A 72 anni il patron di Cevital vuole sfidare le difficoltà attaccando

Un colosso che rischia per diventare più colosso

Fiorenzo Bucci

PIOMBINO 21 Novem­bre 2016 – Da qualche giorno tiene ban­co la trat­ta­ti­va per l’acquisto, o forse meglio per l’affitto con la for­mu­la del riscat­to, degli sta­bil­i­men­ti Leali steel da parte di Cevi­tal. Un impeg­no che alcu­ni media han­no indi­ca­to in 5–10 mil­ioni di euro per met­tere le mani sul­l’ac­ciaieria di Bor­go Val­sug­ana in provin­cia di Tren­to e il lam­i­na­toio di Odolo nel bres­ciano, impianti di cui è pro­pri­etario, da mar­zo scor­so, il grup­po svizze­ro Klesch.
Le inten­zioni di Issad Rebrab sareb­bero ori­en­tate a rifornire in maniera costante lo sta­bil­i­men­to ex Luc­chi­ni di bil­lette e blu­mi in atte­sa del­l’en­tra­ta un fun­zione dell’acciaieria elet­tri­ca dei tedeschi di Sms. Un modo per pro­durre acciaio a Piom­bi­no in un las­so di tem­po che evi­den­te­mente non si ritiene bre­vis­si­mo. L’impianto trenti­no può giun­gere a sfornare fino a 500 mila ton­nel­late all’anno e quin­di sarebbe teori­ca­mente in gra­do di ali­menta­re sia il lam­i­na­toio di Odolo che gli impianti piom­bi­ne­si. Con la non trascur­abile lim­i­tazione, riferi­ta da fonti attendibili, di non pot­er, per il momen­to, assi­cu­rare all’impianto ex Luc­chi­ni i blu­mi uti­liz­z­abili nel­la pro­duzione di rotaie des­ti­nate all’al­ta veloc­ità.
Pare che lo stes­so patron si sia impeg­na­to in ques­ta trat­ti­va che sarebbe giun­ta in via di definizione sen­za comunque vin­cere lo scetti­cis­mo di più di un tec­ni­co.
cev1La Leali negli ulti­mi tem­pi non ha attra­ver­sato momen­ti bril­lan­tis­si­mi. La recente cura del grup­po svizze­ro Klesch non ha sor­ti­to gli effet­ti sperati. A più riprese la mag­i­s­tratu­ra si è inter­es­sa­ta dell’attività degli impianti ed anche i bilan­ci, sec­on­do quan­to riferiscono i media locali, non sono rosei. Tec­ni­ca­mente è, poi,  tut­ta da sco­prire la pos­si­bil­ità di creare un’utile sin­er­gia tra Piom­bi­no e la Leali sen­za appe­san­tire le pos­si­bil­ità di svilup­po, o anche di sem­plice fun­zion­a­men­to, dell’esistente. Soprat­tut­to in Toscana.
Per­al­tro sono già in allarme le orga­niz­zazioni sin­da­cali che al nord temono per l’occupazione (oltre 100 operai di Leali sono in sol­i­da­ri­età) e a Piom­bi­no, dove sol­i­da­ri­età e cas­sa inte­grazione fan­no parte del lin­guag­gio quo­tid­i­ano, si pre­oc­cu­pano per il piano com­p­lessi­vo di rilan­cio del­lo sta­bil­i­men­to e per gli inves­ti­men­ti nel­la logis­ti­ca e nel polo ali­menta­re annun­ciati, ormai diver­si mesi fa, da Rebrab.
Con pochi mezzi per far fronte a situ­azioni nuove e spes­so impre­viste, Fim, Fiom e Uilm, a nord come a sud, cer­cano una spon­da nel min­is­tero del­lo svilup­po eco­nom­i­co a cui chiedono incon­tri urgen­ti. Ten­ta­tivi di trovare aggan­ci e rime­di che per ora non han­no dato frut­ti.
