Val di Cornia: uniti si vince, separati si perde
PIOMBINO 8 agosto 2019 — Uniti per programmare il futuro nell’area vasta della Val di Cornia o separati per dare risposta ai problemi dei singoli Comuni? Questo è l’interrogativo che aleggia tra i Comuni di Piombino, Campiglia, San Vincenzo, Suvereto e Sassetta dopo che per legge nel 2010 venne soppresso il Circondario. Le dichiarazioni programmatiche dei Comuni, allora tutti a maggioranza PD, non lasciavano dubbi: il Circondario andava sostituito con l’Unione dei Comuni per consentire alle amministrazioni di continuare a programmare, pianificare e gestire i servizi in forma associata e coordinata. Si trattava di una modalità di governo ben nota ai Comuni della Val di Cornia che sin dagli anni Settanta del secolo scorso avevano sperimentato la sovracomunalità, prima volontariamente e poi avvalendosi delle forme organizzative previste da leggi regionali e nazionali, tra cui le Associazioni intercomunali e i Circondari. Si è trattato di esperienze differenziate, nella forma e nei risultati, ma è largamente riconosciuto che dalla sovracomunalità sono scaturiti i migliori risultati di governo in Val di Cornia, tra cui i piani regolatori coordinati degli anni Settanta/Ottanta, il sistema dei parchi, la gestione associata delle risorse idriche prima ancora della nascita degli ATO e dei servizi socio-sanitari prima ancora della nascita delle ASL. Ci sono stati anche limiti che andavano superati, come la duplicazione delle funzioni tra Comuni e Circondario e gli appesantimenti burocratici che hanno pesato sull’efficacia dell’azione amministrativa, tuttavia è oggi consapevolezza diffusa, soprattutto tra le imprese e gli operatori economici, che per affrontare i gravi problemi della zona, primo tra tutti la rigenerazione dell’economia, si deve guardare oltre i confini dei singoli municipi. La stessa bonifica e riconversione delle sterminate aree industriali piombinesi è un problema che travalica di gran lunga i confini del comunali, compresi quelli della Val di Cornia. Le scelte delle precedenti amministrazioni comunali sono andate in tutt’altra direzione.
Il bisogno di sovracomunalità sembra essere stato avvertito da molte formazione politiche che si sono sfidate nelle elezioni amministrative del maggio 2019. Il panorama politico dopo il voto è notevolmente cambiato: il PD si è confermato forza di maggioranza (relativa) a Campiglia e San Vincenzo, a Suvereto si è confermata la lista civica antagonista al PD, a Piombino governa oggi una coalizione trasversale formata da partiti di destra e liste civiche. L’interesse per la sovracomunalità è presente nei programmi elettorali di forze politiche chiamate a governare, come è presente nei programmi di alcune forze di opposizione. Sulla carta sembrerebbero esistere le condizioni per la ripresa della sovracomunalità. Non mancano certo i banchi di prova: sanità, ambiente, rifiuti, acqua, parchi, pianificazione territoriale sono tutti argomenti urgenti che richiedono un’azione coordinata delle amministrazioni della zona.
Per la pianificazione territoriale, ad esempio, la legge regionale per il governo del territorio, la n. 65 del 2014, ha fissato in cinque anni il termine entro il quale i Comuni avrebbero dovuto avviare il procedimento per la formazione dei nuovi piani strutturali. Il termine scade il prossimo mese di novembre. Ha inoltre incentivato, con appositi finanziamenti, la formazione di piani strutturali intercomunali di area vasta, ritenuti “strumenti essenziali per la promozione di politiche di riqualificazione, valorizzazione e sviluppo delle funzioni territoriali con riferimento anche all’esigenza di contrasto al consumo di suolo”.
