Val di Cornia: discariche ormai al collasso

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PIOMBINO 15 dicem­bre 2013 — Nel 2008 ASIU dichiar­a­va che la capac­ità resid­ua del­la dis­car­i­ca di Ischia di Cro­ciano avrebbe con­sen­ti­to un’autonomia mas­si­ma di tre anni e che era per­tan­to urgen­tis­si­mo costru­irne una nuo­va e rin­no­vare gli impiantiper il trat­ta­men­to dei rifiu­ti urbani del­la Val di Cor­nia. Per scon­giu­rare l’emergenza ASIU assunse due deci­sioni:

  • affi­dare a pri­vati, tramite gara di “project financ­ing”, gli inter­ven­ti per il rin­no­vo degli impianti esisten­ti (revampig);
  • real­iz­zare una nuo­va dis­car­i­ca per rifiu­ti urbani e indus­tri­ali con­tigua a quel­la esistente, su ter­reni dema­niali in con­ces­sione alla Luc­chi­ni con­t­a­m­i­nati da inquina­men­to indus­tri­ale e come tali inclusi in un sito d’interesse nazionale (SIN) da bonifi­care.

ASIU è la soci­età dei Comu­ni del­la Val di Cor­nia e di Castag­ne­to che deve occu­par­si del­la rac­col­ta e del trat­ta­men­to dei rifiu­ti urbani, ossia di un servizio pub­bli­co. Non è chiaro a che tito­lo si pro­pon­ga di real­iz­zare e gestire anche una dis­car­i­ca per i rifiu­ti indus­tri­ali, ossia di attiv­ità che l’ordinamento leg­isla­ti­vo ris­er­va all’iniziativa e alla respon­s­abil­ità dei pri­vati. Ma anche tralas­cian­do questo non irril­e­vante aspet­to del­la pro­gram­mazione locale, non pos­sono sfug­gire i gravi ritar­di che si sono accu­mu­lati negli anni in questo set­tore.
A met­ter­li in evi­den­za è la stes­sa ASIU quan­do nel piano oper­a­ti­vo 2013 affer­ma che è “anco­ra in dis­cus­sione pres­so il Con­siglio di Sta­to” il ricor­so con­tro la sen­ten­za del TAR Toscana che nel 2012 ha annul­la­to la gara per il rin­no­vo degli impianti per ille­git­ti­ma com­po­sizione del­la com­mis­sione di gara, con­dan­nan­do ASIU anche al paga­men­to di 4.000 euro per spese di giudizio.
Per quan­to con­cerne invece la nuo­va dis­car­i­ca, per la cui real­iz­zazione occorre pre­lim­i­n­ar­mente bonifi­care i ter­reni su cui deve sorg­ere, ASIU dichiara che “il per­cor­so per la resti­tuzione dei ter­reni agli usi legit­ti­mi dell’area del SIN des­ti­na­ta alla nuo­va dis­car­i­ca di servizio è sta­to rad­i­cal­mente revi­sion­a­to dal nuo­vo Diret­tore Gen­erale del Min­is­tero dell’Ambiente in sen­so mag­gior­mente restrit­ti­vo”.
Dunque alla fine del 2013, a cinque anni dal­la loro enun­ci­azione, nes­suno dei proposi­ti di ASIU ha trova­to attuazione: non è sta­to real­iz­za­to il revamp­ing degli impianti e non sono sta­ti nep­pure approvati i prog­et­ti per la bonifi­ca delle aree su cui dovrebbe sorg­ere la nuo­va dis­car­i­ca.
Una doman­da sorge spon­tanea: nel 2008 han­no dichiara­to un’e­mer­gen­za che non esiste­va? Prob­a­bil­mente no per­ché in man­can­za di una nuo­va dis­car­i­ca, a par­tire dal 2011, ASIU ha dovu­to soprael­e­vare ulte­ri­or­mente quel­la esistente di cir­ca quat­tro metri con un vol­ume aggiun­ti­vo di cir­ca 160.000 mc. sti­ma­to suf­fi­ciente per altri due anni di con­fer­i­men­to dei rifiu­ti. Dal­la stam­pa si apprende anche che sono sta­ti atti­vati pro­ces­si di trat­ta­men­to che riducono i volu­mi dei rifiu­ti da con­ferire in dis­car­i­ca. E’ una notizia pos­i­ti­va che tut­tavia non elude la doman­da fon­da­men­tale che dovreb­bero por­si le nos­tre ammin­is­trazioni: qual è la reale autono­mia del­la Val di Cor­nia in mate­ria di rifiu­ti urbani e quali azioni con­crete sono in cor­so per evitare di dover­li portare altrove con costi aggiun­tivi cer­ti?
Tan­to più se si con­sid­era che l’ATO Sud di Gros­se­to, Siena ed Arez­zo, nel quale le ammin­is­trazioni comu­nali han­no chiesto di entrare, ha espres­so un parere pos­i­ti­vo “con­dizion­a­to alla auto­suf­fi­cien­za del­la capac­ità di smal­ti­men­to da parte del com­pren­so­rio del­la Val di Cor­nia”. Dunque la Val di Cor­nia deve fare da sola. Sul come la situ­azione non è affat­to chiara.

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