Variante Aferpi: sembra l’approccio degli anni 60

ROMA 26 otto­bre 2016 — Legam­bi­ente scrive alle isti­tuzioni nazion­ali e toscane per sol­lecitare a con­sid­er­are con la dovu­ta seri­età e lungimi­ran­za il futuro indus­tri­ale di Piom­bi­no, nell’interesse gen­erale e non solo di un pri­va­to. Nei prossi­mi giorni nel­la cit­tà toscana si deciderà in via defin­i­ti­va la Vari­ante urban­is­ti­ca al Piano Strut­turale con pro­ce­dure a dir poco “acco­modan­ti”. Si vuole per­me­t­tere lo sposta­men­to del prece­dente trac­cia­to del­la statale 398 e l’occupazione di una vas­ta area nat­u­rale per costru­ire un anel­lo fer­roviario nel­la zona del Quaglio­dro­mo. A farne richi­es­ta è la Afer­pi dell’algerino Issad Rebrab, attuale pro­pri­etario del­la ex Luc­chi­ni. A ciò si aggiunge che la Regione Toscana ha deciso di non sot­to­porre a Val­u­tazione di Impat­to Ambi­en­tale il Mas­ter­plan pre­sen­ta­to da Afer­pi, sul­la base del quale si stan­no pren­den­do deci­sioni urban­is­tiche impor­tan­ti.
Per questo l’associazione ambi­en­tal­ista ha invi­a­to oggi una let­tera aper­ta ind­i­riz­za­ta al pres­i­dente del­la Regione Toscana Enri­co Rossi, al sin­da­co di Piom­bi­no Mas­si­mo Giu­liano, al Min­istro dell’Ambiente Gian Luca Gal­let­ti, al sot­toseg­re­tario di Sta­to Clau­dio Di Vin­cen­ti, al Vicem­i­nistro del Mise Tere­sa Bel­lano­va e al Sot­toseg­re­tario all’ambiente Sil­via Velo, per chiedere che si valu­ti con la dovu­ta seri­età e nell’interesse gen­erale le richi­este di Afer­pi, con­sapevoli che un prog­et­to indus­tri­ale lungimi­rante rispet­ta ambi­ente e salute.
Nel­la mis­si­va l’associazione ambi­en­tal­ista ricor­da che il trac­cia­to del­la statale 398, una stra­da a traf­fi­co inten­so, non seguirebbe un per­cor­so nell’area indus­tri­ale ma accan­to al cen­tro abi­ta­to del quartiere Cotone-Pogget­to e la zona di via Cav­al­lot­ti, via Pisa, con dan­ni alla salute di chi ci abi­ta, e una vas­ta area nat­u­rale diven­terebbe indus­tri­ale. Una cosa davvero grave. “Sem­bra di tornare all’approccio degli anni Ses­san­ta – scrive Legam­bi­ente — quan­do con trop­pa leg­gerez­za in Italia si sono sac­ri­fi­cati ambi­ente e salute con l’illusione di sal­vare l’industria e l’occupazione. Il prez­zo paga­to è sta­to caro sot­to tut­ti gli aspet­ti, per­ché per­sis­tere nell’errore? Inoltre il piano di un pri­va­to può essere assun­to come piano con “valen­za di inter­esse pub­bli­co” sen­za le dovute ver­i­fiche degli enti pub­bli­ci pre­posti a fare l’interesse gen­erale? Tra l’altro sul­la base di sole promesse, sen­za che ci sia anco­ra un piano indus­tri­ale né garanzie di inves­ti­men­ti”.
Sec­on­do l’associazione ambi­en­tal­ista la vicen­da indus­tri­ale tor­tu­osa e fino­ra inclu­dente di Piom­bi­no è anche frut­to dell’assenza di una polit­i­ca indus­tri­ale siderur­gi­ca, in un paese man­i­fat­turiero come l’Italia con tan­ti e diver­si uti­liz­za­tori di acciaio. “Man­ca una strate­gia nazionale per il futuro dell’acciaio in Italia, capace di ricom­porre e coor­dinare le varie fil­iere, intro­durre inno­vazione e val­ore – con­clude Legam­bi­ente — Si rin­cor­rono così le sin­gole crisi locali, vedi anche la vicen­da Ilva, con la sper­an­za che arrivi “il sal­va­tore del­la patria” da favorire in tut­ti i modi. La polit­i­ca nazionale sull’industria di base del “met­tere le toppe” ha così reso l’interesse pub­bli­co sem­pre più sub­al­ter­no agli inter­es­si e alle con­ve­nien­ze dei pri­vati di turno. Così facen­do non abbi­amo aiu­ta­to né l’innovazione dell’industria, né l’occupazione, né l’ambiente”.

L’ufficio stam­pa di Legam­bi­ente

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