Fino ad oggi i Comuni della Val di Cornia non sono stati molto solerti, né hanno dimostrato chiarezza sui propositi. Hanno lasciato trascorrere questi anni dedicandosi separatamente a redigere piani strutturali (San Vincenzo) o varianti ad hoc ai piani in vigore, talune delle quali di enorme rilevanza territoriale (come la variante Aferpi a Piombino e la variante per le cave a Campiglia) senza adeguare in forma generale e coordinata i piani urbanistici. Un adeguamento che sarebbe stato necessario, indipendentemente dalle disposizioni regionali, in presenza di profonde trasformazioni del tessuto economico produttivo dell’area e di previsioni urbanistiche dimostratesi lontanissime dai bisogni e dalle reali tendenze del mercato immobiliare. A Campiglia, ad esempio, dove nell’arco temporale 2005–2020 il Piano Strutturale del 2007, redatto congiuntamente con Piombino e Suvereto, prevedeva 665 nuove abitazioni, 41 ettari per nuove attività produttive e servizi, 990 nuovi posti letto turistici, in base ai dati forniti dallo stesso Comune nel 2018 erano stati realizzati 9 alloggi, 38 posti letto turistici, mentre solo 3,9 ettari di aree produttive erano in corso di realizzazione. A crescere sono stati solo gli alloggi invenduti, i capannoni vuoti e le opere di urbanizzazione non completate.
C’erano dunque ampie motivazioni, locali e regionali, per la revisione organica dei piani strutturali, ma così non è stato. Non sono serviti neppure gli incentivi regionali per la pianificazione intercomunale a dirimere lo stato confusionale che da anni caratterizza l’attività dei Comuni della Val di Cornia. Nel 2018 la Regione Toscana ha emanato un bando per la concessione di contributi per la redazione di piani strutturali intercomunali al quale i Comuni della zona hanno partecipato con due diverse aggregazioni: una prima richiesta è stata avanzata da Piombino, Campiglia, San Vincenzo e Sassetta (escluso Suvereto che nel 2007 aveva approvato un piano strutturale di area con Piombino e Campiglia) e una seconda richiesta avanzata da San Vincenzo e Sassetta (che hanno poi deciso di procedere separatamente) ai quali si è aggiunto anche Suvereto che non faceva parte della prima aggregazione. Entrambe le richieste sembrano essere state ammesse a finanziamento dalla Regione, ma il piano strutturale intercomunale della Val di Cornia non ci sarà. Parlano gli atti. Piombino e Campiglia hanno avviato da soli nella seconda metà del 2018 il procedimento per la formazione di un proprio piano strutturale intercomunale annunciandone l’adozione prima delle elezioni del maggio 2019, cosa che non è poi avvenuta. Sempre nel 2018 San Vincenzo, Sassetta e Suvereto hanno deciso di sottoscrivere una convenzione per l’elaborazione di un proprio piano strutturale intercomunale, ma nessun procedimento di formazione è stato ancora avviato. Questo è il quadro che abbiamo oggi in Val di Cornia. A distanza di 5 anni dalla nuova legge urbanistica i Comuni non hanno compiuto nessun atto di adeguamento della pianificazione strutturale e ora dovrebbero redigere due piani intercomunali separati in un territorio che, a parole, viene riconosciuto come un ambito minimo di pianificazione. C’è dunque uno scarto tra propositi, dichiarazioni, atti e fatti.
Intanto trascorrono gli anni ed i problemi aumentano. Basti pensare all’urgente ri-pianificazione delle aree industriali di Piombino (sulle quali vige tutt’ora quella dettata dal piano industriale Aferpi completamente fallito), al destino delle colline di Campiglia e San Vincenzo (sulle quali incombe il piano regionale cave adottato di recente dal Consiglio Regionale di cui non si conoscono ancora i contenuti, ma che probabilmente richiederà scelte rilevanti da parte dei Comuni interessati) e più in generale alla indispensabile ridefinizioni degli obiettivi strategici di piani strutturali approvati prima della crisi del 2008 e della crisi industriale che ha portato nel 2014 alla chiusura dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico di Piombino.
Sono temi di enorme rilevanza per il futuro delle nostre comunità che richiedono risposte territoriali organiche e coerenti, pena l’insorgere di conflitti e la perdita d’efficacia delle iniziative e degli investimenti, in campo pubblico come in quello privato. Alle nuove amministrazioni spetta il compito di confrontarsi con lasciti non proprio edificanti, dimostrando con i fatti, e in fretta, il cambiamento di rotta da più parti annunciato.