Una legge regionale per lo sviluppo sostenibile

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Mauro Grassi

La pro­pos­ta di revi­sione del­la legge sul gov­er­no del ter­ri­to­rio del­la Regione Toscana è sta­ta pre­sen­ta­ta all’An­ci e, come era preved­i­bile, è inizia­ta una dis­cus­sione acce­sa. Anche per­chè la legge è sta­ta pre­sen­ta­ta come uno stru­men­to per met­tere fine alle “vil­lette a schiera nel verde” e agli “eco­mostri”.
Ma per bloc­care questi “scem­pi”, che pur si sono ver­i­fi­cati anche in Toscana pur se in misura molto infe­ri­ore al resto del paese, bas­ta­va solo una ges­tione un po’ più atten­ta del­l’at­tuale legge. In pri­mo luo­go da parte del­la Regione che ave­va tut­ti gli stru­men­ti per una effi­cace attiv­ità di con­trol­lo e quin­di da parte dei Comu­ni che qualche vol­ta si sono las­ciati guidare dal­la neces­sità di fare cas­set­ta con gli oneri di urban­iz­zazione. Ma ben vengano i cor­ret­tivi se dan­no una mano in più.
Iniziamo dal­l’ap­proc­cio gen­erale. La pri­ma mod­i­fi­ca che colpisce è il pas­sag­gio dal­lo svilup­po sosteni­bile alla dife­sa del pat­ri­mo­nio ter­ri­to­ri­ale. Può essere accetta­bile ma con due “atten­zioni”: la pri­ma è che la Toscana non può allon­tanare da sé, qua­si fos­se una “ver­gogna” da nascon­dere, la spin­ta ver­so uno svilup­po sosteni­bile. Sarebbe un dan­no cru­ciale per i toscani e quin­di, alla lun­ga, anche per il pae­sag­gio toscano. La sec­on­da è l’ac­cezione che si dà al con­cet­to di pat­ri­mo­nio. Che non deve essere sta­ti­co. Una sor­ta di “lasc­i­to” solo da preser­vare . Ma deve essere un con­cet­to dinam­i­co. Lega­to all’azione e alla vita dei toscani. Cioè lega­to, trasfor­ma­to e qual­i­fi­ca­to nel tem­po dal “fare” dei cit­ta­di­ni, delle imp­rese e delle Isti­tuzioni. Il pae­sag­gio non può essere solo tutela e con­ser­vazione, a meno di non pen­sare alla Toscana come perenne “car­toli­na” per tur­isti di pas­sag­gio.
Veni­amo quin­di al grande tema, dibat­tuto da più par­ti anche con mol­ta super­fi­cial­ità, del con­sumo di suo­lo e dei lim­i­ti, più for­ti, che ven­gono pre­visti dal­la legge. Anche su questo pun­to non si può che essere d’ac­cor­do. Molti comu­ni toscani, per­al­tro, stan­no redi­gen­do nuovi piani a con­sumo di suo­lo zero. E pun­tano qua­si esclu­si­va­mente all’u­so del suo­lo urban­iz­za­to (fra cui non si capisce per­chè non ci deb­bano essere anche i borghi rurali, almeno di non vol­er­li “imbal­samare” in un “luo­go fin­to” fuori dal­la sto­ria!) e alla qual­i­fi­cazione delle aree urban­iz­zate e degli edi­fi­ci esisten­ti. Ma ques­ta ponteazione di riu­ti­liz­zo e di riqual­i­fi­cazione, che non appare par­ti­co­lar­mente dinam­i­ca né in Toscana né nel resto del paese, andrebbe favorita e incen­ti­va­ta e non resa dif­fi­cile dal pun­to di vista nor­ma­ti­vo, ammin­is­tra­ti­vo e anche finanziario.
Cioè se si parte dal­l’idea che le cit­tà, anche le cit­tà toscane che pur sono molto più equi­li­brate di molte realtà nazion­ali, devono essere trasfor­mate, rese più vivi­bili, ener­geti­ca­mente e ambi­en­tal­mente più sosteni­bili e, in fon­do, anche più belle, bisogna che la legge dia più “spazio” alla prog­et­tazione di qual­ità e all’in­no­vazione. Qual­ità e inno­vazione che stri­dono con le pro­ce­dure buro­cratiche asfis­sianti, con la scar­sità di incen­tivi in gra­do di ren­dere equi­li­bra­ta in ter­mi­ni finanziari la prog­et­tazione e con la rigid­ità degli indi­ci urban­is­ti­ci che non sono mai sta­ti, ed oggi anco­ra meno, garanzia di buona piani­fi­cazione e di effi­cace real­iz­zazione. Forse accan­to ad un mag­gior con­trol­lo del­l’u­so del suo­lo “green” ci vor­rebbe un di più di lib­er­al­iz­zazione nel­la trasfor­mazione e riqual­i­fi­cazione dei luoghi già urban­iz­za­ti.
E infine il prob­le­ma del­la gov­er­nance. La dis­cus­sione su questo pun­to sarebbe, e sarà, lun­ga e arti­co­la­ta su vari aspet­ti. Quel­lo che si può dire, da una pri­ma let­tura delle pro­pos­ta di revi­sione, è che c’è un ecces­so di fidu­cia nel­la cen­tral­iz­zazione ver­so la Regione, sia nel­la sua accezione politi­co-isti­tuzionale che in quel­la tec­ni­ca, ed invece una sot­to­va­l­u­tazione del ruo­lo e del­l’im­por­tan­za del­la sus­sidia­ri­età oriz­zon­tale (il mon­do pri­va­to) e ver­ti­cale (le autonomie locali). Si trat­ta sicu­ra­mente di un ecces­so che tro­va fon­da­men­to in alcu­ni errori e crit­ic­ità che si sono evi­den­zi­ate nel pas­sato (anche in quel­lo lon­tano, a volte mitiz­za­to) sia nei rap­por­ti fra pub­bli­co e pri­va­to, sia nei rap­por­ti fra cen­tro e per­ife­ria. Ma pen­si­amo che le crit­ic­ità non siano super­abili con le sem­pli­fi­cazioni. E la cen­tral­iz­zazione regionale ci appare, in un mon­do sem­pre più com­p­lesso e arti­co­la­to, più una sem­pli­fi­cazione ide­o­log­i­ca che una buona base di parten­za per la real­iz­zazione di una rifor­ma del gov­er­no del ter­ri­to­rio in Toscana. Ma il prob­le­ma non è tan­to cos­ti­tuzionale quan­to politi­co. In una regione, come la Toscana, i comu­ni dif­fi­cil­mente diven­ter­an­no “uffi­ci del­la Regione”. E quin­di occorre pen­sare ad un mod­el­lo dove il cen­tro e le realtà isti­tuzion­ali locali svol­go­no, ognuno per le pro­prie com­pe­ten­ze ma con eguale respon­s­abil­ità, un’azione con­giun­ta per uno svilup­po sosteni­bile e per la tutela, la pro­mozione e la val­oriz­zazione del pae­sag­gio.

Una risposta a “Una legge regionale per lo sviluppo sostenibile”

  1. Non mi capi­ta mai di fare com­men­ti sui blog che leg­go, ma in questo caso fac­cio un’ec­cezione, perche’ il blog meri­ta davvero e voglio scriver­lo a chiare let­tere.

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