In una visione com­p­lessi­va delle vicende non può non colpire invece la fre­net­i­ca attiv­ità del grup­po algeri­no che, da qualche tem­po, sta cer­can­do spazi da un capo all’altro del mon­do. È indub­bio che Issad Rebrab sia uno dei cap­i­tani di indus­tria più ric­chi dell’intero con­ti­nente africano e che abbia capac­ità impren­di­to­ri­ali notevoli. Così come però appaiono con­crete le dif­fi­coltà che l’uomo d’affari incon­tra in patria dove la gran parte del suo vas­to pat­ri­mo­nio è immo­bi­liz­za­to da un polit­i­ca gov­er­na­ti­va autarchi­ca e per­al­tro spes­so decisa­mente ostile ad ogni ambizione ed a ogni mira del mag­giore indus­tri­ale del paese. Lo stes­so Rebrab non perde occa­sione per lan­cia­re i suoi attac­chi. In una recente inter­vista al set­ti­manale Jeune Afrique ha defini­to “insosteni­bile” la situ­azione eco­nom­i­ca del­l’Al­ge­ria dove sono a ris­chio perfi­no gli stipen­di dei fun­zionari pub­bli­ci.  “Ogni econ­o­mista vi dirà — ha sot­to­lin­eato il patron di Cevi­tal — quan­to sia sui­ci­da per l’e­cono­mia di un paese basar­si su un sin­go­lo prodot­to, vale a dire  il petro­lio o il gas”. Per Rebrab vale invece diver­si­fi­care in un paese dove nel 2030 la popo­lazione sarà di 50 mil­ioni di indi­vidui ai quali bisogn­erà fornire tut­to quel che anco­ra non esiste nel paese. Un indi­ret­to strale al gov­er­no in car­i­ca con una carat­ter­iz­zazione polit­i­ca del patron che non pochi vedreb­bero bene sedu­to su una delle mas­sime poltrone del potere. Cosa che Rebrab ha per ora smen­ti­to.
Cevi­tal oggi, comunque, non è solo la più impor­tante realtà indus­tri­ale alge­ri­na,  è da tem­po un colos­so. Da Beja­ia dove Rebrab l’ha cre­ato nel 1998, il grup­po è diven­ta­to ben presto leader del set­tore del­la trasfor­mazione ali­menta­re per espan­dere la pro­pria attiv­ità in cam­po petro­lif­ero, nel­la raf­fi­nazione del­lo zuc­chero, nel­la pro­duzione di mar­ga­ri­na, nel con­fezion­a­men­to di acqua min­erale e di bevande rin­fres­canti, nel­la lavo­razione del for­mag­gio. E poi vetro, attiv­ità por­tu­ali, un po’ di siderur­gia, auto e trasporti. In una quindic­i­na di anni si con­tano altret­tan­ti marchi creati dal patron per svol­gere attiv­ità anche molto diver­sifi­cate. All’estero non solo le nuove sigle nate dall’acquisto del­la ex Luc­chi­ni ma anche la spag­no­la Alas e la francese Axxo che pro­ducono porte e finestre in allu­minio e in Fran­cia gli elet­trodomes­ti­ci del­la Fagor Brandt, la cui acqui­sizione ha cre­ato più di un prob­le­ma “algeri­no” a mon­sieur Rebrab.
La cresci­ta di Cevi­tal è sta­ta sen­za dub­bio favorita da rifer­i­men­ti politi­ci utili in Alge­ria ma non è avvenu­ta sen­za scos­soni e sen­za ostil­ità che si stan­no ora acu­tiz­zan­do. Così come stan­no crescen­do le dif­fi­coltà ad ammin­is­trare un impero che ogni giorno di più deve fare i con­ti con una con­cor­ren­za con­sis­tente e var­ie­ga­ta. Rebrab ha 72 anni com­piu­ti, ha real­iz­za­to più di quan­to forse potessero sognare i suoi avi in Cabil­ia. Potrebbe puntare al con­sol­i­da­men­to e a rac­cogliere i non pochi frut­ti di quel che ha sem­i­na­to. Invece non demor­de e, forte di una costan­za rara, sfi­da il tem­po e con­tin­ua a puntare col ris­chio non solo di perdere ma – peg­gio, per uno come lui — di restare immo­bile nell’annuncio di una nuo­va impre­sa. È quel che accade, almeno per ora, a Piom­bi­no e non solo.
Di recente, sfoglian­do gior­nali scrit­ti in lingue diverse abbi­amo rac­colto notizie sulle mire di Cevi­tal in tante par­ti lon­tane del mon­do, un con­fine seg­na­to, per ora, dal­la dis­tan­za di ben nove fusi orari.

