IL 28 luglio di nuovo in consiglio comunale la variante Aferpi

Tre pilastri che poggiano sul niente e reggono il nulla

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Redazione

PIOMBINO 23 luglio 2017 — Al di là dei con­tenu­ti del­la vari­ante Afer­pi e delle con­trod­e­duzioni alle osser­vazioni che il con­siglio comu­nale di Piom­bi­no si appres­ta ad approvare (ma l’in­tera vari­ante non sarà approva­ta pri­ma di otto­bre dato che il pro­ced­i­men­to di Val­u­tazione Ambi­en­tale Strate­gi­ca non è anco­ra ter­mi­na­ta) tut­ta l’op­er­azione vari­ante pog­gia su tre pilas­tri (si fa per dire) politi­ci:

  1. la vari­ante Afer­pi toglie ogni ali­bi a Rebrab, il Comune e le isti­tuzioni han­no fat­to tut­to ciò che si era­no impeg­nati a fare, se i con­tenu­ti del­l’ac­cor­do di pro­gram­ma non van­no in por­to la respon­s­abil­ità è di Rebrab, sua e soltan­to sua;
  2. sen­za la vari­ante non potrà essere rilas­ci­a­to il decre­to ex arti­co­lo 252 bis del decre­to leg­isla­ti­vo 152 del 2006 che, dopo l’ac­cor­do di pro­gram­ma fir­ma­to a giug­no 2015,  il Min­istro del­lo svilup­po eco­nom­i­co e il Min­istro del­l’Am­bi­ente devono fir­mare per l’at­tuazione del prog­et­to inte­gra­to di riqual­i­fi­cazione ambi­en­tale del sito di Piom­bi­no e per la sua rein­dus­tri­al­iz­zazione;
  3. in forza dell’art. 252 bis, il piano indus­tri­ale del grup­po Cevital/Aferpi, parte inte­grante dell’Accordo di pro­gram­ma sot­to­scrit­to il 30 giug­no 2015, è riconosci­u­to di inter­esse pub­bli­co e tutte le isti­tuzioni che han­no sot­to­scrit­to det­to accor­do, com­pre­so quin­di il Comune di Piom­bi­no, sono impeg­nate a deter­minare e favorire le con­dizioni per con­sen­tirne l’attuazione.

Las­ci­amo perdere il pri­mo che sa tan­to di fur­bizia provin­ciale e ver­na­co­lare (roba da stra­paese) con la quale si ha la pre­sun­zione di con­frontar­si e risol­vere prob­le­mi di ben altre dimen­sioni.

Il sec­on­do prob­a­bil­mente fa rifer­i­men­to (anche se non lo dice esplici­ta­mente, sai mai che i cit­ta­di­ni sap­pi­ano e capis­cano trop­po) ad una deci­sione di una con­feren­za dei servizi svoltasi il 6 set­tem­bre 2016 al Min­is­tero del­l’am­bi­ente con la quale, al ter­mine di una dis­cus­sione sul prog­et­to inte­gra­to degli inter­ven­ti di mes­sa in sicurez­za oper­a­ti­va e rein­dus­tri­al­iz­zazione trasmes­so da Afer­pi e riguardante solo la parte siderur­gi­ca, si chiede ad Afer­pi doc­u­men­tazione aggiun­ti­va e si decide che «la con­feren­za di servizi sarà con­vo­ca­ta nuo­va­mente una vol­ta che gli esisti dei sub-pro­ced­i­men­ti iner­ente alla vari­ante urban­is­ti­ca (da parte del comune di Piom­bi­no) ed alla ver­i­fi­ca di assogget­ta­bil­ità e val­u­tazione ambi­en­tale (da parte del­la Rgione Toscana) e ad altri aspet­ti, ogget­to di speci­fiche Con­feren­ze di Servizi in sede locale, saran­no acquisi­ti dal­la pre­sente Con­feren­za di Servizi». E si aggiunge: «Il Min­is­tero dell’ ambi­ente e il Min­is­tero del­lo svilup­po eco­nom­i­co si impeg­nano sin da ora a garan­tire l’e­m­anazione del decre­to con­giun­to di com­pe­ten­za per l’ap­provazione del prog­et­to inte­gra­to – 1ª fase nei min­i­mi tem­pi tec­ni­ci una vol­ta acquisi­to il parere favorev­ole del­la Con­feren­za di Servizi».
Dunque, riepi­lo­gan­do, si par­la solo, 1ª fase vuol dire questo, del prog­et­to siderur­gi­co di Afer­pi quel­lo che riguar­da un forno elet­tri­co ed un lam­i­na­toio per la pro­duzione delle rotaie.
Non cer­to del com­p­lesso pre­vis­to dal­l’ac­cor­do di pro­gram­ma (né logis­ti­ca, né agroin­dus­tri­ale, né sec­on­do forno elet­tri­co) e nem­meno del­la bonifi­ca del sito indus­tri­ale di Piom­bi­no che, fat­ta eccezione per qualche deci­na di hot spot che saran­no recin­tati per impedire l’ac­ces­so alle per­sone e piantu­mati, lo stes­so Min­is­tero del­l’am­bi­ente al ter­mine del­l’e­same del­l’anal­isi di ris­chio pre­sen­ta­ta da Afer­pi ha giu­di­ca­to tale da non dover essere boni­fi­ca­to (aree non con­t­a­m­i­nate, ha det­to il Min­is­tero, pari a 415 ettari, pro­prio quelle di Afer­pi in pro­pri­età o in con­ces­sione dema­niale).
E già questo par­la di una vari­ante spro­porzion­a­ta nei con­tenu­ti rispet­to a ciò che si vuole per­me­t­tere di real­iz­zare.
Per non par­lare del fat­to che tut­ti i con­tenu­ti di quel­l’ac­cor­do di pro­gram­ma ormai sono più che superati così come sta scrit­to chiara­mente nel­l’ad­den­dum recen­te­mente siglato tra Afer­pi e com­mis­sario stra­or­di­nario del­la ex Luc­chi­ni che richia­ma «l’impegno di Cevital/Aferpi, a indi­vid­uare, entro il 31 otto­bre 2017, una part­ner­ship per la parte siderur­gi­ca del Prog­et­to Piom­bi­no o a pre­sentare, nel­lo stes­so ter­mine, un piano indus­tri­ale con evi­den­za delle fonti di finanzi­a­men­to certe». A parte il fat­to che ad oggi sem­bra pro­prio che si trat­ti di parole por­tate dal ven­to rimane il fat­to che il piano pre­vis­to nel­l’ac­cor­do del giug­no 2015 non c’è più e dunque qualunque decre­to attua­ti­vo (quel­lo cui si riferisce la con­feren­za di servizi) dei due min­is­teri si fonderebbe sul­l’i­ne­sistente. Sem­pre pos­si­bile, di questi tem­pi e visti i molti prece­den­ti, ma così è.

