anch’es­sa con ele­men­ti architet­toni­ci di riu­so, ave­va for­ma quad­ran­go­lare e all’in­ter­no dove­va con­tenere il cinerario con i resti com­busti del defun­to. La las­tra di cop­er­tu­ra era sta­ta già rimossa e all’in­ter­no sono sta­ti rac­colti fram­men­ti di ceram­i­ca di epoca romana e un raris­si­mo fram­men­to di vetro blu, riferi­bile ad una cop­pa da vino: s trat­ta del fram­men­to di una linguet­ta che sta­va sul­l’ansa del­la cop­pa, sul quale si legge anco­ra il nome, in let­tere greche e latine, del­l’ar­ti­giano che l’ha prodot­ta nel I sec­o­lo d.C., “Artas di Sidone”.
“L’obiettivo che ci pre­fig­giamo in col­lab­o­razione con la Soprint­en­den­za e gli Enti cul­tur­ali del ter­ri­to­rio” con­clude Par­o­di “è quel­lo di riportare sul nos­tro ter­ri­to­rio l’immenso pat­ri­mo­nio arche­o­logi­co rin­venu­to nel cor­so degli anni negli scavi con­dot­ti a Barat­ti e Pop­u­lo­nia, pat­ri­mo­nio al momen­to dis­sem­i­na­to su più sedi e, in alcu­ni casi con­ser­va­to all’interno di mag­a­zz­i­ni, che tro­verebbe invece una nat­u­rale col­lo­cazione nei musei di Piom­bi­no diven­tan­do volano per l’incremento del tur­is­mo cul­tur­ale”

Uffi­cio stam­pa Comune di Piom­bi­no

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