BRASILE

O Governo do Estado do Pará e as empresas Vale e Cevital Groupe, esta última da Argélia, assinaram nesta sexta-feira (4), no Palácio do Governo, um protocolo de intenções que representa um novo passo no processo de implantação de uma siderúrgica de Marabá. O documento foi assinado pelo governador do Estado, Simão Jatene, pelos presidentes das companhias, Murilo Ferreira, da Vale, e Issad Rebrab, da Cevital, e outras autoridades, como o senador Flexa Ribeiro e os deputados federais Beto Salame e Julia Marinho, o presidente da Assembleia Legislativa do Pará (Alepa), Márcio Miranda, secretários de Estado, deputados estaduais, prefeitos e representantes de entidades empresariais. Na foto (E/D), o secretário da Sedeme, Adnan Demachki, o presidente da Alepa Márcio Miranda, o presidente da Vale Murilo Ferreira, o governador Jatene, o presidente da Cevital Issad Rebrad, o senador Flexa Ribeiro e o prefeito de Marabá, João Salame. FOTO: ANTONIO SILVA / AG. PARÁ DATA: 04.03.2016 BELÉM - PARÁ

Sono ormai diver­si mesi che mon­sieur Rebrab bat­te il Brasile e in par­ti­co­lare la regione del Parà nel nord del paese, uno dei ter­ri­tori più poveri e meno indus­tri­al­iz­za­ti dove le mod­erne infra­strut­ture man­cano e i servizi essen­ziali sono poco svilup­pati. Cevi­tal ha allac­cia­to una col­lab­o­razione con la soci­età mineraria Vale che ave­va la con­ces­sione per real­iz­zare uno sta­bil­i­men­to siderur­gi­co. Di fat­to Rebrab pun­ta a costru­ire, a Marabà un impianto per la pro­duzione di man­u­fat­ti da riven­dere nell’America lati­na. Anche rotaie per le fer­rovie. La zona indi­vid­u­a­ta è quel­la di Marabà dove già una fab­bri­ca siderur­gi­ca esiste e dove le autorità brasil­iane cer­cano di richia­mare investi­tori stranieri. Il sito in cui è pre­vis­to l’investimento è nell’interno del paese a oltre 600 chilometri dal mare. Tutt’altro che facili i col­lega­men­ti da even­tu­ali por­ti per i numerosi fiu­mi e canali non tut­ti nav­i­ga­bili e di aree imper­vie. In un pri­mo momen­to Rebrab ave­va pen­sato di trasferire in Brasile il vec­chio alto­forno di Piom­bi­no fer­mo da tem­po. Il propos­i­to, di dif­fi­cile real­iz­zazione tec­ni­ca, pare sia oggi tra­mon­ta­to. Invece per il Brasile restano in pie­di altri prog­et­ti nel set­tore agri­co­lo. In un recente incon­tro col min­istro dell’agricoltura Blairo Mag­gi, sono sta­ti pre­si in esame prog­et­ti nel set­tore dell’olio veg­e­tale (soia e pal­ma) e si è dis­cus­so di proposi­ti di impor­tazione di prodot­ti brasil­iani come ceci, lentic­chie e fagi­oli. Il gior­nale Export­news ha addirit­tura rifer­i­to del­la richi­es­ta di Rebrab per la definizione di un accor­do fitosan­i­tario con l’Al­ge­ria al fine di con­sen­tire l’im­por­tazione di bovi­ni vivi.
La notizia, che appare per lo meno curiosa, non ha trova­to fino­ra con­ferme e fa il paio con altre, decisa­mente ecces­sive, che si pos­sono leg­gere sui media soprat­tut­to brasil­iani. Tra queste la trat­ta­ti­va (episo­dio rifer­i­to anche dall’agenzia alge­ri­na Tsa) che avrebbe vis­to impeg­na­to Rebrad nel­la costruzione di quat­tro por­ti flu­vi­ali nelle cit­tà di Mir­i­ti­tu­ba, Santarem, Vila do Conde e Marabà, tut­ti sit­uati nel­lo Sta­to del Pará.
Non sono invece state smen­tite le indi­cazioni sull’ammontare dell’investimento (1,2 mil­iar­di di euro) riferite con entu­si­as­mo da diver­si media brasil­iani e algeri­ni per i quali il prog­et­to dovrebbe essere com­ple­ta­to in tre anni per pro­durre 2,7 mil­ioni di ton­nel­late di acciaio offren­do lavoro, a regime, a 2600 per­sone.