Ed infine il ter­zo pilas­tro. Non è vero, si dice, che si trat­ti di una vari­ante ad per­son­am quan­to piut­tosto di una vari­ante in osse­quio agli inter­es­si gen­er­ali di cui il Comune deve essere por­ta­tore; è lo stes­so arti­co­lo 252 bis del decre­to leg­isla­ti­vo 152 del 2006 che lo dice quan­do sta­bilisce che «la stip­u­la del­l’ac­cor­do di pro­gram­ma (nel nos­tro caso quel­lo del 30 giug­no 2015 su cui la vari­ante si fon­da, ndr) cos­ti­tu­isce riconosci­men­to del­l’in­ter­esse pub­bli­co gen­erale alla real­iz­zazione degli impianti, delle opere e di ogni altro inter­ven­to con­nes­so e fun­zionale agli obi­et­tivi di risana­men­to e di svilup­po eco­nom­i­co pro­dut­ti­vo e dichiarazione e dichiarazione di pub­bli­ca util­ità».
Il prob­le­ma è che quel­l’ac­cor­do di pro­gram­ma di fat­to non esiste più per­ché super­a­to dal­la realtà. Bas­ta leg­ger­lo: tem­pi com­ple­ta­mente saltati, impeg­ni indus­tri­ali com­ple­ta­mente dis­at­te­si, impeg­ni ambi­en­tali del tut­to irre­al­iz­za­ti. Se si vuole la con­fer­ma si rileggano di nuo­vo i con­tenu­ti del­l’ad­den­dum recen­te­mente siglato tra Afer­pi e com­mis­sario stra­or­di­nario del­la ex Luc­chi­ni e si capirà che è tut­to in alto mare.
E dunque di quale inter­esse gen­erale si par­la?
La realtà è che si vuole approvare una vari­ante che con­seg­na una porzione enorme di ter­ri­to­rio ad un impren­di­tore sen­za nes­suna certez­za del­la real­iz­z­abil­ità (oggi si potrebbe dire meglio che la per­centuale di incertez­za è molto molto supe­ri­ore alla per­centuale di certez­za) e dunque si pri­va questo ter­ri­to­rio del­la lib­ertà di pro­gram­mare il suo futuro. Se poi si som­mano vari­ante e con­ces­sioni dema­niali diven­ta assai dif­fi­cile sostenere il con­trario.

Dunque i tre pilas­tri sono assai deboli. E lo sono per­ché anco­ra una vol­ta fon­dati su desideri, accettazione di ipote­si, impor­tazione di volon­tà altrui sen­za che il Comune e le altre isti­tuzioni abbiano fat­to il min­i­mo sfor­zo di ver­i­fi­care e mag­a­ri di for­mu­la­re ipote­si, pro­gram­mi, prog­et­ti diver­si.
È la sto­ria ripetu­ta degli ulti­mi anni, ma su di essa non si ha il cor­ag­gio di riflet­tere.

 

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