IL CENTRO TURISTICO ALGERINO
tichLa stam­pa alge­ri­na ha rifer­i­to nei giorni scor­si del com­p­lesso tur­is­ti­co d’avanguardia sul­la cos­ta tunisi­na che Rebrab ha annun­ci­a­to. Un prog­et­to da un mil­iar­do di dol­lari pre­vis­to a Tichy nei pres­si di Beja­ia in Cabil­ia, la ter­ra dove Rebrab è nato a cui il patron è par­ti­co­lar­mente affezion­a­to. Cevi­tal ha inten­zione di costru­ire, su un ter­reno di 182 ettari, un com­p­lesso tur­is­ti­co com­pren­dente hotel, con rel­a­tivi annes­si di servizio, sale per le imp­rese, vil­lag­gi, chalet, ostel­li e motel ed anche case indi­vid­u­ali e di grup­po per vacanze. L’obbiettivo è quel­lo di trasfor­mare la zona in un’attrazione inter­nazionale per il tur­is­mo.

SRI LANKA
lankaRebrab ha annun­ci­a­to la costruzione di uno zuc­cher­i­fi­cio in Sri Lan­ka, l’antica iso­la di Cey­lon a largo delle coste indi­ane. L’investimento è indi­ca­to in cir­ca 200 mil­ioni di euro. Sec­on­do il patron di Cevi­tal, se tutte le autor­iz­zazione ver­ran­no con­cesse per tem­po, in due anni i con­suma­tori del­lo Sri Lan­ka potran­no acquistare zuc­chero prodot­to dal­la nuo­va fab­bri­ca ed il paese, che attual­mente è un impor­ta­tore, diven­terà esporta­tore di prodot­ti per la dol­ci­fi­cazione.

PARAGUAY

Farmers tend to their crops of Stevia in Caacupe city, 54km (33 miles) from Asuncion in this January 2006 file photo. Stevia, a shrub whose extracts are up to 300-times sweeter than sugar but without the calories, has been the sweetener of choice among Paraguay's Guarani Indians for centuries. Paraguayan farmers are hoping to cash in on a low-calorie sweetener being made by the Coca-Cola Co. from a native plant long prized by indigenous people in the poor South American country. Picture taken January 2006. REUTERS/Stringer/Files (PARAGUAY)

In Paraguay Rebrab guar­da con par­ti­co­lare atten­zione alla ste­via rebau­di­ana, una pianta del luo­go da cui, tradizional­mente, si rica­va un dol­ci­f­i­cante utile per diverse pro­duzioni. Il gior­nale “Ulti­ma Hora” ha rifer­i­to del­la visi­ta del patron nel paese lati­no amer­i­cano dove è sta­to rice­vu­to dal min­istro degli esteri Ela­dio Loiza­ga e ha avu­to col­lo­qui d’affari con i min­istri delle finanze, San­ti­a­go Peña, e del­la piani­fi­cazione, José Moli­nas e con l’ambasciatore Luis Fer­nan­do Ava­l­os, diret­tore gen­erale per i rap­por­ti bilat­er­ali con i diver­si pae­si del mon­do. Riguar­do alla ste­via Rebrab ha vis­i­ta­to un impianto indus­tri­ale in Ypacarai e non ha nascos­to l’intenzione di inves­ti­men­ti con­sis­ten­ti.

IL SALONE DI PARIGI
sialLa parte­ci­pazione del grup­po Cevi­tal al salone inter­nazionale dell’alimentazione di Pari­gi non è cosa nuo­va. Nell’ultima edi­zione, a metà dell’ottobre scor­so, il colos­so algeri­no è par­so muover­si in una direzione ben pre­cisa. Pre­via una accel­er­azione nel per­cor­so che por­ta ad ottenere la cer­ti­fi­cazione IFS, las­ci­a­pas­sare indis­pens­abile per aggredire i mer­cati del vec­chio con­ti­nente, la sig­no­ra Hafi­da Bensli­mane, diret­tore mar­ket­ing del set­tore di Cevi­tal, si è fat­ta largo tra le 7.000 aziende e 154.000 pro­fes­sion­isti pre­sen­ti, per ottenere un pos­to al sole nei mer­cati del­la grande dis­tribuzione euro­pea.
Forte dei cli­en­ti di alto pro­fi­lo (la Fer­rero, la Danone e la Coca-Cola già usano lo zuc­chero Cevi­tal nelle loro pro­duzioni) gli algeri­ni mira­no ad accrescere la loro pre­sen­za sui banchi france­si (Car­refour o Auchan), tedeschi e in futuro, avu­ta anche la cer­ti­fi­cazione BRC, indis­pens­abile nel Reg­no Uni­to, anche ingle­si.

I RICAMBI PER AUTO
uto
Da fonte alge­ri­na (arti­co­lo del 16 novem­bre scor­so) si ha la notizia dell’annuncio di Rebrab per dar vita ad una fab­bri­ca di par­ti di ricam­bio per auto uti­liz­zan­do nuove tec­nolo­gie. La volon­tà sarebbe quel­la di pro­cedere all’esportazione del­la pro­duzione sen­za un uti­liz­zo diret­to per l’assemblaggio di vet­ture.
Da notare che il grup­po Cevi­tal, per la diret­ta com­pe­ten­za di Omar Rebrab, figlio del patron, è pro­pri­etario di Hyundai Motors Algerie. Soci­età che assem­bla auto e camion del mar­chio core­ano. Lo stes­so Omar nel mar­zo scor­so ave­va annun­ci­a­to la pos­si­bil­ità, in una sin­er­gia di grup­po, di uti­liz­zare l’acciaio di Piom­bi­no per la costruzione di com­po­nen­ti des­ti­nati all’industria auto­mo­bilis­ti­ca alge­ri­na.

NUOVA VETRERIA
vetro
Issad Rebrab non è nuo­vo nel set­tore del­la real­iz­zazione di prodot­ti di vetro. Nuo­va è invece la lin­ea di pro­duzione inau­gu­ra­ta di recente dal­la conso­ci­a­ta di Cevi­tal Mediter­ra­neo Float Glass.
L’obbiettivo del patron, in questo caso, è quel­lo di importare dall’Algeria prodot­ti nei pae­si di mez­zo mon­do, Europa in par­ti­co­lare, per un val­ore di tre mil­iar­di di dol­lari nei prossi­mi tre anni.

 

2 risposte a “Un colosso che rischia per diventare più colosso”

  1. Leonardo Mezzacapo says:

    Ho solo due pre­cisazioni da fare riguar­do a questo bel­lis­si­mo arti­co­lo, per il quale mi com­pli­men­to con il sig. Buc­ci. La pri­ma è che l’ac­ciaieria del­la Val Sug­ana non potrà mai pro­durre blu­mi per rotaie a meno di un grosso inves­ti­men­to in una nuo­va macchi­na di cola­ta con­tin­ua ad oggi improb­a­bile, la sec­on­da che la pro­duzione attuale di 370.000 ton. dif­fi­cil­mente super­abile, lavo­ran­do 10 turni/setimana è intera­mente uti­liz­za­ta a Odolo nel Bres­ciano.

    • Ringrazio Leonar­do Mez­za­capo per le gen­tili espres­sioni ver­so l’ar­ti­co­lo. Sì, anche nel testo del mio pez­zo è con­tenu­to un inciso cir­ca l’im­pos­si­bil­ità di Leali di pro­durre blu­mi per rotaie. Il gior­nale trenti­no l’Adi­ge ripor­ta più com­pi­u­ta­mente la notizia, mai smen­ti­ta e che anche io ho ripreso in un arti­co­lo sul­la Nazione, sec­on­do cui l’impianto di Bor­go non è “in gra­do per il momen­to di assi­cu­rare a Piom­bi­no blu­mi uti­liz­z­abili nel­la pro­duzione di rotaie des­ti­nate all’al­ta veloc­ità. Per giun­gere a sod­dis­fare ques­ta esi­gen­za sarebbe infat­ti nec­es­sario il cosid­det­to «impianto del vuo­to» che ha un cos­to di 4–5 mil­ioni”.
      A mio avvi­so è addirit­tura di mag­gior rilie­vo la sec­on­da pre­cisazione di Mez­za­capo. Sec­on­do quan­to rifer­i­to dai media e mai smen­ti­to, l’ac­quis­to del­la Leali da parte di Cevi­tal dovrebbe essere con­cepi­to in fun­zione di una sin­er­gia con Piom­bi­no, ovvero per fornire mate­ri­ale di pri­maria neces­sità per far fun­zionale l’ac­ciaieria ex Luc­chi­ni. Un buon propos­i­to che, sec­on­do quan­do indi­ca Mez­za­capo, non sarebbe però tec­ni­ca­mente perseguibile almeno sen­za met­tere in dis­cus­sione l’at­tiv­ità ad Odolo. Del­la serie, se la pro­duzione di 370 mila ton­nel­late non è super­abile, o servi Odolo o servi Piom­bi­no. Se le cose stan­no così, la doman­da con­seguente, che viene spon­tanea, non può essere che la seguente: “Per­ché mai Cevi­tal sta trat­tan­do l’ac­quis­to del­la Leali?”. Gra­zie di nuo­vo, Fioren­zo Buc­ci

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